FESTA DEL SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO
 

Festa del Santuario Amore Misericordioso 2007

Omelia di Sua Ecc.za Mons. Armando Martín fam,
vescovo di Bacabal (Brasile)

domenica 30 settembre - ore 18.00

“... per questo sono nato, per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità ...”

Stiamo celebrando la festa dell’Amore Misericordioso che Madre Speranza, per ispirazione del Signore ha voluto che fosse celebrata come la festa di Cristo Re Amore Misericordioso. Perché quest’unione tra il titolo di Cristo re e l’Amore Misericordioso?

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci aiuta a capire....

È molto significativa la scena che ci rappresenta il Vangelo: due uomini l’uno di fronte all’altro, Pilato e Gesú; il rappresentante del maggiore impero del mondo e l’umile falegname. Il primo é un governatore romano, che ha tutti i poteri e può giudicare, condannare o mettere in libertà l´altro. L’altro, Gesù, é stato consegnato dai suoi, maltrattato, umiliato, messo in una situazione de inferiorità.

É sorprendente il dialogo tra di loro in questa situazione. Il più sconcertato é proprio quello che dovrebbe essere il dominatore davanti a un reo che é Re, il quale domina la situazione senza usare la forza bruta. Gesú confessa che é re, ma non é Lui che pronuncia questa parola, se non il suo accusatore. "Dunque tu sei re?" insiste Pilato. "Tu lo dici; io sono re". Gesú afferma che é re ma non rivela in quel momento né la sua identità né la natura del suo regno. Dice semplicemente che il suo regno non é di questo mondo; ma non dimostra niente del suo potere, al contrario si mostra senza potere: nessuno ha lottato per lui, non ha un esercito che lo difenda, si trova da solo; da solo, ma non vinto! Di fatto si trovano di fronte le due forme di intendere il dominio, la forza che deve reggere il nostro mondo: l’impero della forza, della violenza e dell’oppressione e il Regno dell’amore, dell’umiltà e del servizio. (In questi giorni abbiamo visto una scena simile nello scontro tra il potere violento dei militari in Birmania e la forza silenziosa e pacifica dei monaci buddisti).

Il dialogo é sorprendente perché chi lo dirige non é l’accusatore ma l’accusato. È l’accusato che, a partire di un processo semplice e banale, porta l’accusatore alla domanda più importante, all’unica domanda che conta veramente: "Che é la verità?". Gesú obbliga Pilato a porsi questa domanda vitale, che sostiene la vita di ogni uomo: Che cosa é la verità della mia vita, della storia umana, della mia storia personale. Qual’é la referenza del mio camminare in questa vita, da dove vengo e dove vado? Quale il senso di ciò che io sono e ho?

In questo faccia a faccia di Gesú con Pilato c’é l’uomo di ogni tempo, ci siamo anche noi! Noi, immersi nel mondo del relativismo (= dittatura del relativismo) dove ognuno ha la sua verità; nel mondo dell’immagine, dove l’apparire é più importante che l’essere; nel mondo delle false promesse di felicita, bugie che evidenziano il lucro di alcuni... Noi con i nostri dubbi, frutto di una cultura frammentaria, dal pensiero debole, davanti all’uomo che si proclama il "testimone della verità" ("per questo sono nato, per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità"), anzi davanti a Colui che un giorno ha detto "Io sono la Verità, la Via, la Vita"; Io sono la Verità che Conduce alla Vita... E perciò "chiunque é dalla Verità ascolta la mia voce".

Pilato non ha voluto ascoltare la voce di Gesú, non era della Verità e non ha voluto conoscere la Verità. Como ogni uomo era inquieto, insoddisfatto, si poneva la domanda e la fa alla persona certa: "che cos’é la verità?" Ma non volle ascoltare risposte: "detto questo uscì di nuovo". Non volle sconvolgere le sue piccole certezze umane, la sua situazione di prestigio e di potere... E alla fine anche lui collabora perché la Verità sia taciuta.

Quella domanda rimane sempre attuale: Quale, Chi, Come é questa Verità così insopportabile al potere di questo mondo, sia al potere religioso (i sommi sacerdoti che hanno consegnato Gesù), sia al potere politico (lo stesso Pilato)? Perché i poteri di questo mondo si sentono così minacciati dalla forza di questa verità che vogliono farla azzittire, soffocare, sopprimere a tutti i costi?

In quel momento Gesú non ha risposto; forse perché ha capito che Pilato non voleva ascoltare; forse perché voleva dimostrarlo con i fatti, più che con i ragionamenti per farcela capire meglio... Noi conosciamo questa Verità; perché Gesú é nato ed é venuto al mondo... Lui stesso lo ha detto e dimostrato altre volte e lo fará subito dopo nell’offerta di se in croce...

Questa Verità profonda che sostiene tutte le altre, che sostiene la storia e la vita degli uomini é lo stesso essere di Dio e il modo come Egli si relaziona con gli uomini: "Dio é amore!" "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui abbia la Vita eterna!"

Madre Speranza ci ha trasmesso così questa verità: Dio é un padre pieno di bontà, una tenera mamma che insegue i suoi figli senza distinzioni, che cerca in ogni modo la felicità dei suoi figli, come se Lui stesso non potesse essere tranquillo finché non ci vede a noi realmente felici.

Nella seconda lettura abbiamo ascoltato una manifestazione di questa verità: Dio, ricco di Misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo: per grazia infatti siamo stati salvati... per mostrare la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesú... (Ef 2, 1-10).

Come dovremmo rivedere tante immagini di Dio che noi ci facciamo e che non concordano con questa Verità! Perché Lui non é una idea o un concetto; non é un giudice, non condanna con severità... É un Dio dal volto umano: un padre pieno di bontà, una tenera madre, uno sposo amoroso, un amico fedele... É il Dio che accoglie l’uomo come é, povero, limitato, peccatore e lo trasforma in figlio di Dio, gli comunica la vita piena, la gioia senza fine. Non é il Dio lontano ma il Dio-con-noi. É il Dio Ricco in misericordia, che vuole che lo riconosciamo nei piccoli e bisognosi e usiamo misericordia come Lui: nell’anziano lasciato da solo, nel malato che cerca consolazione, nell’ immigrante diverso da noi, nel giovane che ha perso la sua strada nella droga, nel nemico che ci offende... Lui ci ha insegnato che se non lo vediamo nei bisognosi, se non amiamo il fratello che vediamo prossimo a noi, non amiamo Lui e non siamo nella verità né formiamo parte del suo Regno

In questa verità capiamo come Gesú é Re e quale la natura di questo Regno così personale che non si distingue dalla persona che lo rappresenta. Perché il suo Regno non é di questo mondo: né per la sua origine, né per la sua costituzione... Perché il suo Regno non é una ostentazione di potere di un Dio onnipotente, ma la manifestazione dell’amore e della solidarietà di Dio in favore degli uomini. Nel suo Regno il primo é davvero l’ultimo, cioè quello che deve servire e non dominare. Un servizio come Lui ci ha insegnato che arriva alla donazione totale di sé in favore degli altri, ad essere disprezzato e reietto dagli uomini, che ben conosce il patire, a caricarsi le sofferenze, a addossarsi i dolori degli altri... (Is 52, 13-15; 53, 1-7. 10) ... La verità di questo Regno non ha bisogno di soldati, non si impianta con la violenza delle armi, ma con la forza dell’amore che vivifica.

I vescovi di America Latina nella recente Conferenza di Aparecida hanno voluto identificare il cristiano di oggi come un "discepolo-missionario". Il Santo Padre nel discorso di inaugurazione della Conferenza ha affermato che essere discepoli e missionari sono come le due facce di una moneta. Sono cioè le due dimensioni fondamentali che danno valore al nostro battessimo. Come discepoli seguiamo il nostro Maestro, lo ascoltiamo, lo imitiamo, lo celebriamo, viviamo in intimità con Lui. Come missionari ci sentiamo responsabili della buona novella del Regno, lo annunciamo, lo testimoniamo... Siamo discepoli perché incontriamo in lui la Verità e la Vita, la vita degna di questo nome; e per questo vogliamo darlo a conoscere agli altri, comunicar loro il dono che troviamo in Lui. Il discepolo-missionario sa che senza Cristo non c’è luce, non c’è speranza, non c’è amore, non c’è futuro... Noi qui riuniti, stiamo adesso come discepoli ascoltando e celebrando l’Amore Misericordioso del nostro Re e Signore e ciò significa che, ritornando alla nostra vita di ogni giorno, dobbiamo assumere l’impegno di annunciarlo come veri missionari in tutti i modi possibili; altrimenti saremmo dei "falsi" cristiani.

Sant’Agostino ci ricorda che Gesú "non dice che il suo Regno non sta in questo mondo; ma che non è di questo mondo. Non dice che il suo Regno non sta qui, ma che non è di qui". Il Regno è per questo mondo. Conseguenza: è compito nostro lavorare per costruire il Regno già in questo mondo e questo significa stabilire condizioni di vita nelle quali regni la giustizia, la pace e la fraternità... Mentre ciò non si realizzi non possiamo essere contenti. Non possiamo fuggire da questo mondo, siamo responsabili della sua trasformazione qui e adesso, mentre preghiamo come figli: venga il tuo Regno!

Chiudo con una citazione dell’ultimo libro del Santo Padre che illustra questa nostra identità di discepoli-missionari dell’Amore Misericordioso. Il cristiano, come il pubblicano del vangelo "si vede a partire di Dio. Ha rivolto lo sguardo a Dio e in questo gli si è aperto lo sguardo su se stesso. Sa così di aver bisogno di Dio e di vivere della sua bontà che non può ottenere per forza, che non può procurare da solo. Sa di aver bisogno di misericordia e così si metterà alla scuola della misericordia di Dio per diventare lui stesso misericordioso e in ciò simile a Dio. Egli vive grazie alla relazione, all’essere gratificato di un dono; avrà sempre bisogno del dono della bontà, del perdono, ma da ciò imparerà sempre a trasmetterlo... Ha bisogno di Dio, e poiché lo riconosce, a partire della bontà divina comincia a diventare lui stesso buono." (Benedetto XVI – Gesú di Nazareth)

Che Maria Mediatrice, discepola, messaggera e cantore delle Misericordie del Signore ci aiuti ad annunciare l’Amore Misericordioso di Dio come diceva Madre Speranza "più che con parole, con la nostra vita di sacrificio, di donazione e di carità verso tutti, specialmente verso i più peccatori e abbandonati".

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ultimo aggiornamento 02 novembre, 2007