pastorale familiare a cura di Marina Berardi
Famiglia, pietra viva…
"per un sacerdozio santo"
(cf. 1Pt 2, 5)
L
o scorso 16 giugno, il S. Padre Benedetto XVI rendeva nota, con una lettera, l’imminente apertura dell’Anno Sacerdotale e ne precisava le finalità: «Tale anno… vuole contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi»1.Questa stessa rivista, alla luce del carisma sacerdotale della Famiglia dell’Amore Misericordioso, da allora ha voluto dedicare uno spazio a questo evento ecclesiale, coniando un logo apposto in copertina e dando inizio ad una rubrica indirizzata, in maniera particolare, ad ogni sacerdote.
Nei prossimi mesi,
anche lo spazio riservato alla pastorale familiare diverrà, in qualche modo,
uno "spazio sacerdotale" e vorrei aprirlo esprimendo la gratitudine di tante
famiglie cresciute nutrendosi della vocazione e del sacrificio di tanti
sacerdoti!
Qualcuno si chiederà che parte abbia in tutto ciò la famiglia, quale il
punto di incontro tra questa ed il sacerdozio. Ci viene in aiuto il
Direttorio di Pastorale Familiare che, nel «presentare le linee di un
progetto educativo e pastorale, essenziale per il cammino di fede dei
battezzati nella vocazione al matrimonio»2,
dedica una particolare riflessione al compito sacerdotale della famiglia3
all’interno della comunità ecclesiale.
Il tema è in linea con le nostre precedenti riflessioni4, ispirate sempre alla prima lettera di Pietro, in cui abbiamo tentato di sottolineare la vocazione di ogni famiglia ad essere edificio di Dio (cf. 1Pt 2, 5), sua dimora, suo tempio santo (cfr. 1Cor 3, 17). Abbiamo visto come ogni membro, sull’esempio di Cristo, sia invitato a collaborare alla edificazione della Chiesa e della piccola "chiesa domestica", a mettere in comune la propria pietra, indispensabile per costruire-edificare una "intima comunità di vita e di amore"5.
Non ha importanza che la pietra sia piccola o grande, anzi, come dice Madre Speranza, è indispensabile e preferibile che ci siano differenze, dal momento che una casa non si costruisce mai con pietre della stessa grandezza…*; ciò che conta è, invece, che queste siano pietre vive.
È nella "Parola di Dio viva ed eterna" (1Pt 1, 23) che ciascuno viene rigenerato e reso capace di stringersi a Cristo, pietra vita (cf. 1Pt 2, 4), per venir impiegato per un sacerdozio santo.
Il Signore, in forza del sacramento del matrimonio, desidera, appunto, impiegare ogni famiglia per un sacerdozio santo, che renda visibile, testimoni e faccia risplendere quel sacerdozio comune a cui ogni laico è chiamato a partecipare in virtù del battesimo: «I coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in un continuo "sacrificio spirituale a Dio gradito" (1Pt 2,5)»6. Tale sacerdozio consiste nell’offerta di sé, nel sacrificare se stessi come vittima a Dio gradita, a servizio e per il bene dell’altro e dei fratelli, nella partecipazione ai sacramenti e nella preghiera vissuta in famiglia7.
Questo mese vorrei porre l’accento su uno di questi particolari segni della partecipazione della famiglia al sacerdozio di Cristo, alla vita e alla missione della Chiesa: la chiamata all’offerta della propria esistenza8.
L’offerta di sé è uno stile di vita che ha la sua fonte nell’Amore, nel Sacrificio di Cristo sulla croce, nella forza della sua Risurrezione e nello Spirito effuso nei nostri cuori. Umanamente, infatti, saremmo incapaci di seguire l’Amore quando questo ci conducesse fino alle estreme conseguenze…, quando ci chiedesse di rinnovare, nelle varie circostanze della vita, il "sì" del giorno del matrimonio… "costi quello che costi" (M. Speranza)!
L’offerta di sé è un atteggiamento che si apprende dalla testimonianza viva di chi ci vive accanto, che si incarna nella semplice e spesso monotona realtà quotidiana.
L’offerta di sé nell’amore coniugale e familiare - «vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità (cfr. Paolo PP. VI «Humanae Vitae», 9)» - esprime e realizza «la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa»9.
Famiglia cristiana, la tua vocazione è grande!... chiamata a dare ragione della speranza che è in te, nonostante i venti contrari della cultura dominante che guarda con sospetto e considera perdente una vita impostata sulla rinuncia, sul sacrificio, sull’offerta di sé… Rinuncia, sacrificio, offerta… termini ormai in disuso, se non banditi, dallo stesso parlare comune e, quel che è peggio, dall’educativo!
Famiglia cristiana, continua a credere che la tua vocazione è grande!
Lo stesso autore della prima lettera di Pietro invita i suoi destinatari a fidarsi di Dio, nonostante le difficoltà, li incoraggia a trovare in Cristo la forza per sostenere insulti, calunnie, ostilità, li esorta a restare saldi…
L’offerta di sé passa, obbligatoriamente, per quella strada stretta scelta da pochi, ma che è l’unica a condurre alla Vita.
Mi accorgo dello "scandalo" e dell’intolleranza che, a volte, suscita la frase di M. Speranza incisa sulle pareti delle Piscine di Collevalenza: "Ti ringrazio, Signore, perché mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire".
È lo scandalo del dolore, del tradimento, della croce, della morte che acquista senso solo alla luce della Risurrezione di Cristo, che ha scelto questa strada per redimere e salvare l’intera umanità.
L’amore autentico non è mai disgiunto dal dolore, anzi, quest’ultimo sembra esserne la misura: tanto più si soffre, tanto più si ama!
È questa l’esperienza che Gesù fa fare a M. Speranza, al fine di condurla alla graduale e totale offerta di sé. Ella, già nel dicembre del 1927, annota sul suo Diario: «Questa notte mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto, che non debbo desiderare altro che amarlo e soffrire, per riparare le offese che riceve dal suo amato clero»10.
Per lei non sarà subito tutto chiaro, chiederà al suo padre spirituale che cosa vorrà dirle il Signore con tutto questo. Da quel giorno, comunque, offrirà la sua vita per la santificazione dei sacerdoti e capirà di essere chiamata ad infiammare dello stesso anelito i cuori di quanti la avvicinano: «Debbo far sì – prosegue - che quanti vivono con me sentano questo desiderio di soffrire e offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero»11.
Il Sacerdozio, un tesoro conservato in vasi di creta, a volte tradito, deturpato… Il Papa stesso, nella sua lettera, riconosce infedeltà e fragilità «mai abbastanza deplorate" che vedono coinvolti i ministri di Dio ed invita ad "una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio, concretizzato in splendide figure di generosi Pastori, di Religiosi ardenti di amore per Dio e per le anime, di Direttori spirituali illuminati e pazienti»12.
Un anno sacerdotale, il primo nella storia della Chiesa, che vuole essere stimolo a riflettere sul grande ed inestimabile dono offerto alla comunità ecclesiale! Ci lasciamo guidare da una riflessione del S. Curato d’Ars:
"Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Senza il prete la morte e la passione di Nostro Signore non servirebbero a niente. È il prete che continua l’opera della Redenzione sulla terra... Che ci gioverebbe una casa piena d’oro se non ci fosse nessuno che ce ne apre la porta? Il prete possiede la chiave dei tesori celesti: è lui che apre la porta; egli è l’economo del buon Dio; l’amministratore dei suoi beni... Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi"13.
Vorrei concludere
invitando ogni famiglia cristiana a ripensare, ringraziare e pregare per i
pastori incontrati nel proprio cammino e a custodire nel cuore la domanda
che M. Speranza pone al suo padre spirituale: «Che vuol dirmi, Gesù con
tutto questo?»14.
Chissà che il Signore, in questo anno, non attenda qualcosa anche da
ciascuno di noi, da ogni famiglia cristiana…
(segue)
1 Benedetto VXI, Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale, 16.6.2009.
* (cfr. El Pan 4, 42)
2 CEI, Direttorio di Pastorale Familiare, Ed. 1993, Introduzione.
3 Ibidem, nn. 147-155.
4 Cfr. Riviste L’Amore Misericordioso: novembre e dicembre 2008, gennaio, febbraio e marzo 2009.
5 GS 48.
6 CEI, Direttorio…, Op. cit., n. 148.
7 Cfr. CEI, Direttorio…, Op. cit., 147.
8 Ibidem.
9 FC 50.
10 M. SPERANZA, Diario, 18.12.1927.
11 Ibidem.
12 Benedetto VXI, Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale, 16.6.2009.
13 "Le Sacerdoce, c’est l’amour du cœur de Jésus" (in Le curé d’Ars. Sa pensée - Son cœur. Présentés par l’Abbé Bernard Nodet, éd. Xavier Mappus, Foi Vivante, 1966, p. 98-100), citata da Benedetto VXI nella Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale, 16.6.2009.
14 M. SPERANZA, Diario, 18.12.1927.
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ultimo aggiornamento
04 settembre, 2009