E
così anche quest’anno, accogliendo con gioia l’invito di un’amica, la nostra famiglia, insieme a tante altre provenienti da varie parti d’Italia, ha partecipato all’ormai consueto appuntamento del "Capodanno in Famiglia" presso il Santuario dell’Amore Misericordioso.Non vedevamo l’ora di riprovare quanto già sperimentato due anni fa: un’esperienza certamente inusuale, al di fuori degli schemi proposti per il capodanno dalla "fabbrica" di divertimenti della cultura dominante. Sono giorni profondamente arricchenti in quanto capaci di risvegliare in noi, anche senza il bisogno del fracasso di fuochi d’artificio, sentimenti profondi sopiti da quell’"anestesia generale" delle nostre coscienze causata da preoccupazioni e distrazioni di vario genere.
L’entusiasmo di Maria Chiara e Luca, i due "piccoli" della famiglia, è stato tale da riuscire a contagiare nonna Annita e nonna Sina le quali, vincendo la melanconia della vedovanza, si sono convinte a lanciarsi in un’esperienza nuova di confronto e d’incontro con la I maiuscola.
Abbiamo poi piacevolmente scoperto che non solo Annita e Sina sono rimaste imbrigliate nel roccolo dell’Amore Misericordioso teso da due inconsapevoli giovani aiutanti di Madre Speranza, ma, grazie a Dio, anche Corrado e Anna con i loro tre splendidi figlioli sono rimasti catturati dalla Provvidenza un giorno d’agosto in cui il loro TomTom disorientato li ha portati dritti al Santuario dove, oltre a ricevere indicazioni sul come tornare a casa, si sono sentiti proporre l’incontro a cui hanno poi aderito con gioia.
Ogni famiglia ha quindi risposto consapevolmente o inconsapevolmente alla chiamata dell’Amore Misericordioso che ci ha convocato a casa Sua, nel Santuario a Lui dedicato, per proporci di accoglierLo nella nostra intimità personale e familiare.
Per tre giorni, a partire da martedì 30 dicembre, abbiamo riflettuto sul tema "l’Amore Misericordioso cerca casa": i bambini sotto la generosa ed esperta guida di suor Ana, suor Gemma, Camelia e l’appassionato ausilio di giovani volontari reclutati dalle famiglie che prendevano parte all’incontro, mentre gli adulti hanno partecipato ad una serie d’incontri volti ad approfondire il senso profondo del tema trattato.
Gli organizzatori avevano posizionato nella sala Giovanni Paolo II dei segni ben visibili per aiutarci a comprendere intuitivamente quei concetti che ci sarebbe poi stati spiegati per esteso nelle relazioni di padre Giovanni Ferretti e di Marina Berardi. Quasi a compendio dell’intera tematica da trattare, era posto sul tavolo dei relatori un presepio: la casa, cioè, in cui l’Amore Misericordioso volle incarnarsi. I personaggi, a mo’ di Matrioska, erano incastrabili l’uno nell’altro. Nell’archetipo di famiglia, ciascun membro è dunque parte dell’altro, i figli prendono sì forma dai genitori, ma mantengono la propria individualità; le gioie e i dolori dell’uno risuonano condivisi dagli altri membri. L’illuminazione interna delle casette in miniatura che ornavano il tavolo dei relatori dava l’idea del focolare domestico, del calore, dell’accoglienza, del dialogo. Sul grande manifesto colorato che campeggiava nella sala, oltre alla grande scritta "l’Amore Misericordioso Cerca Casa", vi erano da un lato alcune fotografie di 50 anni fa di quando il Crocifisso dell’Amore Misericordioso veniva portato nella Cappella del Santuario, e dall’altro l’immagine di una famiglia affacciata alla finestra, a indicare che la famiglia è "Chiesa Domestica" (LG 11) che ospita il Signore.
L’intervento di padre Giovanni ci ha permesso di assaporare la vastità e la profondità dei fondamenti biblici della Casa del Signore. Abbiamo scoperto che siamo noi la Casa del Signore in quanto siamo "tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in" noi (1 Cor 3:16). Coscienti di ciò dobbiamo sforzarci di riscoprire l’importanza della preghiera fiduciosa verso quel Dio che ci permette di entrare in contatto con Lui. Dobbiamo lasciarci plasmare a Sua immagine per far sì che Egli possa costruire in noi la Sua casa: il fondamento della casa è dunque Gesù Amore Misericordioso.
In famiglia tante volte abbiamo sperimentato la difficoltà di vivere un’autentica vita di Misericordia, la quale, tuttavia, è l’unica Via da percorrere per evitare i motivi di divisione che minano l’unità della famiglia.
Il Crocifisso di Madre Speranza ci indica la Via da seguire per vivere compiutamente la Misericordia del Signore: Gesù è l’icona della Misericordia e sul Suo esempio dobbiamo amarci gli uni gli altri come Egli ci ha amato, come ricorda la pagina del Vangelo aperto ai piedi della croce. Per riuscire in un simile arduo compito dobbiamo nutrirci dell’Eucarestia fonte viva e vera dell’Amore Misericordioso del Signore. Il modello a cui dobbiamo ispirarci per ospitare degnamente l’Amore Misericordioso è Maria Santissima, piena di grazia.
Padre Giovanni, sollecitato dall’intervento dell’amico Alfredo, conclude regalandoci alcuni ricordi personali della sua vita a fianco di Madre Speranza: ad esempio quello in cui la Madre suggeriva ai suoi giovani seminaristi, che si accingevano a recitare il rosario al termine di una partita di calcio, di parlare confidenzialmente di tutto con il Signore nella preghiera, anche della loro esperienza nel gioco.
Partendo dai fondamenti biblici esposti da padre Giovanni, Marina ci ha illustrato come è costruita la casa che ospita l’Amore Misericordioso facendo riferimento ad analogie esistenti con la casa in muratura. La casa della famiglia che ospita l’Amore Misericordioso ha una porta d’accesso che si apre dall’interno. "Io sto alla porta e busso" dice il Signore (Ap 3,10); Egli non forza, quindi, la nostra volontà, ma resta sempre disposto ad entrare e a restare con noi. Una casa che ospiti l’Amore Misericordioso fa spazio anche ai bisognosi: "ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,35). Il bagno rappresenta il luogo del rispetto di sé, dell’autostima, in cui ci si prepara nella solitudine all’incontro con l’altro, che avviene negli altri ambienti della casa: in cucina, simbolo di comunione e di relazione, luogo in cui si condivide la quotidianità; nel soggiorno, luogo simbolo dell’ospitalità del cuore, aperto all’alterità missionaria; oppure nella camera da letto, luogo della coniugalità, dove trova senso la matematica del Signore: 1+1=3, laddove la terza persona è l’Amore che prende forma nella relazione.
La casa che ospita l’Amore Misericordioso è costruita sulla roccia e resta salda anche quando le intemperie la minacciano: "chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia" (Mt 7,21-27).
Mentre i più grandi erano riuniti ad ascoltare padre Giovanni e Marina, i più piccoli hanno elaborato dei disegni ispirati al tema dell’incontro che hanno affisso su un grande cartellone a forma di casa nella sala Giovanni Paolo II. I bambini hanno poi ravvivato con canti e balli coinvolgenti la seriosa atmosfera degli adulti, il tutto condito dalle note briose offerte dalla tromba e dal cuore del signor Umberto.
Momento speciale ed irripetibile è stato per tutti noi il concerto regalatoci da Don Giosy Cento che ha rapito e coinvolto giovani e meno giovani con canti ricchi di contenuti e con melodie commoventi e coinvolgenti. Don Giosy ha ricordato la figura di Monsignor Tonino Bello: esempio di vescovo che ha aperto la sua casa all’Amore Misericordioso del Signore il quale l’ha trasformata rendendola ricovero per i fratelli più deboli e bisognosi.
Non sono mancati momenti di convivialità e spensieratezza caratteristici del capodanno: la tombolata di fine anno e la pesca di beneficienza festosamente animati dal signor Gaetano che è riuscito, talvolta non senza qualche difficoltà, a contenere l’esuberanza dei più piccoli.
Cuore dell’incontro sono stati i momenti di preghiera comune, animati di volta in volta da alcune famiglie e culminati con la Santa Messa di capodanno. E’ in questi momenti che ci siamo sentiti più profondamente parte della grande famiglia dell’Amore Misericordioso: ogni qualvolta apriamo la nostra casa per accogliere il Signore, diventiamo inconsapevolmente confratelli e consorelle dei nostri amati sacerdoti e delle suore della Congregazione dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso.
Ora che siamo tornati a Roma, il mattoncino su cui poggia il Crocifisso di Gesù Amore Misericordioso, che i nostri figli ci hanno donato al termine dell’incontro, ha preso un posto ben visibile nella nostra casa in quanto fondamento ideale del nostro essere famiglia e della nostra appartenenza alla grande famiglia dell’Amore Misericordioso.
Sarà forse per questo che, forti dell’impegno di conversione assunto nel corso di quest’incontro, ci siamo riproposti di tornare quanto prima a Collevalenza per ritemprarci nel materno abbraccio di Maria Mediatrice e lavarci e dissetarci alle sorgenti di Gesù Amore Misericordioso a cui siamo riconoscenti per la significativa esperienza donataci.
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ultimo aggiornamento
02 febbraio, 2009