25° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MADRE SPERANZA

P. Aurelio Pérez  fam

Omelia di
P. Aurelio Pérez fam,
Superiore generale
8 febbraio 2008

 

"Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi"

 

 

 

Carissimi fratelli e sorelle, oggi nel xxv anniversario della partenza per il cielo di M. Speranza, siamo convocati in questa celebrazione eucaristica, per lodare e benedire il Signore di averci dato questa Madre e la preziosa eredità che ci ha trasmesso. Nel suo testamento, che abbiamo riletto nella veglia di preghiera di ieri sera intorno alla sua tomba, lei dice tra l’altro: "Desidero che i miei figli e le mie figlie siano poveri di beni materiali, ma molto ricchi di virtù". Sappiamo che tra le virtù, la più grande è la carità, e che questa è inseparabile dalla fede e dalla speranza. Della carità, che costituisce il cuore della vita di Dio e il cuore della nostra vita, Gesù ci ha parlato proprio ora attraverso la sua parola.

 

Prima professione di d. Ruggero Ramella e d. Luigi Marini

Don Luigi Marini, sdfam e Don Ruggero Ramella, sdfamOggi abbiamo la gioia di partecipare in questa celebrazione alla prima professione di D. Ruggero, sacerdote della Diocesi di Roma, e D. Luigi, sacerdote della diocesi di Fermo, che emetteranno la loro professione come Figli dell’Amore Misericordioso nel ramo dei sacerdoti diocesani. Anche questo è un dono sgorgato dalla carità di Cristo. I nostri due confratelli hanno desiderato che la loro prima professione avvenisse proprio in questa data, nel ricordo pieno di gratitudine al Signore verso la nostra Madre Speranza.

Lasciamoci illuminare dalla Parola di vita ascoltata per capire meglio sia il dono di M. Speranza, sia il dono della professione come FAM di D. Ruggero e D. Luigi.

La chiamata di Eliseo

La chiamata di Eliseo da parte del profeta Elia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ha luogo dopo che Elia ha fatto l’esperienza profonda di Dio, nella brezza dello Spirito, al monte Oreb. Elia fa un gesto simbolico: getta addosso ad Eliseo il suo mantello, quel mantello che lo stesso Eliseo raccoglierà quando Elia verrà rapito verso il cielo in un turbine di fuoco. Il mantello è simbolo di un’identità che viene trasmessa. Lo spirito di Elia viene trasmesso ad Eliseo. In questo anniversario della partenza per il cielo di M. Speranza vogliamo chiedere di nuovo, come lo chiedemmo 25 anni fa, che il Signore ci doni lo spirito di profezia della nostra Madre, che è lo spirito dell’Amore Misericordioso di Gesù, uno spirito non di timidezza, ma di forza e mitezza al tempo stesso, di speranza e di gioia, di audacia e abbandono nelle mani di Dio, di pazienza e perseveranza nella prova, e soprattutto di amore e di misericordia. Donaci questo Spirito, Signore, per intercessione di M. Speranza. Donalo soprattutto a D. Ruggero e D. Luigi in questo giorno.

 

Dio è amore e chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui

Ciò che in fondo chiediamo è lo Spirito Santo, e questo ci porta a soffermarci sulla seconda lettura e sul brano evangelico, entrambi dell’apostolo Giovanni, che ci pongono davanti alla contemplazione dell’Amore di Dio. "Dio è amore" è l’affermazione più alta sull’identità di Dio contenuta nella rivelazione. M. Speranza questo l’aveva intuito bene, ispirata dal Signore. Se ci chiedessimo che cosa, nella sua esistenza terrena, l’ha segnata più profondamente, penso che dobbiamo dire che è stata l’impressione profonda causata in lei dalla rivelazione di Dio come Padre buono, come amore infinito e instancabile, che segue e cerca i suoi figli come se non potesse essere felice senza di loro (Cf Diario 5 novembre 2007). Dio ha rivelato anche a lei il mistero più profondo della sua natura e le ha chiesto di diventare testimone di questa rivelazione con tutta la sua vita, perché anche l’uomo più perverso, più miserabile è amato da Dio con una tenerezza immensa, Dio è per lui un padre e una tenera madre. E il Signore le ha chiesto di fare di tutta la sua vita una testimonianza di questo, fondando due Congregazioni per questo annuncio, affrontando tantissime difficoltà e contraddizioni, attraversando l’incomprensione e persino la calunnia, diventando simile al suo Sposo Crocifisso, aprendo case per i poveri e i più abbandonati, e poi per i sacerdoti. I suoi due amori sono stati appunto i poveri e i sacerdoti. Tutto ciò con un’attività instancabile, fondando questo Santuario per cantare e proclamare a tutti la misericordia del Signore.

Il segreto di tutto? l’unione con il buon Gesù, come lei lo chiama, il cuore e la mente fissi in Lui, il riporre in Lui la sua speranza, anche nei momenti più bui.

Anche lei ha potuto dire, come S. Paolo: "Chi ci separerà dall’amore di Cristo?... Forse l’angoscia, la persecuzione, i pericoli… niente mi può separare dall’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù".

La qualità altissima di questo amore è quella che Gesù ha espresso con le parole: "Come il Padre ha amato me così anch’io ho amato voi". La nostra esperienza ci dice quanta fatica facciamo noi ad amare veramente. Come è povero il nostro amore, così spesso condizionato dalle nostre limitate percezioni, dai semplici moti naturali, o peggio ancora dagli inganni più o meno avvertiti del nostro egoismo e delle nostre passioni. La qualità dell’amore che Gesù ci dona è la più alta che possiamo immaginare: Gesù ci ama come il Padre ha amato Lui.

E poi aggiunge: "Rimate nel mio amore!" E ci dona il comandamento nuovo, quello di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato. C’è in questo comandamento tutto il Vangelo. M. Speranza scriveva: "Che precetto sublime quello della carità, figli miei!" Chiedendo oggi lo spirito di M. Speranza, vogliamo chiedere questa capacità di amare. Sapendo che amare significa, in fondo, dare la vita. "Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".

"Vi ho chiamato amici" dice Gesù ai suoi, e ripete oggi a noi. Desidero, oggi, leggere questa parola di Gesù con un’accentuazione particolare: D. Ruggero e D. Luigi faranno tra breve la loro prima professione come sacerdoti diocesani FAM. "Vi ho chiamato amici" ripete anche ad essi Gesù. La missione principale che il Signore ha chiesto a M. Speranza per la nostra Congregazione dei FAM è stata quella di unirci al clero diocesano, come amici e fratelli veri:

"Il fine principale di questa Congregazione è l’unione del Clero diocesano con i religiosi, i quali devono porre tutto l’impegno e la cura nell’unirsi ai sacerdoti, essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto, più con i fatti che con le parole"1.

In questa unità che Gesù ha chiesto al Padre per i suoi (Cf Gv 17), è promossa la pienezza della santità sacerdotale, che ci rende capaci di annunciare e di comunicare a tutti la sollecitudine misericordiosa del Buon Pastore per il suo gregge. (Costituzioni FAM, art. 18)

"Vi ho chiamato amici", ripete Gesù ai suoi sacerdoti oggi. A noi chiede di essere amici e fratelli dei sacerdoti. Sappiamo quanto oggi la missione di pastori della Chiesa sia insidiata da molteplici difficoltà, e quanto stia cuore al Signore e alla sua Chiesa la santità di vita dei suoi ministri. "Per loro io consacro me stesso perché siano anch’essi consacrati nella verità" (Gv 17) ha pregato Gesù per i suoi amici, prima della passione. Per questi amici di Gesù, M. Speranza si è offerta vittima, ha pregato e sofferto, per loro principalmente ha fondato la nostra Congregazione. Per loro oggi la Chiesa chiede a tutti particolari preghiere.

M. Speranza ha chiesto a noi suoi figli di essere soprattutto vicini ai sacerdoti giovani che escono dal seminario e si debbono difendere da molti pericoli: "... Trattino questi giovani con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare loro stupore, fastidio o un timore esagerato qualora si vedano tormentati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti, nella loro debolezza, si comportino come Padri affettuosi, senza scoraggiarli; cerchino, piuttosto, di incoraggiarli perché possano difendersi più facilmente; infondano in essi l’amore e la fiducia nell’Amore Misericordioso, che tanto ha fatto e fa per l’uomo, e la compassione verso le sue miserie"2.

Un bel programma, una grande sfida che vogliamo raccogliere con lo spirito di M. Speranza e con lo sguardo fisso al buon Gesù, chiedendo la grazia di imparare a dare la vita come Lui per amore dei fratelli.

Maria, Vergine della speranza, ci aiuti a dire con la vita le parole che il suo Figlio Gesù e lei stessa hanno vissuto, quelle che abbiamo ripetuto nel salmo responsoriale: "Sono pronto, Signore, a fare la tua volontà".


1 Cost. parte I, c 1.

2 Ib.

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ultimo aggiornamento 18 marzo, 2008