Omelia 50° del santuario Mons. Gualtiero Bassetti
Collevalenza ...
un luogodell’anima
Omelia di S.E. Mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia nella celebrazione a chiusura dell’anno giubilare per il 50° anniversario dell’erezione del santuario dell’Amore Misericordioso
Collevalenza, 31 ottobre 2009
Il saluto ...
È una grande emozione stasera per me essere qui in mezzo a voi, perché posso dire che, nella mia vita, Collevalenza è sempre stato un luogo dell’anima, come Assisi, come La Verna, come Lourdes; ho sempre portato nel cuore il desiderio di essere a Collevalenza per sperimentare questo amore misericordioso del Signore. Per questo ho ritenuto come una grazia l’invito e la possibilità di una Concelebrazione qui in santuario a conclusione delle celebrazioni del 50° della sua erezione.
Ci sono anche ricordi particolari che mi legano a Collevalenza:
con la stessa Madre Speranza: ero sacerdote abbastanza giovane quando venimmo con un gruppo di fedeli da Firenze; la Madre ci salutò dalla finestra; io ebbi la possibilità di scambiare qualche parola con Lei e mi ha davvero riscaldato il cuore e incoraggiato come sacerdote;•
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poi ricordo Padre Arsenio e altri Padri;•
e poi ancora un’altra cosa: questo è il luogo dove per tanti anni è vissuto il vescovo Mons. Giovanni Bianchi, mio maestro di vita spirituale, mio Vicario generale nella diocesi di Firenze, veramente un esempio di sacerdote e di vescovo per la mia vita; oggi, anche come Vescovo della regione Umbra, godo dell’opportunità che ora ho di dirvi "grazie!", perché l’avete accolto e l’avete aiutato a concludere con tanta serenità la sua vita!
Cari fratelli e sorelle,
ci siamo riuniti questa sera per celebrare un evento importante: il 50° anniversario dell’erezione del santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza, il primo al mondo con tale denominazione, voluto dal Signore e realizzato con tanta passione e sacrificio dalla venerabile Serva di Dio Madre Speranza di Gesù.
Questo piccolo borgo di Collevalenza oggi non sarebbe quello che è, se il buon Dio, nella sua imperscrutabile sapienza, non l’avesse scelto per farne un mirabile "luogo di preghiera e di pietà cristiana". Un centro di ardente spiritualità, dove Dio sta aspettando gli uomini: "... non come un giudice per condannarli e infliggere loro un castigo, ma come un padre che li ama, che li perdona, che dimentica le offese ricevute e non le tiene in conto". Madre Speranza nei suoi diari racconta, con tanta semplicità, cose che per noi hanno dello straordinario. Scrive nell’anno 1949: "Il buon Gesù mi ha detto che tra un po’ di anni, con il suo aiuto, con maggiori angosce, fatiche, dispiaceri e sacrifici, costruirò l’ultimo magnifico laboratorio per le giovani e, insieme a questo, un santuario dedicato al suo Amore Misericordioso … ove attirerà a sé tutte le anime che vi passeranno" (cfr. Diario p. 228). La Madre, mossa dallo Spirito arrivò a Collevalenza nel 1951, già in età matura, trovando alloggio nella casa parrocchiale insieme alla comunità dei Figli dell’Amore misericordioso, da lei fondata. Collevalenza era allora un borgo quasi selvaggio, con gli abitanti non tanto avvezzi alle cose di Chiesa; anzi, quando arrivò la Madre non vi era nemmeno il parroco, perché il vescovo di allora aveva comminato l’interdetto e nessuno poteva celebrare nella chiesa. Eppure Madre Speranza andava annotando nel suo diario: "Beata Collevalenza, che ha avuto la fortuna di essere la sede e il centro del roccolo… Su questa montagnola, in questo paese sperduto, quasi senza comunicazione… verranno anime da tutto il mondo… perché? Perché qui le attende il Signore, l’Amore Misericordioso" (Esortazioni 1959). Luogo più desolato e desolante ove fondare un santuario forse non c’era: ma questo era il disegno di Dio.
Dopo lunghi lavori, nel 1955 venne inaugurata la cappella del crocifisso, elevata a dignità di santuario nel 1959 (cinquanta anni fa) con un decreto del vescovo di Todi Alfonso Maria De Sanctis. Qualche anno dopo, dato il continuo afflusso di pellegrini, dall’Italia e anche dall’estero, la Madre pensò alla costruzione di una chiesa più capiente, proprio accanto alla Cappella già molto frequentata. Fu incaricato dei lavori l’architetto spagnolo Julio Lafuente, che allora dimorava in Roma. Dalla genialità dell’artista scaturì un complesso architettonico imponente, armonioso e austero allo stesso tempo, da molti all’epoca non compreso nella sua concezione ardita e innovativa. Oggi sembra quasi far parte del bel paesaggio umbro: i grandiosi cilindri, a mo’ di colonne portanti, ricordano i robusti alberi dell’antico bosco con il "roccolo", che era una struttura dove i cacciatori s’appostavano per catturare gli uccelli. La grande vetrata della facciata in effetti suggerisce una rete gigante, stesa per catturare gli animali in volo. Potremmo dire che Dio ha voluto qui catturare con il suo amore e la sua misericordia schiere di uomini e donne che, dal canto loro, si sono lasciate afferrare dall’amore del Padre.
Il nuovo edificio, che ormai si presentava come un grande tempio, tant’è vero che poi fu elevato alla dignità basilicale, venne dedicato il 31 ottobre 1965 con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Todi mons. Antonio Fustella, alla presenza del cardinale Alfredo Ottaviani e di decine di vescovi di ogni parte del mondo, venuti a Collevalenza da Roma, ove si trovavano per i lavori del Concilio. Fu un giorno di giubilo per i membri della famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, ormai molto cresciuta, come per gli abitanti del piccolo borgo umbro e per i tanti pellegrini accorsi. Madre Speranza era riuscita a portare a termine l’opera più impegnativa della sua vita, che il Signore le stava chiedendo da anni, non solo a costo di consistenti sacrifici materiali ma anche di numerose umiliazioni e incomprensioni. Sulle orme del santo re Salomone, aveva edificato un tempio per la gloria Dio. Sull’esempio del re biblico, ella stessa volle comporre una preghiera di lode e di ringraziamento: "Fa’ che a questo tuo santuario, Gesù mio, vengano le persone dal mondo intero, non solo per cercare la guarigione dei loro corpi dalle malattie più strane e dolorose, ma che vengano per guarire le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, da’ consolazione e conforto a quanti ne hanno necessità; fa’ in modo, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un padre pieno di amore e di misericordia, il quale non tiene in conto le miserie dei suoi figli ma le dimentica e le perdona" (El pan).
Il complesso monumentale di Collevalenza, con la cappella del crocifisso e il grande tempio, non sarebbe stato completo però senza la cripta per le confessioni e le sale con le piscine per i malati: tutto segno e simbolo di una bontà che salva l’uomo nella sua interezza.
Questa è storia nota: nel corso di cinquanta anni molte sono state le testimonianze di grazie e di conversioni avvenute in questo luogo. Generazioni di fedeli hanno potuto sperimentare qui una particolare vicinanza di Dio; una presenza viva del Signore onnipotente, che dal suo cielo santo si volge fino a noi. E come in antico la nube della sua gloria avvolgeva tutto il santuario, così oggi i raggi dell’amore e della misericordia di Cristo, perfetta manifestazione di Dio, si diffondono anche da questo luogo per raggiungere e irrorare di grazie uomini e donne di ogni età e condizione. Anzi, se una preferenza fa il buon Gesù, per offrire il suo amore e il suo perdono, è proprio verso i più bisognosi di compassione: "L’uomo, il più perverso, il più miserabile ed infine il più perduto – diceva Madre Speranza – è amato con tenerezza immensa da Gesù che è per lui un padre ed una tenera madre". Ciò che è dal mondo disprezzato e gettato lontano come pietre di scarto, è recuperato dal buon Dio, che sa trasformare anche gli animi più duri in pietre d’angolo. Questa forza rigenerante dell’Amore Misericordioso è motivo di consolazione e di sicura speranza per tutti coloro che lo adorano in ogni luogo in "spirito e verità".
Si ricorderà bene che anche papa Giovanni Paolo II venne qui pellegrino nel novembre del 1981 per ringraziare Dio di avergli salvato la vita nell’attentato del maggio precedente. Anche quella storica visita era stata in qualche modo "vista" in anticipo da Madre Speranza, che aveva anche offerto le sue sofferenze per la salvezza del pontefice in quel tragico 13 maggio.
Con Giovanni Paolo II anche noi questa sera esclamiamo: "Amore misericordioso, ti preghiamo, non venire meno! Amore misericordioso, sii infaticabile! Sii costantemente più grande di ogni male, che è nell’uomo e nel mondo. Sii più grande di quel male, che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione!". Amen.
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ultimo aggiornamento
17 novembre, 2009