La lettera

 

La lettera di un laico

Carissimo,

    sono padre di famiglia, di quattro figli, ma trovo tanta gioia quando ricevo qualche lettera con la scritta "Reverendo...", come se fossi un sacerdote. Ci sono anche della care Suore che mi chiamano "don".

    No, non sono un sacerdote, però raccolgo la provocazione. Una verità che sfida me, laico, che sfida tutti noi ad "essere" sacerdoti. Convocati, concelebranti, corresponsabili, tutti, del Regno, di una missione, di una esperienza di carità.

    Chiamati a fare della Chiesa una tenda di contemplazione, di adorazione, di intimità profonda con Dio.

    Stupore religioso, silenzio adorante, ascolto contemplativo, ringraziamento a questo Dio buttato nel solco dell’uomo, che ama l’uomo, che si lascia sprecare dall’uomo, che non ha paura di sporcarsi le mani per l’uomo, che, ogni giorno, ripara le nostre ali ferite, che ci restituisce allo Spirito.

    Insieme, chiamati a fare della Chiesa un sacramento di comunione, di crocevia, di ricerca dei lontani, di quelli che non ci sono. Perché ognuno capisca che, quando l’uomo entra in Chiesa, entra nella propria casa. Per la Chiesa nessuno e estraneo, nessuno e escluso, nessuno e lontano.

    Ancora, chiamati a fare vertenza degli ultimi, scelta di campo, denunzia, sfida, recapito delle cause, indignazione critica contro tutte le strutture ingiuste, voce delle nuove povertà, immigrati, anziani, ex carcerati, ragazze madri, tossicodipendenti.

    Ed, infine, chiamati a fare della Chiesa profezia di speranza. Ci ritroviamo stretti sotto il morso biblico di tutte le paure, di tutte le violenze, di tutte le stragi, di tutte le pesti. Abbiamo bisogno di volere, di immaginare, di lottare per un giorno nuovo.

    Con Maria, madre della Chiesa, beata che ha creduto, siamo in attesa di questo giorno, di un domani che ci interpella, come Chiesa.

    Per tutto questo, l’unica, grande, competenza che si chiede è la competenza delI’uomo, la competenza dell’amore.

    Responsabilità e vocazione di tutti noi, chiamati ad esserci. Come sacerdoti, certamente.

Nino Barraco

 

 
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ultimo aggiornamento 18 gennaio, 2008