STUDI
P. Sante Pessot, fam
Madre Speranza un nome profetico e un’esperienza di vita
(seguito)
2.1. L’Amore Misericordioso fondamento della speranza
2.1.1. Dio ti cerca e ti ama così come sei, Dio si china su di te, Dio ti perdona
Il Dio che ha conosciuto e ci presenta Madre Speranza è un Padre che va alla ricerca degli uomini come "El más bueno de los padres," e chiede"que le llamemos Padre" perché vuole farci partecipi della sua divina bontà. "È un padre buono che ci ama con un amore infinito, che non fa distinzioni" e la "nuestra felicidad no se encuentra sino en El". E di fronte all’indifferenza, alla superbia e alle offese degli uomini Dio si manifesta non come un giudice severo ma come un padre capace di dimenticare e di perdonare e Madre Speranza, appunto, ci ricorderà che Dio è "un Padre pieno di amore e di misericordia che non è un contabile, ma perdona e dimentica le offese e le miserie dei suoi figli". Partendo da questo presupposto si può ben vedere come non ci sia nessuna situazione umana, per quando disperata e irrecuperabile, che non possa essere oggetto della misericordia di Dio. Anzi, più la situazione è umanamente disperata più Dio si prodiga con il suo amore e la sua misericordia.
"Quanto più una persona è debole povera e miserabile, tanto più Gesù prova tenerezza per Lei; la sua misericordia cioè è più grande, la sua bontà è straordinaria; lo vedo attendere o chiamare alla porta di un’anima colpevole e tiepida"13.
Madre Speranza è testimone che nel cuore di Dio si produce un movimento opposto a quello che avviene spesso in noi, quando, con una sensibilità ben diversa da quella del Padre, veniamo bloccati, nella capacità di amare, dalla povertà e dalla miseria degli altri. Per questo siamo portati con estrema facilità a fare differenze tra le persone. Invece
"il Signore ama tutti con la stessa intensità; se fa qualche differenza è solo quella di amare di più quelli che, pur pieni di difetti, si sforzano e lottano per essere come lui desidera"14.
Padre Valentino Macca, uomo versato nella teologia spirituale e grande ammiratore della Venerabile, immediatamente dopo la morte di lei, scrisse delle parole meravigliose sulla virtù e la teologia della speranza in questa donna profetica. Se ne trascrive uno stralcio:
«L’ho conosciuta così: donna di speranza. Incarnava meravigliosamente il nome "profetico" che le era stato dato nella sua giovinezza religiosa. [...] La "teologia" della Madre è la teologia della speranza che sboccia in fiducia piena nell’Amore che vuole salvare tutti, anche i peccatori più induriti. L’Amore Misericordioso è il fondamento della speranza nell’Amore "Regale", crocifisso e risorto, per la salvezza di tutti gli uomini»15.
Come può la Venerabile arrivare a dire espressioni di certezza nella infinita misericordia di Dio? Madre Speranza è testimone di questo amore di Padre perché ha contemplato da vicino, da vera innamorata, Gesù e in particolare Gesù crocifisso. È proprio in questa linea, che definiamo mistica, cioè di unione intima con il buon Gesù, che la Venerabile ripone una speranza certa nel Signore.
Questo rapporto con il buon Gesù è contrassegnato dalla convinzione sempre più forte che lui è una Padre misericordioso e fedele.
"Figlie mie credo che per elevare il nostro cuore a Dio non siano necessari tanti argomenti..., ci può bastare la convinzione che Dio è nostro Padre; questa considerazione muove fortemente il cuore a un amore intenso, capace di invadere l’anima intera, per molto tempo, disponendola a cose grandi, tra tutti gli affetti quello che più ci può restare fisso nel cuore e nella mente, al punto di diventare una specie di idea fissa, è quella di poter chiamare Padre tutto un Dio e la passione del buon Gesù con tutti gli affetti di amore e di sacrificio che ci salvarono"16.
Possiamo quindi concludere che al di là delle esperienze straordinarie, delle grazie mistiche, c’è una dimensione costante e profonda che percorre tutta la vita di Madre Speranza, come un tessuto connettivo che da senso, lega insieme e aiuta a capire le esperienze molteplici della sua vita: l’unione con il buon Gesù.
"Mi dici, Gesù mio, che devo tenere ben presente che la tua presenza è la base della santità, il fondamento della perfezione e la radice di tutte le virtù… e io ti dico, Gesù mio, che non voglio vivere che per te e che, da quando hai scelto il mio cuore come tua dimora, io ho desiderato soltanto di pensare a Te, di tenere la mente e il cuore fissi in Te. E oggi posso dirti di sentirmi felice, molto felice, perché ti ho sentito dirmi che finalmente ho acquisito (o meglio tu hai infuso in me) quell’abitudine che tu tanto desideravi in me, e cioè: che io pensi sempre a Te e che nessuna cosa e nessuno possano distrarmi da Te" 17.
Questa unione con il Buon Gesù sarà sempre la base della virtù della speranza.
2.1.2. Dio ci educa con amore di padre
La speranza della Venerabile è fondata sulla percezione che il buon Gesù è un Padre che ci conduce per mano, che ci insegna la strada, che indica il cammino per imparare ed amare sul suo esempio. La Sacra Scrittura è piena di questi aspetti educativi della misericordia di Dio18. "Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare". (Os 11, 3-4)
Così il buon Gesù fu sempre un padre di infinita pazienza che la va educando per servirsi di lei :
"il buon Gesù, come sempre buon Padre, con una pazienza infinita, mi ha detto: che devo smetterla di soffrire, che non devo fare altro che scrivere ciò che lui mi detterà"19.
Ma il Signore, che "corregge chi ama come il padre il figlio prediletto" (Pr 3,12), non risparmiò a Madre Speranza i suoi paterni ammonimenti:
"il buon Gesù mi dice che desidera stia molto attenta riguardo a quelli che mi circondano e di sforzarmi di coniugare insieme la fortezza con la dolcezza, la soavità con la fermezza. Quanto deve faticare il buon Gesù per farmi rigar diritta! Quanto poco ho copiato da Lui, padre mio!"20
La Venerabile, come il popolo di Israele, è consapevole che la parola, anche dura, di Dio è cibo per i suoi figli. Per essi Egli è un vero pedagogo: "Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore e non sottrarti quando sei punito, perché il Signore castiga quelli che ama e usa la frusta con ogni figlio che gli è caro" (Prv 3,11-12).
La paideia è il metodo che Dio usa nella formazione dell’uomo: lo ammonisce quando questo sta deviando, lo punisce quando ha mancato, lo avvia verso la saggezza quando osserva la legge. Se l’uomo si lascerà plasmare dalle parole del maestro, riceverà il premio prezioso della giustizia e della pace21.
Un esempio per tutti. Allorquando la madre sa che il Signore vuole che sia il giovane Alfredo Di Penta il primo figlio dell’Amore Misericordioso si ribella alla volontà di Dio e scrive:
"Io Signore non sono disposta a servire da strumento per farti soffrire collaborando al tuo fallimento; cercati una creatura più adatta per questa impresa, cercati Signore un vescovo, un monsignore o un sacerdote esperto e virtuoso, chiunque tu voglia ma non io, Signore, e per giunta aiutata da un secolare che non ha la più pallida idea di che cosa sia la vita religiosa. Il buon Gesù mi ascoltava sereno e tranquillo, tollerando nella sua infinta umiltà, la mia sconsiderata superbia, finché trafitta nell’anima dal suo sguardo amoroso, ho detto a Dio "perdonami ancora una volta e puniscimi con ogni sorta di sofferenze, però fa che non pensi più a me stessa, ma solo a darti gloria". Egli mi ha perdonato e con sguardo amoroso e voce paterna, mi ha detto: "Figlia mia io non tengo in conto, dimentico, perdono e ti amo tanto, tanto …"22
Questo rapporto educativo tra il buon Gesù e la Venerabile si nutrì e crebbe nella preghiera. Anche quando il Signore, all’inizio della vita religiosa, fece passare la Madre per una esperienza di buio, di aridità, di dubbio, insomma di deserto, Lei mantenne salda la fede e seppe rimanere in attesa ed in ascolto, fiduciosa che Gesù, come buon maestro, sarebbe tornato a parlare al suo cuore.
"Ti prego Signore abbi pietà di me e non lasciarmi sola in questi momenti di aridità e oscurità. Ti cerco Gesù mio ma non ti trovo; ti chiamo ma non ti sento; sono finite per me le dolcezze del mio Dio […] Se è così una e mille volte ti ripeto, Dio mio, che metto nelle tue mani la mia fiducia e il mio abbandono. Molte volte ti ripeterò: Gesù mio ho riposto in te ogni mia speranza, mi salvi, Dio mio, la tua giustizia"23.
2.1.3. Dio è fedele alle promesse
Se c’è una cosa evidente nella Bibbia è questa: Dio è un Dio di promessa. Promette e realizza. La speranza di Israele non si basa su una scommessa, su un vago desiderio, su dei miti o su delle fiabe. È fondata su avvenimenti storici: un tempo Dio ha realizzato ciò che aveva promesso. I figli di Israele considerano il loro Dio come un Dio che promette e mantiene le promesse, un Dio della speranza; loro stessi si considerano un popolo che marcia verso un mondo migliore24. Al vertice di queste promesse, brilla la figura di Abramo. Dio entra nella storia ed assicura ad Abramo un paese come anche "una discendenza più numerosa dei granelli di sabbia sulla riva del mare e delle stelle del cielo" (Gn 22,17).
Anche la Venerabile fonda la sua speranza su questa certezza. Dio mantiene le promesse che le fa. Lei stessa si trova ad essere strumento per realizzare queste promesse e per sollecitare il Signore a compiere ciò che ha chiesto: se il Signore ha chiesto una cosa il Signore la compirà. Tu Signore hai chiesto e tu provvederai a compiere l’opera. Questa fiducia nel fatto che il Signore mantiene le promesse brilla in modo particolare nella Costruzione del Santuario dell’Amore Misericordioso. Quando incontra difficoltà nel pagare i debiti, quando incontra ostacoli nelle varie costruzioni, quando arrivano i pellegrini e non ha di che dare da mangiare, la Madre, nelle sue estasi, spesso intesse dialoghi con il Buon Gesù perché sia Lui a provvedere nella sua infinita misericordia.
Padre Enzo Ignazi testimonia che la Serva di Dio era talmente convinta che il Signore l’avrebbe aiutata nelle opere che le chiedeva, tanto da annunziarle molto tempo prima di iniziarne la realizzazione:
«La speranza in Dio era certezza
per lei, non dubitava che prima o poi il Signore l’avesse esaudita e che
avesse tenuto fede alle sue promesse e adempiuto i suoi impegni nella
realizzazione delle opere. [...]
La Serva di Dio era talmente sicura della realizzazione delle sue opere
che pubblicamente le preannunciava come già realizzate, molti anni prima
che avessero inizio. Molti dei nostri padri ricordano la minuta
descrizione che la Madre faceva delle future opere di Collevalenza,
quando abitava ancora dentro il paese e su questo terreno non c’era
altro che un campo di pomodori o un terreno seminativo»25.
2.2. Il desiderio di compiere la divina volontà fondamento della speranza
Vediamo ora il secondo fondamento della speranza nella Venerabile. Fondamento che è una risposta alla forte esperienza della misericordia. A Dio che ama con un amore di misericordia la Venerabile risponde con una scelta chiara, talvolta faticosa: compiere la divina volontà. È il Signore stesso che glielo chiede fin dai primi anni della sua esperienza mistica :
"il Padre mi ha chiesto che debbo occuparmi soltanto di fare la volontà del Buon Gesù e che questa si compia in me anche se mi costasse molto e se non la dovessi capire"26.
La Madre usa parole come "cumplir, someterme, dar gusto, aceptar, hacer" riguardo alla decisione di compiere sempre, in "todo momento" la divina volontà. Chiede al Signore stesso, nella preghiera, la costanza, la forza perché si compia la divina volontà. Di più, anche quando la Venerabile non sente più la presenza del Signore, la dolcezza del suo amore, chiede che si faccia in lei e anche nelle sue figlie e nei suoi figli 27, la divina volontà "anche se mi fa soffrire, anche se non la capisco e non la vedo"28.
Non c’è pagina del Diario nel quale la Venerabile non parli di questo. Proprio anche a livello quantitativo si può dire che la certezza nella paternità di Dio e nella sua misericordia e il desiderio di compiere la divina volontà sono le frasi e i concetti più ricorrenti negli scritti delle Madre.
In effetti anche facendo una superficiale analisi semantica della parola speranza si potrebbe dire che la speranza costituisce un’attesa e una tensione verso un "non ancora". Non a caso il verbo ebraico che equivale a "sperare", come i suoi correlativi semitici, potrebbe richiamare la parola corda e per questa via, di nuovo, l’immagine della tensione, dell’attesa29. Tuttavia non si può dire che sperare si risolva nell’attendere: l’attesa può essere solamente passiva e può darsi senza speranza. La speranza sembra invece sempre esigere una scelta, una volontà di tensione. Anche il tendere non basta per se a dire della speranza, se ad un tempo non lo si connette con la capacità di desiderare. Ma neppure il desiderio basta a dire della speranza, sebbene ne costituisca l’anima. Per sperare occorre desiderare nella fede e nella certezza del compimento delle promesse divine.
Nella Venerabile questa volontà, questo desiderio di compiere quello che il Signore le chiede: è il motivo che traspare come un’ossessione durante tutta la sua vita, un motivo che aumenta con il passare degli anni:
"Debbo aspirare ad una maggiore perfezione, così che egli mi chieda quello che vuole; debbo impiegare ogni mezzo; il primo è animarmi a fare per Lui grandi cose, costi quello che costi30.
La Venerabile ha questo desiderio, ma al tempo stesso, ha uno spiccato realismo, che tiene conto dei limiti, delle fragilità e quindi della necessità dell’ascesi a cominciare dalle piccole cose:
"Desiderare con vero entusiasmo la perfezione significa tendere ad essa e questo è l’inizio della realizzazione… Non dimentichiamo che desiderare la perfezione e lasciare per un altro giorno l’attuazione di questo desiderio, volersi santificare nelle occasioni più importanti senza curarsi di quelle che sembrano poco o di nessun valore, queste sono due illusioni disastrose. Siamo sempre fedeli alle piccole cose, persuasi che la fedeltà nel poco è garanzia della fedeltà nel molto. Aspirare ad un alto grado di santità e non procurare di porre i mezzi che ad essa ci conducono, è un grave errore" 31.
E ancora:
"chiedete al Signore che non si stanchi di far uscire da questa povera vecchia (quello che lui vuole) e che si serva di lei per fare il lavoro che lui vuole svolgere; che io sia sempre disposta a ciò e che non le dica mai di no. Adesso costa alle mie gambe muoversi, costa anche alla mia testa… cammino come un ubriaco. Avete mai visto un ubriaco che va di qua e di là? Così cammino io. Ma presa per mano dal Signore e aiutata dai miei figli e dalle mie figlie, che io possa dare al Signore tutto ciò che mi chiede per la sua gloria" 32.
(segue)
13 El pan 2,80.
14 El pan, 18, 19; cfr. El pan 18, 1192
15 MACCA v., Una vita a servizio della divina volontà, Ed. L’Amore Misericordioso, p. 18.
16 El pan 13, 106-107
17 El pan 18, 1269 – 1270.
18 A questo proposito si rimanda a VIRGILI R., La misericordia di Dio nel Primo Testamento in AA.VV., Misericordia. Volto di Dio e dell’umanità nuova, Milano, Paoline, 1999, pp. 9-35.
19 El pan 18, 34.
20 El pan 18, 1388
21 VIRGILI R., Op.cit., p.27.
22 El pan 18, 1045-1047.
23 El pan 18, 660-661.
24 GODFRIED D., Sperare. La società depressa, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2006, p.36.
25 Summ., teste 15, p. 226, 82-85.
26 El pan 18, 6
27 El pan 18, 689-690.
28 El pan 18, 592
29 Cfr.: MELCHIORRE V., Sulla speranza, Brescia, Morcelliana, 2000, p. 34.
30 Hist Maggio 1929
31 Bal 203-207
32 Exh. 18.12.66
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
18 gennaio, 2008