Signore, Ti ringrazio perché mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire
La tecnologia ci apre grandi possibilità e ci aiuta a limitare e ridurre molti disagi e sofferenze, frontiere irraggiungibili solo qualche decennio fa. Ma se è giusto continuare a combattere la sofferenza, anche se in realtà combattiamo soprattutto la nostra di occidentali soddisfatti e ben nutriti, è illusione presumere di poterla eliminare del tutto.
A noi che inconsapevolmente potremmo essere convinti che ogni forma di sofferenza non serva a niente e debba solo sparire dalla nostra vita, Madre Speranza ripete: "Portare la croce è inevitabile". La sofferenza, insomma, fa inevitabilmente parte della condizione umana, non possiamo sorprenderci se all’improvviso accade anche a noi.
Riconoscere che è davvero così per tutti è già frutto di maturità, ma non basta. Bisogna trovare la forza di accettare e "portare", ossia non sfuggire con mille espedienti e stratagemmi al limite della nostra condizione umana. Sarebbe faticoso e inutile come voler scappare dalla propria ombra.
Portare, restare in compagnia del nostro disagio, grande o piccolo che sia, evidente o segreto, fisico o psichico ma sempre e comunque capace di spalancare per noi le porte dell’oscurità e della solitudine più insopportabile, avere il coraggio di "restare" in tutto questo è il primo passo.
Dal primo si comincia, gli altri passi verranno in seguito.
Maria Antonietta Sansone
Sia quest’acqua figura della Tua grazia e della Tua misericordia
Relazione medica
Il Sig. B.D. di anni 60, dal mese di settembre aveva presentato rialzi febbrili della durata di qualche giorno. Nel novembre 1960, per un nuovo rialzo termico, fui chiamato a consulto e l’esame clinico rivelò una tumefazione dura, aderente e poco dolente nella regione inguinale sinistra, accentuata anemia e deperimento. Sospettai un tumore al sigma e un esame radiografico confermò il sospetto diagnostico. Consigliai una visita dal Professor Condorelli, clinico di Roma, il quale formulò diagnosi di linfosarcoma e consigliò il ricovero in clinica.
Il paziente, prima del ricovero, volle bere l’acqua della fonte dell’Amore Misericordioso che si trova nella frazione di Collevalenza di Todi. Dopo aver bevuto l’acqua, l’ammalato decise di entrare in clinica ma ciò non fu possibile subito per assenza improvvisa del Professor Condorelli.
Pensai di farlo visitare dal Professor Frugoni di Roma. Il suddetto, dopo un’accurata visita e con mia grande sorpresa personale, non riscontrò alcuna tumefazione. Anch’io volli accertarmi e notai che il paziente non presentava più la grossa e dura tumefazione inguinale. Nuovi esami radiografici non evidenziarono il tumore al sigma e le condizioni generali del paziente migliorarono velocemente.
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ultimo aggiornamento
19 ottobre, 2009