UNA PAGINA DI VANGELO
a cura di Ermes M. Ronchi
Dal Vangelo di Giovanni 3, 16-18:
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. (Gv 3, 16)
Dio è comunità d’amore
Quando l’uomo guarda dentro di sé per considerare la propria esperienza religiosa, ha il presentimento di una profondità infinita. Questo fondo irraggiungibile dentro di noi ha relazione con la parola «Dio». Perché? Dio rappresenta la profondità ultima della nostra vita, la fonte e la mèta di tutto il nostro essere. Questo fondo intimo della nostra persona si manifesta nell’apertura del nostro «io» verso un «tu», e nella serietà di tale inclinazione. Così vediamo impressa in noi la realtà profonda ed esaltante di Dio: la Trinità; impresso in noi il mistero di Dio-Comunità, il mistero di comunione di vita: Dio che è Padre, Figlio, Spirito Santo.
La comunione con Dio, fine dell’uomo
Dio stesso viene all’uomo, gli si manifesta come «Signore», ma pieno di bontà e di misericordia, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34, 4b-6. 8-9). Nell’esuberanza del suo amore per il mondo, manifestato nel dare il suo Figlio unico per salvarlo (Gv 3, 16-18), il Dio dell’amore e della pace riversa sugli uomini la sua grazia in Cristo e li chiama alla comunione con sé nello Spirito Santo (2 Cor 13, 11-13).
La Comunità Trinitaria è veramente il valore ultimo e supremo, il solo vero fine ultimo dell’uomo; poiché Dio, e Dio soltanto, è la pienezza di ogni perfezione.
La Comunità Trinitaria è veramente mistero, realtà indicibilmente più grande di ogni comprensione umana. Dio non cesserà mai di stupire l’uomo, e nessun uomo entrerà mai nella «terra di Dio» se non sarà disposto a lasciarsi sradicare, come Abramo (Gn 12,1), dai confini della sua limitatezza e dall’angustia delle sue sicurezze. La preghiera non deve ridurre Dio ai limiti dell’uomo, ma dilatare l’uomo agli orizzonti di Dio. Il silenzio che il Padre sembra opporre in tanti casi alle richieste umane, nasce dalla autenticità della sua paternità, dalla sua fermezza nel non accondiscendere alla meschinità dei progetti umani, per poter sostituire ad essi progetti ben più grandi, nati dal suo amore.
La Comunità Trinitaria è il vero futuro dell’uomo, la sola che possa assicurare all’uomo un progetto di vita senza limiti perché capace di superare anche la morte. Dice efficacemente sant’Agostino: «Dio è tanto inesauribile che quando è trovato è ancora tutto da trovare». Ciò significa che il dinamismo e la creatività umana trovano in lui un orizzonte senza confini, e quindi un futuro totale.
Un solo Dio in tre persone
Questa rivelazione
non viene semplicemente a soddisfare il nostro bisogno di conoscere Dio;
riguarda direttamente il destino dell’uomo e della creazione.
La salvezza, come comunione di amore di Dio e dell’uomo, riflette i
caratteri dei due interlocutori che la costituiscono: Dio e uomo. Ora l’uomo
non può essere compreso se non a partire da Dio: fatto ad immagine di Dio, è
modellato sul Cristo, immagine perfetta di Dio (Col 1,15). Quindi le
domande e le risposte su Dio sono d’importanza fondamentale per capire
l’uomo.
In concreto, la vita umana, da un punto di vista religioso, si sviluppa e si espande in proporzione alla «conoscenza» del mistero di Dio (Gv 17,3). Se l’uomo è destinato alla comunione con Dio Padre, è chiaro che la sua vita ha tanto più valore quanto più egli riesce a seguire il movimento di « scalata ai cieli » inaugurato dall’ascensione di Gesù (Gv 12,32), fino a sedere alla destra del Padre per vederlo a faccia a faccia. Il p. Faber ha scritto che ogni approfondimento dell’idea su Dio equivale a una nuova nascita. Il mistero dell’Amore Trinitario rivela qualcosa del mistero più profondo dell’uomo. Perché siamo come siamo, creature capaci di conoscere, amare, generare, non possiamo che esprimerci in termini umani, e andare tuttavia con il più profondo stupore all’ultimo perché: come mai è potuta nascere l’idea di «conoscere», «amare», «generare»? Non è potuta nascere. Essa è. Perché Dio è Amore. Il mistero di Dio non è un mistero di solitudine, ma di convivenza, di creatività, di conoscenza, di amore, di dare e ricevere, e perciò noi siamo come siamo.
Cercare Dio
Nella nostra esistenza quotidiana, a volte grigia, a volte tragica, a volte molto complicata, nella quale dobbiamo badare a cento cose che ci urgono da ogni parte, la luce di Dio è l’amore. Verso questa luce dobbiamo orientarci se non vogliamo fallire il vero scopo della nostra esistenza. Noi vorremmo tanto poter dire: «Ecco Dio; Dio è così...». Ma non è possibile. Dio stesso esce dai quadri e dalle icone e si nasconde in chiunque ha bisogno di noi e dice: «Eccomi qui!». Si nasconde nei piccoli della terra e dice: «Cercatemi qui!». Chi vuol vivere con Dio non si trova davanti a una conclusione, ma sempre davanti a un inizio. Sempre nuovo come ogni nuovo giorno.
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
30 giugno, 2008