2009 - 19 giugno - 2010 - ANNO SACERDOTALE
P. Ireneo Martín fam
L’accoglienza fraterna dei sacerdoti
nelle comunità della Famiglia dell’Amore Misericordioso
"Todo por Amor"
Introduzione
Il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto uno "speciale anno sacerdotale" per favorire la dimensione umana, spirituale e di comunione dei sacerdoti. "Consideriamo un segno dei tempi l’indizione di questo anno speciale. L’unione con i sacerdoti diocesani che costituisce il fine primario della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso – ritengono i due Superiori generali dei FAM e delle EAM – vede coinvolta tutta la Famiglia religiosa in questa missione così attuale per l’intera vita della Chiesa" (Circolare congiunta 31/05/2009).
Il cuore sacerdotale della venerabile Madre Speranza che lungo la sua vita ha illuminato e confortato tante persone: vescovi, presbiteri, consacrati, laici…sentì un giorno l’ispirazione ad offrirsi vittima per i sacerdoti del mondo intero. E ripetutamente ha chiesto questa offerta ai suoi figli e alle sue figlie. Infatti per i sacerdoti e per i poveri ha fondato la Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso: Figli e Ancelle. Il Signore ci ha voluti insieme perché ha un compito da affidarci: l’accoglienza dei sacerdoti nelle nostre case e specialmente in quelle dei FAM: "aprendo le porte al clero secolare di qualsiasi diocesi, di qualsiasi età, in qualunque situazione si trovi ed intendendo fare così non un atto di carità ma di fraternità" (El pan 14, 6).
Per questo motivo Madre Speranza in molte testimonianze e nei suoi stessi scritti ricorda e ribadisce con insistenza che il Signore voleva una Congregazione per il "suo amato clero", perché venivano tempi in cui il sacerdote non avrebbe potuto vivere da solo, aveva bisogno di una Famiglia.
In questa ottica nasce l’intuizione profetica della nostra Fondatrice portando avanti questa missione: due congregazioni con uno stesso carisma, uno stesso stile, con gli atteggiamenti di accoglienza richiesti, e contemporaneamente la complementarietà e la collaborazione nell’unione di un’unica Famiglia.
Ecco la grande sfida che ci sta davanti in questo nuovo millennio appena iniziato, come ben ci ricordava il Papa Giovanni Paolo II: "Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità di comunione facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità" (NMI ,43).
Ebbene la spiritualità dell’Amore Misericordioso, così come Madre Speranza l’ha vissuta e insegnata, si esplica nel suo motto "Todo por Amor" (Tutto per Amore) che ora troviamo scritto all’ingresso di molte delle nostre case d’accoglienza. Ci basta riportare alcune sue parole piene di entusiasmo e passione per indicarci lo stile da tenere e da non dimenticare mai nell’accoglienza di ogni essere umano e specialmente dei sacerdoti: "Amati figli e figlie – scrive in una delle sue circolari più belle – debbo dirvi che vivo giorni di vera gioia ed emozione… per il compito che vengo svolgendo in questi mesi nella casa di Nostro Signore (il Santuario), facendo la portinaia di coloro che soffrono e vengono a bussare a questo nido di amore" (El pan 20, circ 641).
1. Perché un’unica Famiglia?
Il papa Giovanni Paolo II in occasione del suo pellegrinaggio apostolico al Santuario dell’Amore Misericordioso nel 1981 nell’allocuzione diceva così: "Desidero esprimere il mio compiacimento per quanto viene compiuto dell’assistenza e della santificazione del clero diocesano. Tale compito rientra nel fine specifico della Congregazione dei FAM, per la cui realizzazione le Ancelle prestano la loro delicata collaborazione". Partendo da queste benevole parole del Papa voglio approfondire meglio la realtà carismatica della nostra Famiglia religiosa, voluta dal Buon Gesù per i suoi sacerdoti. Dal 1996 la Famiglia si è allargata, si è aggiunta pure un’altra realtà i laici, dando così vita all’Associazione Laici Amore Misericordioso (ALAM). Anche da essi riceviamo un grande e valido aiuto in questa nostra missione contribuendo con la loro testimonianza e collaborazione al rinnovamento interiore dei sacerdoti.
Nell’analizzare l’accoglienza fraterna dei sacerdoti nelle nostre case voglio partire proprio da questa realtà di "unica famiglia" che caratterizza lo stile di vita delle due congregazioni, poiché mi sembra un tratto peculiare e portatore di certa originalità: "Queste due congregazioni sono una sola cosa con lo stesso Titolare, con la stessa missione di carità senza limiti e figli della stessa Madre" (El pan 14, 144).
Uniti come fratelli e sorelle superando gli aspetti umani, i figli e le figlie di Madre Speranza sono chiamati a vivere una vera comunione ad immagine della Trinità, ad attuare in modo visibile la comunione ecclesiale in virtù del fatto che siamo stati convocati a vivere lo stesso carisma. Quest’idea di un profondo significato teologico per tutti i credenti la ritroviamo anche molto ben marcata nel documento dell’Aparecida dell’America latina: "Riconosciamo che esiste una profonda vocazione all’unità nel cuore di ogni essere umano perché tutti hanno la stessa origine e lo stesso Padre, e perché tutti portano in sé l’immagine e la somiglianza con lo stesso Dio, nella sua comunione trinitaria" (Conf. di Aparecida-Brasile, 2007).
Un fattore molto importante nelle nostre case di accoglienza è questa complementarietà e diversità da parte del religioso uomo e da parte della religiosa donna, partecipando alla medesima spiritualità assumiamo un autentico spirito di condivisione e di collaborazione sempre nel rispetto della persona e alla reciproca autonomia. Nelle Costituzioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso viene sottolineato questo concetto con molta chiarezza: "La vita della Madre Fondatrice, con la sua costante dedizione al clero, conferisce alla nostra vocazione–missione un profondo orientamento sacerdotale. Ella ci invita ad offrirci all’Amore Misericordioso per i sacerdoti del mondo intero. La congregazione è anche particolarmente disponibile a collaborare nelle attività dei Figli dell’Amore Misericordioso poiché la loro missione deriva dal medesimo carisma" (Cost. EAM ,18).
La famiglia, categoria principale per comprendere le relazioni umane e cristiane, diventa centrale per vivere il nostro carisma. Infatti la nostra Famiglia religiosa si ispira in modo proprio alla famiglia cristiana. Nel nostro caso non sono i vincoli della carne e del sangue alla base dei rapporti, ma qualcosa di più forte: l’amore misericordioso del Signore ricevuto in modo filiale, scambiato tra di noi in modo fraterno e testimoniato specialmente ai sacerdoti e ai più poveri. Madre Speranza parla di "una misma familia" (un’unica famiglia). Vogliamo quindi dire che la novità e la peculiarità della Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso è data dal fatto che le due Congregazioni costituiscono nel progetto di Dio rivelato a Madre Speranza un’unica famiglia. Perciò secondo lei sono "veri fratelli" che vivono uniti e si aiutano. Qui sta l’efficacia e la forza del nostro carisma, la famiglia: "Ogni nostra casa sia un focolare per il suo clima di famiglia… la carità deve essere il motivo ultimo del nostro parlare e del nostro tacere" (Direttorio FAM, 44-45).
Nel pensiero di Madre Speranza FAM ed EAM formiamo perciò una Famiglia distinta il cui stile è avere uno spirito di una vera e profonda stima reciproca, nella confidenza rispettosa e nella disponibilità ad un pronto e disinteressato aiuto fraterno. Con questa stessa insistenza si manifestava Giovanni Paolo II nella Pastores dabo vobis quando parlava dell’unione del clero: "La fisionomia del presbitero è quella di una vera famiglia, di una fraternità i cui legami non sono dalla carne e dal sangue, ma sono dalla grazia dell’ordine: una grazia che assume ed eleva i rapporti umani, psicologici, affettivi, amicali e spirituali tra i sacerdoti" (PDV, 74).
2. La nostra missione: impegno prioritario per i sacerdoti
Chi accogliamo?
Per questo motivo abbiamo una priorità ben chiara e definita nella nostra Famiglia religiosa: "I religiosi devono porre tutto l’impegno e la cura nell’unirsi ai sacerdoti, essendo per loro veri fratelli, aiutandoli in tutto più con i fatti che con le parole" (El pan 14, 1).
Quindi tutto è finalizzato a favorire la santità sacerdotale sostenendosi reciprocamente. Secondo Madre Speranza non basta l’impegno individuale ma è necessaria una crescita "insieme" riscoprendo nella vita del sacerdote ciò che è essenziale come ci dice l’apostolo San Pietro: "Siate tutti concordi, partecipi degli altri, animati d’affetto fraterno, misericordiosi e umili" (1Pt 3, 8-9).
Uniti ai sacerdoti in queste case di accoglienza la Famiglia religiosa potrà attuare meglio le opere di misericordia in favore dei più poveri e dei bisognosi.
La nostra Fondatrice con un gran cuore di madre verso i sacerdoti giovani già fin dall’inizio aveva previsto lo stacco che esiste tra la vita del seminario e l’assunzione di responsabilità pastorali dirette. Già allora ella vedeva come dopo l’entusiasmo dei primi anni arrivano le difficoltà di relazione, le delusioni e un certo logorio psicologico che fanno svanire gli ideali e conseguentemente l’impoverimento della propria vita interiore. Secondo lei questa situazione richiedeva un’attenzione, un sostegno e una prossimità carica di amore misericordioso.
Certamente dai suoi scritti emerge come l’amore sia la miglior terapia o medicina che può curare e risanare le ferite umane. "I FAM – dice la Madre Speranza nelle antiche Usanze – saranno formati nello spirito di carità, di abnegazione e di amore ai sacerdoti del clero secolare…Uniti al clero diocesano con voti avranno vivo interesse di lavorare con il clero giovane; li prepareranno perché sappiano meglio disimpegnare il loro ministero e difendersi dai numerosi pericoli che incontreranno…Tratteranno questi giovani con vero amore di fratelli, con molta carità e prudenza, senza dimostrare stupore, fastidio e timore esagerato quando li vedessero angustiati e deboli di fronte a qualche miseria umana. Con i caduti si comportino come padri affettuosi e comprensivi della loro debolezza, senza scoraggiarli ma animandoli perché sappiano difendersi con più facilità e infondendo in essi amore e confidenza nell’amore misericordioso che tanto ha fatto e fa per gli uomini, abbiano comprensione delle loro miserie" (El pan 14, 3-4).
Ovviamente anche ella avvertiva con quel sesto senso che hanno le madri che per l’accoglienza dei sacerdoti era indispensabile una buona preparazione umana e spirituale. Oggi più che mai costatiamo quanto sia necessario per alcuni sacerdoti, in questo processo di rinnovamento, l’apporto di un cammino terapeutico personalizzato ed integrato, avvalendosi di professionisti esperti nel settore umano, psicologico e spirituale. Secondo M. Speranza, però, resta il fatto che il vero e principale fondamento è il rapporto profondo e personale con il "Buon Gesù".
Sono convinto che in queste sue parole ci sia tutto un progetto di Dio verso i sacerdoti: infatti vedeva come nella società l’eccessivo attivismo ci può portare ad una vita disordinata che produce stress e tristezza. Ella, quindi, con una visione realistica leggeva e manifestava la facile connessione dell’isolamento della vita del prete con il decadimento nella maggioranza dei casi della vita interiore. I preti sono sempre i più indifesi e vulnerabili. Era convinta che il prete doveva fare esperienza di vita comune con altri preti, pur non avendo l’obbligo di una vera e propria vita comunitaria. Nel decreto Presbyterorum Ordinis si dice: "Sia incoraggiata fra i sacerdoti una certa vita in comune o una qualche comunità di vita che può tuttavia assumere forme diverse, in rapporto ai differenti bisogni personali e pastorali" (PO,8). Un prete solitario o vagante non può trovare la felicità anche se la cerca ansiosamente.
Nel 1961 Madre Speranza scrisse una lettera confidenziale ad un vescovo molto apprezzato e stimato da lei in cui manifestava il suo grande amore di madre verso alcuni dei suoi sacerdoti: "Questi poveri sacerdoti si trovano tanto soli, non trovano la forza di aprirsi con il loro vescovo… come dovrebbero ed è loro sommamente difficoltoso mantenere per lungo tempo un atteggiamento grave e modesto, così poco a poco si legano ad amicizie troppo familiari e, senza accorgersene, arrivano a non poter astenersi e liberarsi da affettuosità troppo tenere" (El Pan 19, cart 2409).
In questo modo siamo chiamati, in tempi difficili per la famiglia umana, a dare testimonianza di vita come famiglia religiosa a cui appartengono uomini e donne, sacerdoti diocesani con voti inseriti nel loro presbiterio, religiosi e religiose che lavorano in attività temporali e l’ALAM (I laici).
È augurabile che in un futuro prossimo la Famiglia dell’AM possa esprimere tutta la sua ricchezza carismatica attinta dall’esempio e dagli insegnamenti di Madre Speranza e lavorare insieme con più entusiasmo e competenza nell’accoglienza dei sacerdoti che hanno bisogno di un rinnovamento e di un ripresa esistenziale e spirituale. Questa a mio avviso è la vera lettura dei segni dei tempi attualmente e alla luce di quanto la nostra Fondatrice Madre Speranza ha voluto e che la Chiesa con urgenza ci richiede.
3. Alcuni tratti dell’accoglienza dei sacerdoti
a) Come Accogliamo?
Dando uno sguardo alle nostre Costituzioni, agli scritti e insegnamenti della Fondatrice e alla nostra esperienza in questo campo, desidero semplicemente rilevare alcuni dei tratti che caratterizzano la nostra accoglienza nelle varie comunità dove lavora unita la Famiglia dell’Amore Misericordioso.
● Mettere in pratica il "tutto per amore" con una vera accoglienza fraterna, un amore senza limiti, familiare, dettato dal cuore, gioioso, concreto, delicato e appassionato.
● Religiosi/religiose consacrati più pienamente alla loro causa col voto di vittima, rispondendo davvero alla missione che il Signore ci affida.
● Curare l’accoglienza, in modo particolare l’impegno prioritario con i sacerdoti diocesani.
● Prendersi cura soprattutto dei sacerdoti giovani. offrendo loro incoraggiamento, delicata cura, supporto competente, vero amore e comprensione fraterna. Coloro che ne hanno bisogno possano trascorrere con noi un periodo di riflessione, ripresa spirituale, fisica e psicologica.
● Provvedere all’accoglienza e all’assistenza dei sacerdoti anziani e ammalati.
● Unirci ai sacerdoti per fomentare l’unità interna della vita spirituale, ricordandoci che tutte le case dei FAM sono case di accoglienza sacerdotale.
● Accoglierli nelle nostre case per brevi periodi di riposo o permanenze stabili.
● Conservare lo stile di gratuità, secondo quanto ci viene richiesto dalla Fondatrice: "Affinché si sentano in casa propria, in un clima di famiglia: la Congregazione non riscuoterà dai sacerdoti alcun compenso per la permanenza…. Si concorderà, invece, un congruo contributo per coloro che vivono con noi permanentemente" (Cost. FAM art. 19).
● Animare, se richiesti, raduni , ritiri e corsi di esercizi spirituali.
● Favorire incontri fraterni, collaborare nel ministero e offrire loro aiuto in ogni necessità.
Quindi sostenendo e favorendo l’accoglienza e la comunione tra i sacerdoti ci collochiamo nel cuore stesso della Chiesa e diventiamo strumenti di misericordia per ogni persona bisognosa. Questo servizio, che è un dono di Dio, richiede in noi preghiera, formazione sulla spiritualità del sacerdote e un’attenzione alle condizioni di vita dei sacerdoti, specialmente quelli in processo di rinnovamento e i più giovani. Essi non sono solo i primi destinatari della misericordia di Dio, ma costituiscono un aiuto fondamentale nella nostra crescita e nella nostra missione. I sacerdoti e i più bisognosi, con la loro "sacramentalità" specifica, ci aiutano ad accogliere Gesù in loro e, unendoci ad essi, impariamo a considerarli come nostri maestri.
Per questo motivo diventa necessaria la testimonianza di comunione, di accoglienza del rapporto amichevole, della preghiera e del servizio fraterno. Secondo Madre Speranza la fraternità sacerdotale non si improvvisa, né nasce per generazione spontanea ma, come ogni bene prezioso, va coltivata, custodita e accresciuta. Essa non si inventa né si programma, si domanda e si accoglie come un dono gratuito."Con animo fraterno dobbiamo condividere preoccupazioni, lavoro, gioia e sofferenza senza dimostrare nei confronti dei sacerdoti meraviglia, fastidio o timore eccessivo ogni qualvolta li si veda tormentati e deboli dinanzi a qualche umana miseria (El pan 14,4).
Per la Nostra Fondatrice questa passione verso i preti non si è basata soltanto su affermazioni di principio ma, fin dalla fondazione della Famiglia AM, si è tradotta in esperienza di vita vissuta personalmente, rinnovando spesse volte la sua offerta di vittima al Signore secondo questa intenzione.
b) Dove accogliamo?
Descriviamo ora le modalità, le forme di fraternità e le case di accoglienza che sono sorte soprattutto in Italia, in Spagna e in germe in altri paesi.
ITALIA
COLLEVALENZA:
- Casa di accoglienza per sacerdoti (tre piani dell’edificio Casa del Pellegrino
B con 25 posti letto). Nell’attualità accanto ai sacerdoti anziani e ammalati,
ne sono otto, c’è l’accoglienza di sacerdoti diocesani (una quindicina) durante
un periodo di tempo, per un processo di rafforzamento della loro identità umana
e vocazionale.
- Istituto dell’Amore Misericordioso o Casa Madre dei FAM: vi abita una comunità
religiosa che oltre all’attenzione per il Santuario accoglie i sacerdoti che
spesso vengono per riposarsi e ritemprare lo spirito per un certo periodo.
Collevalenza con il suo Santuario è diventata il punto di riferimento più
importante per raduni, incontri, corsi di esercizi spirituali per il clero,
settimane di studio e corsi di aggiornamento.
CAMPOBASSO (VILLA DI PENTA)
Casa di accoglienza–centro di spiritualità per sacerdoti che vogliono vivere
durante un periodo di tempo la fraternità. Raduni, esercizi spirituali per
sacerdoti e per altri gruppi ecclesiastici. Tutto in un clima di silenzio in cui
la casa è immersa; è il luogo ideale per ripensare alla propria vita.
FERMO
Casa di accoglienza sacerdotale. Dal 1989 è sorto questo centro per il clero
diocesano…Nella attualità casa di Formazione della Congregazione dei FAM.
ROMA (COMUNITA’ DI SPINACETO)
La comunità dei FAM con la collaborazione delle suore, oltre ad occuparsi della
pastorale della parrocchia San Giovanni Evangelista, accoglie nella propria casa
i sacerdoti giovani stranieri, specialmente asiatici e latino americani che
vengono a terminare gli studi di laurea o di dottorato nelle varie Università
Pontificie di Roma.
CITTA’ DEL VATICANO ("DOMUS ROMANA SACERDOTALIS"
NELLA TRASPONTINA)
La Santa Sede ha affidato alla Famiglia Religiosa la gestione di questa casa per
l’ ospitalità e l’accoglienza di vescovi e sacerdoti di tutto il mondo.
UGENTO E CALTANISSETTA
In queste due città i sacerdoti diocesani FAM chiamati ad incarnare il proprio
essere religiosi all’interno della realtà presbiterale dove sono incardinati,
oltre ad iniziare tra di loro una vita di comunione cercano di favorire le
relazioni e i servizi nella fraternità sacerdotale delle loro zone. In
collaborazione con le EAM attendono altre opere di carità: soprattutto
l’attenzione agli extra-comunitari e ai poveri.
SPAGNA
Molto significative sono le opere in Spagna, la terra dove nacque Madre Speranza:
VILLAVA (NAVARRA): Casa sacerdotale "Virgen de la Esperanza".
Dal 1988 è nata come casa di accoglienza e residenza per sacerdoti ammalati, specialmente per quelli già in pensione. Durante un tempo sono stati accolti pure sacerdoti giovani che studiavano nell’Università di Navarra. Ha 25 stanze.LEON (LA NORA DEL RIO): casa di spiritualità sacerdotale. Accolgono sacerdoti che vengono per riposarsi e a ritemprare lo spirito. Organizzano in accordo con la diocesi di Astorga la formazione permanete per il clero oltre che ritiri e corsi di esercizi spirituali rimanendo aperta a gruppi ecclesiastici.
BILBAO (HURTADO DE AMEZAGA): residenza sacerdotale "Nuestra Señora del Carmen".
E’ una casa storica e molto cara alla Famiglia dell’A.M. Proprietà della signorina Pilar de Arratia, anima gemella di Madre Speranza. La sua parente signorina Carmen Gandarias si impegnò a destinare questa casa all’accoglienza di sacerdoti: anziani o con varie necessità. E’ una fondazione che funziona con questa missione dal 1989. Numerosi sacerdoti si avvicinano a questa casa, al "piccolo focolare sacerdotale" (pequeño hogar sacerdotal).MADRID. La comunità dei FAM seguono due parrocchie nella zona più povera di Madrid: Vallecas. La comunità risiede in Entrevias dove spesso si radunano i preti della zona con i quali trascorrono momenti di vera e propria fraternità sacerdotale.
Non possiamo enumerare tutte le altre ma come ormai abbiamo detto in Brasile, in Messico, in Romania, in Bolivia e nell’India e altrove le nostre case sono aperte a i sacerdoti ricordando ancora una volta le parole della nostra Madre Fondatrice: "Qualsiasi casa dei FAM è casa di accoglienza sacerdotale".
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ultimo aggiornamento
17 novembre, 2009