P A S T O R A L E
g i o v a n i l e p a s t o r a l e g i o v a n i l e
Sr. Erika di Gesù, eam
Il carrettiere e il cavallo
Una parabola della Madre
Collevalenza, 28 giugno 2009
Carissimi!
Termina oggi il Raduno ragazzi e Festa della Famiglia, "W il Padre buono": felici per aver incontrato il Padre misericordioso, duecento ragazzi lasciano Collevalenza con i loro genitori… e tornano in famiglia.
Nei prossimi numeri non mancheremo di raccontarvi i momenti più significativi; vogliamo offrirvi ora soltanto un piccolo assaggio.
Come i ragazzi, nella serata di sabato 27 giugno, hanno ascoltato Madre Speranza in uno degli episodi che maggiormente si ispira alla famosa parabola del "Figlio prodigo", attorno alla quale è ruotato tutto il Raduno, anche voi siete invitati ad ascoltare la parabola che Gesù stesso ha fatto "vedere" alla Madre per insegnarle la sua divina pazienza.
«Ricordo che vivendo a Roma, all’inizio della fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, c’era con me una Suora che mi faceva tribolare: mi sembrava che non fosse unita al Signore come volevo, la vedevo come una farfallina che va girando di qua e di là e pregavo molto per lei.
Pregavo, sì, ma spesso mancavo di pazienza, non avevo capito che dovevo usare più pazienza che forza con lei.
Un giorno – ci trovavamo nella vecchia casa di Via Casilina 222 – le suore si trovavano nell’orto, dove oggi sorge la casa generalizia.
Quel giorno ero nera perché questa figlia ne aveva combinata una grossa.
Stando in quella casa, mi affacciai alla finestra da cui si vedeva l’orto e scorgendola pensavo: "Se potessi stare lì… ma quando tornerà, le darò una penitenza che ricorderà per tutta la vita!".
Stavo seguendo questi pensieri quando, sulla via sottostante, vidi passare un uomo con un carro pieno di frutta trainato da un cavallo.
Passando davanti alla mia finestra, il cavallo inciampò e cadde causando la rovina della frutta che si sparpagliò per terra.
Quell’uomo, senza far caso alla frutta, si affrettò a sciogliere il cavallo, l’aiutò a rialzarsi da terra; lo accarezzava con grande delicatezza e gli puliva le ferite perché non si infettassero con la polvere.
Contemplavo quella scena mentre attendevo il ritorno della figlia per darle una bella penitenza: ero talmente assorta nella mia idea che non pensai che quella caduta volesse insegnarmi qualche cosa…
Nel frattempo mi distrassi e dissi a Gesù: "Signore, perché mi hai fatto vedere la scena di questo cavallo?".
Mi rispose: "Non te ne sei accorta?".
"No, perché? Che c’entra questo cavallo con me?".
"Invece devi imparare molto da questa scena: stai aspettando una figlia per darle una bella penitenza, perché si comporta in un modo che a te non piace; ma è una creatura, un’anima consacrata a me!
Che cosa ha fatto quell’uomo col cavallo? Avrai notato come si è preoccupato di aiutarlo a rialzarsi, gli ha pulito ben bene le ferite perché non si infettassero, senza fermarsi minimamente a valutare la perdita di quella caduta…".
Quando tornò quella figlia le diedi un abbraccio, perché francamente, la lezione fu così forte che non ero più capace di dirle nulla.
Il Signore mi aveva insegnato che dovevo pulirle la polvere e trattarla con amore, come, col suo aiuto, ho fatto. Fu un grandissimo insegnamento per me!».
Dalle "Esortazioni" di Madre Speranza alle sue "figlie",
le Ancelle dell’Amore Misericordioso.
(Il testo è in parte adattato)
È tanto difficile per noi, se non impossibile, capire la Misericordia.
Anche per la Madre non è stato facile.
Gesù, però, con il suo stile inconfondibile, sapeva insegnarle ogni cosa e sopra tutto il suo Amore Misericordioso.
Chissà quante volte il Signore fa così anche con noi e ci fa vedere, in anteprima, come dovremmo vivere la vita, gli atti che la compongono e la definiscono, a tinte chiare o scure, a seconda delle circostanze.
Il nostro raduno è stato come un abbraccio.
In fondo, un titolo che potremmo dare alla parabola del Padre misericordioso, può essere anche: la parabola dell’abbraccio.
Il cuore di Madre Speranza si è allargato al punto di ospitare l’abbraccio di Dio al figlio perduto e ritrovato.
Per questo Nostra Madre non trascurava nessuna lezione sulla pazienza!
Quanta pazienza occorre perché ognuno di noi giunga ad abbracciare le proprie e altrui contraddizioni? Quante volte dovrò perdonare, lasciare che il Padre buono mi perdoni?
Settanta volte sette, dice Gesù. Ovvero: sempre!
Anche il nostro cuore, in questi giorni, ha imparato ad allargarsi un po’: a sopportare che "la frutta" cada a terra, vada perduta purché non si perda uno solo dei ragazzi partecipanti.
Lo ha fatto il cuore degli animatori, di noi organizzatori, delle Sorelle e Fratelli che hanno lavorato e pregato nel segreto e che nel segreto riceveranno la loro ricompensa.
Lo ha fatto ogni bambino/a, sopportando i disagi del mal tempo, qualche sbucciatura alle ginocchia, la febbre, viaggi lunghi ed estenuanti, la nostalgia di mamma e papà…
A volte, per allargare il cuore, basta fare silenzio ed aprire le braccia!
È ciò che ho imparato dalla "scena" del carrettiere e del cavallo, e che, insieme alla Madre, consegno a voi, semplicemente.
Alla prossima parabola!
Con tanta gratitudine al Padre buono,
sr. Erika di Gesù
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ultimo aggiornamento
16 luglio, 2009