P A S T O R A L E | g i o v a n i l e |
p a s t o r a l e g i o v a n i l e |
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Sr. Erika di Gesù, eam | |
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Chiunque diventerà piccolo come questo bambino,
sarà il più grande nel regno dei cieli. |
Cari amici!
Eccoci qui: la foto ritrae il gruppo dei giovani che hanno partecipato al campo servizio dal 6 al 12 agosto, presso il "Centro Speranza" di Fratta Todina.
Sia come un invito per il prossimo anno!
Al termine della Messa che P. Sante ha celebrato per i ragazzi e per noi, sr. Graziella, a nome di tutti e come segno di gratitudine per il servizio svolto, ci ha regalato una piccola mattonella dipinta: la mia rappresentava un piccolo cuore rosso, diviso a metà, come da un ruscello che lo attraversa.
Al termine del Campo servizio, devo medicare anch’io il mio cuore spezzato.
Avevo poco più di vent’anni quando ho conosciuto e amato questo "servizio"…
Poi il Signore mi ha chiesto altro, mi ha fatto conoscere altri volti da contemplare ed amare.
Ogni volta, però, che varco la soglia di un’aula del Centro, sento una fitta al cuore.
La sofferenza di ogni ragazzo è come una lama a doppio taglio: da una parte fa male, fa piangere; dall’altra è benefica e guarisce.
I ragazzi che hanno partecipato al Campo, hanno certamente vissuto la stessa esperienza.
Per questo, lascio a loro la penna e vi auguro di lasciarvi spezzare il cuore, per essere GRANDI come i PICCOLI che abbiamo incontrato, amato… O meglio, per essere PICCOLI come il GRANDE che ci ama da sempre!
sr. Erika di Gesù
…l’unico signore della vita
Potevamo andare al mare, no????
No!
Forse la tentazione c’è stata, forse all’ultimo momento ci stavamo ripensando perchè l’aria di vacanza era quasi irresistibile… ma per fortuna siamo partiti e oggi con il cuore colmo di gratitudine per l’esperienza vissuta vogliamo raccontarvi ciò che abbiamo visto e udito, ciò che abbiamo vissuto.
A Fratta Todina sorge il Centro Speranza, centro diurno di accoglienza per disabili, gestito dalle Suore Ancelle dell’Amore Misericordioso in collaborazione con Educatori professionali, fisioterapisti, logopedisti, musicoterapisti…
Una casa grandissima, anzi un palazzo veramente molto bello dove i ragazzi sono accolti dalla mattina alle nove sino al pomeriggio alle quattro. Chi frequenta il Centro trova prima di tutto un luogo ospitale, familiare ed eccezionalmente accogliente perché così è stato voluto sin dall’inizio in riferimento alle parole e al volere di Madre Speranza.
Noi siamo arrivati a dare una mano in un periodo, fine estate, in cui inevitabilmente si verifica un calo di personale. Abbiamo così affiancato nelle varie classi gli educatori inserendoci nelle attività di ogni giorno pensate per i ragazzi. Abbiamo sperimentato la dimensione umana di questa professione che tende alla crescita e allo sviluppo della persona nel pieno rispetto delle sue possibilità e capacità.
Molto abbiamo imparato dagli educatori e dalla loro professionalità, ma molto più dai ragazzi e dai bambini protagonisti ogni giorno di piccoli miracoli di crescita, di stupore, di meraviglia.
Al Centro Speranza si cresce assieme, senza calcolare quanto do e quanto ricevo, perché ciò che ottengo di bene per me è in ultima analisi bene anche per l’altro: "Siamo stati creati gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri perché in noi c’è qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro. Questo qualcosa degli altri che c’è in noi è la loro vita, e quel qualcosa di nostro che c’è in loro è la nostra vita" (Madre Speranza).
Qualcuno di noi, in principio, ha fatto fatica ad entrare in comunicazione con i ragazzi perché si tratta spesso di rinunciare a parole e ragionamenti per aprirsi a gesti, sorrisi, carezze che l’altro può comprendere e ricambiare…
Abbiamo dovuto rallentare i nostri ritmi efficienti e produttivi e impiegare ore per dare da mangiare, solo da mangiare ad un bambino. I nostri tempi si sono piegati ad esigenze primarie che ci ricordano la fragilità della vita, ma anche la sua preziosità.
Noi corriamo verso mille impegni, ma la vita ha bisogno spesso di lentezza per ritrovare la sua umanità e dignità.
Noi siamo stati spesso impacciati e titubanti, loro invece sempre accoglienti e straordinariamente capaci di metterci a nostro agio.
Potremmo dire molto altro, ma non si possono spiegare a parole alcune emozioni.
Ciascuno di noi aveva un pezzo di vita da farsi guarire, un po’ di male da lasciarsi alle spalle, ciascuno di noi ora porta nel cuore un sorriso, un volto che è provocazione al cambiamento.
Il cuore della nostra settimana è stata l’Eucaristia celebrata nel cortile del Centro con tutti i ragazzi e gli educatori, una festa di canti e poi, come in ogni Messa, la presenza viva del Signore.
In un passo del vangelo di Matteo (cf. Mt 17,14-20), il Signore risponde ai suoi discepoli che lo interrogano sul perché non siano riusciti loro da soli a guarire un uomo epilettico.
Gesù risponde che è per la loro scarsa fede che non sono riusciti. Ma ecco il Signore Stesso interviene, lo guarisce e lo salva. Dove non arriva la nostra fede, arriva sempre la misericordia di Dio più forte di ogni male, dove non arrivano le nostre forze, le nostre competenze, molto più efficacemente agisce la grazia di Dio.
Ogni servizio resterebbe puro volontarismo umanitario se non ci ricordassimo sempre che chi ci sta davanti è prima di tutto figlio di Dio, da Lui amato infinitamente.
A noi è chiesto di entrare nella vita dell’altro con la certezza, che è anche dolcissima speranza, che possiamo fare molto ma non tutto, perché chi ama davvero e salva è l’unico Signore della Vita.
Claudia
TODO POR AMOR
Fratta Todina, 12 agosto 2007
C’è sempre stato in me uno strano senso di serenità nell’accettare inviti come questo del campo-servizio a Fratta Todina.
L’evento scatenante poteva assumere molte forme: gli amici, un prete, una sfida personale o il semplice tam-tam che i giovani –entusiasti- fanno su riviste e volantini ogni volta che, in occasioni simili, i loro sentimenti vengono scossi dal profondo.
Nel mio caso c’è stata la combinazione di molti fattori: l’INVITO, sì, di un SACERDOTE che, guarda caso, rispondeva a una precisa ricerca PERSONALE.
Ogni persona umana ha una sua dimensione sociale. Alcuni si fermano ad una dimensione che valorizzi, che enfatizzi la loro posizione ed il loro prestigio; una dimensione dove si vuole che i "dott.", gli "ing.", gli "avv." dicano, dichiarino, proclamino chi sei.
Altri si chiudono: vedono solo se stessi. Bastano a se stessi: a loro il mondo non serve!
Poi c’è chi non sceglie né "titoli", né un cieco egoismo, ma una dimensione dove, a dire chi sei, basta il tuo nome. La mia paura di non vedere più, come una volta, questa dimensione, fatta di nomi e di persone reali, mi ha fatto entrare nel mondo di Silvia, di Andrea, di Federico e di Daniele e dei loro angeli custodi.
Al "Centro Speranza" di Fratta Todina, dove ho potuto trascorrere una intensa settimana, ho ritrovato una parte di me che temevo aver dimenticato.
Avevo paura che la quotidianità, le preoccupazioni, il lavoro mi limitassero in un gioco perverso dove, nel tentativo di non affondare, chiudevo il cuore, e tiravo innanzi senza amore.
Son voluto ripartire da persone reali per cui l’essere "ingegnere" non ha importanza e per cui il mondo esterno è tutto quello che hanno e non potrebbero farne a meno.
Ho vissuto con chi ogni giorno li ama come padri e madri, gioca con loro come fratelli e sorelle, soffre e con loro gioisce.
Ho visto amore incondizionato.
Ho visto occhi parlare ad altri occhi, ho visto mani ascoltare emozioni di altre mani.
Ho visto sparire disabilità, ho visto apparire nuovi sentieri del cuore.
E grazie ad un DON stonato alla chitarra ho capito che dove c’è amore e comprensione ed accettazione e che la gioia può nascere anche dall’errore fatto in un gesto d’amore.
Non è, quindi, questione di quanto perfetto dobbiamo essere l’uno per l’altro, ma di quanto Amore c’è nelle cose che facciamo… o meglio tutte le scelte che facciamo siano sempre più compiute per Amore: TODO POR AMOR!
Grazie!
Giuseppe
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ultimo aggiornamento
04 settembre, 2007