Acqua dell’Amore Misericordioso


Ti ringrazio Signore, perché mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire

Questa frase di Madre Speranza, non è più comprensibile per noi cristiani occidentali del 21° secolo ben integrati nell’attuale società edonista e neoumanista, che considera ogni tipo di sofferenza solo un inutile ostacolo cui rimediare il più presto possibile.

Non siamo più abituati a ricordare il senso cristiano e redentivo della sofferenza riparatrice sulle orme di Gesù, per questo non abbiamo risposte, ma solo "opinioni", alle domande di eutanasia di persone alle quali la scadente qualità della vita comporta sofferenza.

Che risposte possiamo dare, se noi cristiani per primi rimaniamo scandalizzati quando all’improvviso la sofferenza ci visita e la consideriamo soltanto uno sfortunato incidente e non piuttosto un’occasione per amare di più?

Ma è urgente ritrovare la risposta evangelica al mistero della sofferenza, perché la cultura evangelica, incarnata nella nostra vita di tutti i giorni, possa finalmente contrapporsi alla cultura edonista e ridare speranza all’umanità. L’annuncio che il mondo sta aspettando di ricevere, che Dio è un Padre buono e Amore Misericordioso, attraversa il problema della sofferenza umana, perché è proprio mediante la sofferenza che Dio ci ha dimostrato il Suo Amore.

Vogliamo approfondire insieme? Continueremo nel prossimo numero della rivista.

m.s.


Sia quest’acqua figura della Tua grazia e della Tua misericordia

Il 26 dicembre 1961 mi sentii male, dolori addominali violenti e vomito; il medico di famiglia ordinò il mio ricovero con urgenza in Ospedale.

Fui portata in sala operatoria: gangrena totale dell’intestino tenue da volvolo e briglie, conseguenti ad ascessualizzazioni multiple di ghiandole tubercolari. Non restava che attendere la morte, così ripetevano i medici. La Madre Speranza, avvisata della situazione, risponde "Che prenda l’Acqua del Santuario, io pregherò".

Dopo tre giorni dall’operazione i medici ancora mi vietavano anche un sorso d’acqua e io avevo già bevuto due litri e mezzo dell’Acqua del Santuario senza avvertire disturbo, anzi con un crescente benessere che stupiva tutti.

In pochi giorni sono guarita completamente, tanto che potei essere dimessa e tornare a casa il 6 gennaio 1962. All’uscita dall’ospedale, i medici, che io ringraziavo, risposero "Ringrazi Quello lassù! Noi abbiamo fatto qualche cosa, ma chi ha fatto è stato Lui!".

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ultimo aggiornamento 05 settembre, 2009