P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Il nome e il volto dell’Amore

 

Con l’intenzione di approfondire il tema degli ultimi articoli, presento la catechesi che ho provato ad annunciare a un gruppo di giovani qui a Collevalenza, domenica 8 febbraio, in occasione del Raduno giovanile "Sui passi di Madre Speranza", che ha visto la partecipazione di circa 70 giovani di tutta Italia.

Rimando al prossimo mese altri apporti di questa bellissima esperienza!

 

8 febbraio 2009, XXVI anniversario della morte di Madre Speranza,
Fondatrice della Famiglia Amore Misericordioso

Ultimamente ho imparato che la maturità di una persona si può valutare, misurare con un termometro speciale: il termometro delle relazioni. Nel rapporto con gli altri: quanto amore c’è, quanto effettivamente viene fatto passare da questa persona, consapevolmente?

Madre Speranza e l’Amore: Speranza e Gesù.

Madre Speranza è stata una donna che con gli altri ha vissuto l’Amore. Lo faceva passare nel trattare con tutti: bambini, giovani, anziani, malati, sacerdoti.

Tutti avevano la certezza di essere speciali per lei.

Di essere amati in modo speciale, come "figli unici", prediletti.

Il suo amore non era perfetto, era umano.

Ma Lei aveva il suo Architetto in Amore: Gesù.

L’Amore di Madre Speranza voleva essere come quello di Gesù, era modellato sull’Amore di Cristo, che è «eterno, gratuito, liberante e fedele» (queste caratteristiche dell’Amore sono tratte da un’omelia di P. Francesco Piloni, OFM).

E soprattutto, l’Amore è misericordioso. Perché è l’unico Amore che permette di non essere amato a sua volta.

L’esperienza di Madre Speranza è stata quella di un contatto prolungato, amichevole, cordiale – cuore a cuore – e appassionato con la Misericordia di Gesù.

Molto più di un contatto superficiale, la sua è stata una vera e propria storia d’amore.

E dato che per Lei l’oggetto supremo del suo Amore era Gesù, l’amore ha un nome proprio: Gesù.

La grande intimità e nello stesso tempo il profondo senso di adorazione e di rispetto che aveva per Gesù le faceva esclamare molte volte al giorno: Gesù mio! Mio Signore e mio Dio! Mio tutto… Tu solo mi basti…. Quando parla di Lui, usa sempre l’espressione: il buon Gesù. Dove per buono, possiamo leggere anche bello! Gesù, nell’esperienza della Madre era bellissimo.

A questo proposito apro una piccola parentesi: una mia consorella mi ha raccontato che nel giorno della festa dell’Amore Misericordioso, durante la quale ricordiamo la sua regalità (il Crocifisso è il Re della gloria), quando la Madre era ancora viva, Gesù aveva passeggiato nel piazzale della casa dei Figli dell’Amore Misericordioso, vestito di abiti regali.

Rapita da quella visione, la Madre aveva esclamato: "Perché non ti fai vedere un poco dalle mie figlie? - come la Madre chiamava le Suore- se vedessero quanto sei bello, sarebbe più facile per loro credere in te!".

Gesù che passeggia nel giardino alla brezza del giorno e risplende in tutta la dignità regale.

"Il ritorno del Re!". Ci pensiamo mai che noi cristiani attendiamo proprio questo?

In questa attesa fervente, vitale si fonda la nostra speranza.

Ma torniamo all’Amore.

Leggo un brano tratto dal suo Diario:

«18 marzo 1952:  Questa notte l’ho trascorsa senza coricarmi; siccome avevo ancora da fare la meditazione, mi sono raccolta un momento per farla e mi sono distratta, finché sono venuti a chiamarmi. Può immaginare, padre mio, quello che è successo tra Gesù e l’anima mia! Che momenti felici!

In questi momenti ho provato solo una pena, quella di sempre: vedere il buon Gesù elemosinare amore, come se non potesse vivere senza di noi. Questo è un mistero che scuote la mia superbia: vedere un Dio abbassarsi fino all’uomo e noi che abbiamo l’ardire di non dargli quel poco che ci chiede.

Gesù mi dice di chiedergli ciò di cui ho bisogno per me, per le anime per le quali mi sono immolata come vittima, per i figli e le figlie. Per queste anime, figli e figlie, Ti chiedo Gesù mio di illuminarle con la tua luce perché capiscano e sperimentino il vuoto e il nulla delle cose umane e di attirarli a te, manifestandoti come loro bene supremo e fonte di ogni bene. Concedi alla loro volontà la forza e costanza di cui hanno bisogno per non desiderare e volere nulla all’infuori di Dio. Per me, Gesù mio, non desidero altro che fare la volontà di Dio, amarlo tanto, tanto, e restare da sola con Lui per parlargli e ascoltarlo».

A proposito di questa espressione che Madre Speranza ripete tante volte: Gesù elemosina amore e questo mistero scuote la mia superbia – parla in prima persona… ed era una santa donna! – , mi sono chiesta perché. Cioè: che c’entra la superbia?

Secondo noi, se Dio si abbassa non è Dio… e in fondo abbiamo ragione, perché Dio, per abbassarsi ha dovuto perdere una cosa grossa, la possibilità di vivere "da Dio" sulla terra, ad esempio.

Ma andiamo alla fonte di questa esperienza: ogni parola di Madre Speranza può essere verificata (vagliato il vero delle sue parole) a partire dalla Parola di verità, che è la Scrittura.

San Paolo, nel secondo capitolo della Lettera ai Filippesi, riporta un antico inno a Cristo,

«il quale, pur essendo di natura divina,

non considerò un tesoro geloso

la sua uguaglianza con Dio

ma spogliò se stesso,

assumendo la condizione di servo

e divenendo simile agli uomini» (Fil 2,6-7).

Spogliò letteralmente significa svuotò se stesso.

In questa operazione di svuotamento, Gesù non cessa di essere uguale a Dio o di essere la sua immagine perfetta, perfettamente somigliante, ma è nel suo stesso abbassamento che Lui rivela l’essere e l’Amore di Dio.

Nell’inno seguono poi cinque verbi che descrivono questo abbassamento:

  1. Cristo prende la condizione di schiavo

  2. si assimila a tutta l’umanità

  3. prende l’aspetto di uomo

  4. la sua umanità è visibile sempre, soprattutto sulla croce

  5. in obbedienza alla volontà del Padre, è pronto a morire come un delinquente.
    Per questo Dio lo ha esaltato grandemente (superesaltato) – con la risurrezione e l’ascensione al Cielo – e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome…
    Qui Paolo pensa al nome di Signore, parola usata per esprimere il nome di Dio stesso, che nell’Antico Testamento è impronunciabile (cf. Es 3,15).
    Così, la regalità di Dio si manifesta nella estrema umiliazione del Figlio…
    Bene, di fronte a questa rivelazione, Madre Speranza fa pratica di Dio Amore, e noi, a partire della sua esperienza, possiamo dare all’Amore Misericordioso cinque nomi chiave: mortificante, unificante, sottomesso, assetato, crocifisso.

    1. Mortificante: per amare, la prima cosa da fare è rinnegare se stessi, cioè frenare (ordinare) le nostre passioni, gli impulsi, la nostra inclinazione al male (concupiscenza).
      Lei spiega che «non si tratta di odiare se stessi, ma le nostre passioni, come il medico non odia il malato, ma la malattia» (Contemplando il Crocifisso1, 21-22). Quindi enumera undici passioni che agitano il mare della nostra vita: «amore e odio, desiderio e fuga, tristezza e gioia, speranza e disperazione, timore e audacia, e l’ira che ama ciò che dovrebbe odiare e odia ciò che dovrebbe amare» (CC, 23).
      «La perfezione consiste nell’amore e nel sacrificio». Spiega dunque che non ci si chiede di abbracciare il sacrificio come tale, ma di «accettarlo per amore di Dio. In questa vita non potremo mai amare il Signore senza rinunciare a tutto ciò che gli si oppone» (CC, 80-81).

    2. Unificante: L’amore consiste nell’unione dell’anima con Dio (sposarsi con Dio è il fine di ogni vocazione). «La conoscenza di Dio ci conduce direttamente all’amore e la conoscenza di noi stessi ci farà apprezzare nella giusta misura quello che Dio ci ha dato e ci solleciterà alla gratitudine. La considerazione delle nostre miserie susciterà il giusto disprezzo di noi stessi causa della vera umiltà e dell’amore, perché la vera unione con Dio si realizza nel vuoto di se stessi» (CC, 87).
      Madre Speranza vive questa assimilazione a Cristo durante tutta la sua vita, il suo cammino spirituale, fino a quando Gesù stesso le dirà che è finalmente giunta a quel grado di amore che Lui aveva pensato per lei: aveva finalmente la mente ed il cuore (e aggiungiamo: anche la volontà) fissi in Gesù.
      Gesù deve essere al centro dei pensieri e dei desideri, delle opere ed azioni…

    3. Sottomesso: Quando parla ai religiosi (frati e suore), la Madre teme in parte la nostra natura umana e la sua fragilità, soprattutto fisica ed emotiva. Sa bene che «le passioni stancano l’anima e la fanno soffrire. Sono come quei figli inquieti e scontenti che continuamente chiedono alla mamma una cosa o l’altra, e mai sono soddisfatti» (CC, 108). Si tratta allora di sottomettere la carne allo spirito e il cuore alla ragione: cioè di ordinare non solo la nostra persona, ma anche il nostro tempo.
      Noto nelle giovani generazioni la difficoltà a fare delle scelte, ad ordinare il cuore, il tempo: la tendenza a fare molte cose con il rischio di farle in modo superficiale. Si tratta, invece, di sottomettere volontariamente se stessi a qualcosa che in questo momento della vita è il vero bene per me, e di conseguenza per tutti, nonostante non ci sia accordo fra i nostri "figli interiori": desideri, paure, pensieri un po’ ossessivi, grandi idee, stanchezza spirituale.

    4. Assetato: è la sete dell’amore per l’uomo che spinge il Cristo a soffrire la sete durante l’agonia della sua Passione. La Madre afferma che era necessario che questa sete si manifestasse. «Chi di noi, aggiunge, non sarebbe corso ad offrirgli il proprio sangue per estinguere l’ardente sete del Redentore?». E poi aggiunge una preghiera bellissima: "Gesù mio, aiuta i figli e le figlie a correre da te per presentarti la spugna del loro cuore sciolto in lacrime ed implorare il tuo perdono…" (CC, 116-117).

    5. Crocifisso: «Basta uno sguardo alla croce per comprendere il linguaggio di Gesù: è il linguaggio dell’amore che tutti capiamo subito. Ha il capo chino per il bacio, il cuore ferito in segno di amore, le braccia aperte per abbracciarci e tutto il corpo offerto per salvarci… Contempliamo l’Amore Misericordioso morente e vedremo che lo sguardo innamorato dei suoi occhi velati e la bocca arsa per la sete ci chiedono compassione e amore che non possiamo negargli e dobbiamo impegnarci perché tutti lo amino. Educhiamo tutti, bambini e anziani a ciò che Gesù chiede dalla croce con lo sguardo innamorato, perché la compassione non la chiede per sé: siamo noi che ne abbiamo bisogno» (La Passione, 94).

Madre Speranza ripete due volte "sguardo innamorato": questo sguardo Lei lo ha incontrato tante, ma tante volte. Noi non abbiamo questo privilegio, che in realtà comportava la comunicazione da parte di Gesù delle più grandi sofferenze.

Il trono dell’Amore Misericordioso è la croce, per questo la Madre molte volte ha vissuto questa esperienza: quella di troneggiare con Cristo, soffrendo la sua agonia, perdendo sangue, sopportando ingiurie e tradimenti dalle persone che amava di più, da chi avrebbe dovuto e potuto garantirle il suo appoggio e la sua amicizia.

Ma la Madre molto presto nella vita ha imparato a fissare il suo sguardo sul Volto dell’Amore.

E ha continuato a farlo in tutte le fasi della sua esistenza.

Da ragazza, quando questo Volto è stato inopportunamente coperto da una Suora infermiera con la quale la Madre stava facendo il suo tirocinio… la Madre decise di non rimanere in quella Congregazione e di andare via "prima che le si facesse il cuore duro".

Da Suora, quando per invidia, è stata isolata sei mesi dalla comunità e costretta alla prigionia… e proprio fissando lo sguardo sul Crocifisso ha imparato ad amare, vincendo la tentazione di difendersi dalle accuse false che avevano mosso contro di Lei.

Da anziana, quando spesso veniva sorpresa con uno sguardo già celeste, di Paradiso.

Don Tonino Bello nella fase finale della sua malattia aveva circondato il suo capezzale di tanti volti mariani.

La Madre amava Maria, che chiamava con il dolce nome di "Madre", ma se avesse potuto riempire la sua camera da letto di volti, avrebbe certamente scelto quello di Gesù.

Magari quello grave, e tanto maestoso che le aveva dipinto Gabriella Serra e che rappresenta Gesù nell’orto degli ulivi e che tuttora si trova nella sua stanza.

"Il tuo volto Signore io cerco,

Signore mostrami il tuo volto",

come hai fatto con la tua amata, venerabile serva,

Madre Speranza di Gesù.

Per sua intercessione,

aiutaci a fissare questo sguardo innamorato,

a dissetare questa bocca riarsa,

perché il nome del tuo Amore Misericordioso

riceva anche da noi,

tuoi figli più piccoli, la sua gloria!

sr. Erika di Gesù


1 D’ora in avanti Contemplando il Crocifisso verrà indicato con la sigla: CC.

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ultimo aggiornamento 30 marzo, 2009