ESPERIENZE |
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ndicesimo dei 13 figli del conte Ferdinand von Galen e di sua moglie Elisabeth, il 16 maggio 1878, nel castello di Dinklage, in Westfalia, nacque Clemens August. Crescendo riceve un’educazione austera, animata da una fede cattolica ardente. Si va a Messa tutti i giorni e la contessa insegna lei stessa il catechismo ai suoi figli: Gesù Cristo da imitare, la vita terrena vissuta in grazia di Dio, come preparazione alla vita eterna. In casa la partecipazione agli affari pubblici, alla luce della fede, è tradizione almeno dal XIII secolo. Il conte Ferdinand, per 30 anni è deputato del partito cattolico "Zenturm", al parlamento imperiale.
Tutto per la vita eterna
Clemens compie gli studi presso i Gesuiti di Feldkirch. Nel corso di un ritiro presso l’abbazia di Maria Laac, nell’ottobre 1897, sente la chiamata di Dio al sacerdozio. Segue gli studi di teologia a Innsbruck e viene ordinato sacerdote, il 28 maggio 1904 dal Vescovo di Münster. Due anni dopo, viene mandato a Berlino, diocesi che manca di preti e che ha diversi problemi da affrontare.
Dopo la 1a guerra mondiale, perduta dalla Germania, la crisi finanziaria rovina milioni di famiglie: Don Clemens von Galen si spende al servizio dei suoi parrocchiani in difficoltà e fonda per loro un’associazione di mutua assistenza. Soccorre i più bisognosi prelevando spesso dalle sue entrate personali: "Sarebbe veramente inutile – spiega – che mi restassero ancora dei beni dopo la mia morte". Ma egli sa che un prete non è un "crocerossino", un filantropo, e che il suo fine ultimo è operare per la salvezza delle anime. Questo pensiero della vita eterna, che lo possiede in continuità, sarà la base incrollabile delle lotte aspre che dovrà condurre.
Nel 1929, don Clemens è richiamato a Münster dove gli viene affidata la parrocchia di S. Liberto. Non è un romantico né un illuso, ma vede i problemi nella loro gravità. Nel clima anti-cristiano che dilaga, nel 1932, pubblica un opuscolo "La peste del laicismo e le sue manifestazioni", in cui esorta i battezzati a lottare contro la secolarizzazione e la scristianizzazione della società: "Gesù solo deve regnare, se vogliamo la salvezza in questo mondo e nell’altro mondo".
Il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler è nominato cancelliere della Germania. Don Clemens non ha alcuna fiducia nel capo dei naziati, del quale i Vescovi tedeschi, anche per ispirazione e con l’appoggio di Eugenio Pacelli, promo nunzio a Berlino e ora Cardinale segretario di stato a Roma, hanno condannato la dottrina e i metodi violenti. Il 3 aprile 1933, durante la Messa d’insediamento del consiglio comunale di Münster, davanti a numerosi gerarchi nazisti, egli richiama con forza i due fondamenti dell’ordine sociale cristiano: la giustizia e la fraternità.
Già si sente "il ruggito del leone", contro il "drago" che avanza.
"Solo Gesù è il Salvatore"
Il 18 luglio 1933, a 55 anni, don Clemens August von Galen è nominato Vescovo di Münster; non teme le difficoltà terribili cui vede la Germania e l’Europa andare incontro. Nel suo primo messaggio alla diocesi, il nuovo Vescovo commenta il suo motto Nec laudibus nec timore: "Ne le lodi né il timore degli uomini mi impediranno di trasmettere la Verità rivelata, di distinguere tra la giustizia e l’ingiustizia, tra le buone e le cattive azioni, né di dare consigli e ammonimenti ogni volta che sarà necessario".
Ha una statura imponente, Mons. Von Galen, ma è semplice e caloroso nella vita privata. Pieno di maestà quando celebra pontificalmente, ama la Liturgia solenne e le processioni, in cui la Chiesa, con il suo fasto religioso che canta solo la gloria di Dio, può tenere in scacco la "mistica" pagana, violenta e edonista delle manifestazioni naziste. Così fin dal 1934, Von Galen condanna l’opera di Alfred Rosemberg, "Il mito del XX secolo", in cui l’ideologo del nazismo esaltava il sangue tedesco, fonte di un’umanità superiore da costruire con la "forza vitale". Il Vescovo gli risponde che questa dottrina è "inganno di satana" e ricorda che "solo il Sangue preziosissimo sparso da Gesù Cristo al Calvario, ha il potere di salvarci, perché è il sangue di Dio fatto uomo".
Il popolo cattolico della Westfalia si raccoglie entusiasta attorno al suo Pastore. Il quale, l’anno successivo, rinnova il suo messaggio, proclamando: "Non possiamo rinunciare a confessare che esiste qualcuno di più elevato della razza, del popolo e della nazione: l’Onnipotente ed eterno Creatore dei popoli e delle nazioni, al quale tutti i popoli devono adorazione e servizio, Colui che è Egli stesso il fine ultimo di ogni cosa".
Al di sopra di tutto il Crocifisso
Con queste parole rifiuta ogni legittimità all’antisemitismo. Già, come parroco, tanto più ora come Vescovo non perde occasione per richiamare come il dovere della carità fraterna si estende a tutti gli uomini, quale che sia la loro razza, compresi gli Ebrei. Dopo la "notte dei cristalli" (9-10 novembre 1938), durante la quale la sinagoga di Münster viene incendiata dai nazisti, Mons. von Galen offre il suo aiuto agli Ebrei, alla moglie del rabbino della città, che è stato imprigionato.
Hitler vuole garantirsi il monopolio dell’educazione della giuventù, sopprimendo nelle scuole la lezione di religione. Van Galen si oppone vittoriosamente alla soppressione, basandosi sull’art. 21 del concordato del 1933. Nel novembre 1936, il delegato dell’istruzione di Oldenburg, a nord della diocesi di Münster, ordina di eliminare tutte le croci e le insegne religiose nelle scuole e negli edifici pubblici. Von Galen allora organizza una vera "crociata" di preghiere, predicazioni e petizioni a favore del mantenimento delle croci. Il prefetto di Oldenburg alla fine è costretto a ritirare la misura prevista. Il Vescovo dichiara: "Signori, al di sopra di tutto il Crocifisso!".
Dal 1933 al ’37, la S. Sede ha protestato 44 volte contro le violazioni del concordato. Tutto è stato inutile. Allora il Card. Pacelli, chiama a consulto a Roma, cinque vescovi tedeschi, tra i quali Von Galen. Quindi il 14 marzo 1937 Pio XI pubblica l’enciclica "Mit brennender sorge" scritta in tedesco, in cui condanna la divinizzazione del popolo e della razza, in una parola il nazismo. Subito il Vescovo di Münster la fa pubblicare sul giornale diocesano, nonostante la censura, e ne fa stampare 120 mila copie da diffondere in tutta la Germania. Ogni parroco legge dal pulpito, domenica 21 marzo 1937, la medesima enciclica.
La risonanza nella sua diocesi e in tutta la Germania è enorme, anche negli ambienti protestanti.
All’inizio del ’38, Hitler ritiene giunta l’ora di sopprimere qualsiasi insegnamento della religione. Il 26 febbraio 1939, nella sua cattedrale gremita, il Vescovo chiede a tutti di protestare energicamente con una petizione contro "la scuola pagana". Il suo appello è firmato da decine di migliaia di persone che così rischiano persino la vita. Seguono drastiche misure persecutorie contro la Chiesa, con l’arresto e la deportazione di molti sacerdoti.
Il 13 luglio 1941, Von Galen pronuncia nella sua cattedrale la prima delle tre grandi omelie che faranno il giro del mondo.
In difesa della vita
Condanna l’arresto dei sacerdoti, protesta contro il regime di terrore che regna in Germania e chiede giustizia. Esorta il suo gregge a tener duro nella persecuzione: "Come un’incudine che non perde la forza nonostante la violenza dei colpi di martello, gli innocenti ricevano da Dio la grazia per mantenere la loro forza cristiana".
Il 3 agosto 1941, la seconda omelia: Von Galen denuncia il massacro dei malati di mente: "Si tratta di uomini e di donne, del nostro prossimo, di nostri fratelli e sorelle! Di poveri essere umani malati. Essi sono improduttivi, se vogliamo. Ma questo significa forse che hanno perso il diritto di vivere? Se si stabilisce e si mette in pratica il principio che gli uomini sarebbero autorizzati ad uccidere il loro prossimo improduttivo, allora guai a noi, perché noi diventeremo vecchi e senili. Allora nessun uomo sarà sicuro. Chi potrà ancora avere fiducia nel suo medico? Potrà condannarlo a morte. Non si può immaginare la depravazione morale, la diffidenza universale che si estenderà al cuore stesso della famiglia. Guai agli uomini, guai al popolo tedesco se il santo comandamento di Dio: "Tu non uccidere!" non solo viene violato, ma viene esercitata impunemente la sua violazione!".
Il discorso è di straordinaria attualità oggi in cui si legalizza l’eutanasia, l’aborto, secondo una mentalità che cerca soltanto il proprio tornaconto ed è la negazione totale dell’amore e della vita, la negazione della Verità.
L’omelia di Von Galen contro l’eutanasia viene diffusa ampiamente in Germania e all’estero. Il Vescovo riceve una minacciosa intimazione di Goering che lo accusa di "sabotare la forza di resistenza del popolo tedesco nel bel mezzo della guerra". Hitler gli fa sapere di volerlo impiccare perché osa resistergli. Goebbels gli consiglia di aspettare la vittoria definitiva, ma vengono arrestati 40 sacerdoti di Münster e il fratello del Vescovo, Franz, viene deportato nel campo di Oranienburg.
Ma dal ‘42, la guerra volge al peggio per la Germania, sulla quale i bombardamenti degli alleati diventano sempre più frequenti. Von Galen allevia le sofferenze dei civili e ammonisce i suoi fedeli di non cedere all’odio, alla sete di vendette alimentata dalla propaganda ufficiale. Nel luglio del ’43, durante il pellegrinaggio mariano a Telgte, dichiara: È una consolazione per una madre tedesca che sia ucciso il figlio di una madre inglese? La vendetta non consola, non è cristiana e neppure tedesca!".
"Obbedisci a Cristo!"
Il S. Padre Pio XII propone ai belligeranti un congresso per la pace a Roma. La Germania rifiuta. Il 1° febbraio 1944, Von Galen, nella sua lettera pastorale di Quaresima, scrive: "La causa profonda delle catastrofi risiede nel rifiuto di Dio da parte dell’uomo moderno. Il rimedio consiste nel sottomettersi a Gesù Cristo. Popolo tedesco, tendi l’orecchio! Ascolta la voce di Dio! Obbedisci a Cristo!".
Dall’ottobre 1943 all’ottobre ’44, Münster è semidistrutta dagli attacchi aerei, compresa la cattedrale. La popolazione scende di colpo da 150 mila a 25 mila abitanti. Le altre città della diocesi subiscono la stessa sorte. Il Vescovo, salvatosi per un miracolo, deve rifugiarsi in campagna. A Sendenhorst, il 31 marzo 1945, assiste all’ingresso vittorioso delle truppe anglo-americane. Allora diventa il padre dei poveri e degli sventurati, senza dimora e senza lavoro, e prende le difese di fronte alle forze di occupazione alleate che lasciano la popolazione in preda ai saccheggi e alla carestia. Davvero, sulle orme del "Pastor angelicus" Pio XII, Von Galen è stato, in mezzo ai briganti di ogni colore, il difensor civitatis e il consul Dei, come gli antichi Padri della Chiesa tra le orde dei barbari.
In una cerimonia solenne e grandiosa, il 27 febbraio 1946, a Roma, Clemens August von Galen – che è già definito "il leone di Münster", riceve dal S. Padre Pio XII il cappello cardinalizio. A Münster, lo accoglie un popolo di 50 mila persone venuto a fargli festa. Risponde "Ho il rimpianto di non essere stato giudicato degno del martirio, ma se non sono stato arrestato dalla Gestapo, lo devo all’amore e alla fedeltà del mio gregge. I detentori del potere sapevano che il popolo e il suo Vescovo erano legati da un’unità inseparabile' e che, se avessero toccato il Vescovo, il popolo intero sarebbe insorto!".
L’indomani è colpito da perforazione intestinale di cui muore il 22 marzo 1946, a 68 anni. Il 9 ottobre 2005, il S. Padre Benedetto XVI, concludendo la cerimonia della beatificazione, afferma: "Questo è il messaggio del Beato Von Galen: la fede non si riduce a sentimento privato, da nascondere quando diventa scomodo, ma implica la testimonianza anche in ambito pubblico in favore dell’uomo, della giustizia e della Verità".
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ultimo aggiornamento
30 giugno, 2008