dagli scritti di madre speranza |
a cura di P. Mario Gialletti fam |
“Il Tuo Spirito Madre”
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Gesù, morendo sul Calvario, non soccombe
per l’odio dei suoi nemici, macome vittima del suo stesso amore
Questa la realtà teologica del titolo di Dio come Amore Misericordioso: la terribile caduta nel peccato manifesta fino a che estremi arrivò la bontà di Dio nelle manifestazioni della sua tenerezza e della sua compassione in favore delle anime: estremi che si chiamano: Croce, Vangelo, Eucaristia, Cuore.
P
er immedesimarci nella Passione di Gesù sono necessarie: l’umiltà del cuore con la quale riconosciamo e confessiamo che le nostre colpe sono la causa di quei tormenti, la fiducia nella misericordia di Dio, la preghiera fervorosa e attenta e la purezza da ogni colpa.Un buon modo per ricavare frutto dalla meditazione della Passione di Gesù è considerare in ogni mistero: la Persona che soffre, il suo potere, la sua carità, la sua innocenza, il suo amore; chi Egli ama e per chi soffre; la quantità e gravità dei tormenti; chi sono i suoi persecutori: giudei, gentili, nobili, plebei, potenze infernali; le persone per le quali soffre: amici e nemici, passati, presenti e futuri; i teneri sentimenti e le virtù eroiche con cui soffre e che ci lascia come testamento: umiltà, obbedienza, carità, amore, mansuetudine, fortezza e pace.
Quante volte Gesù, dopo essere stato con noi tutto il giorno aiutandoci e distribuendo le sue grazie, deve andarsene altrove in cerca di carità, amore e sacrificio; in cerca di ciò che noi gli abbiamo negato per estinguere la sua sete di amore e il desiderio di regnare nei nostri cuori.
Piangiamo le nostre ingratitudini, chiediamone perdono al nostro buon Padre. Con umiltà e fiducia supplichiamolo di non allontanarsi da noi di riposare nei nostri cuori e dissetiamo la sua sete donandoci totalmente al suo amore. Impariamo a non esaltarci quando siamo onorati e a non abbatterci nella sventura, ma a cercare solo in Gesù e nella preghiera, la nostra speranza e la nostra pace.
Il buon Gesù si avviò verso Gerusalemme incontro alla sua Passione con animo virile, accompagnato dai suoi Apostoli. Come questi, anche noi oggi vogliamo seguire il nostro buon Padre nel suo cammino di Passione. Forse, alla vista di ciò che dovremo soffrire, ci assalirà come allora gli apostoli un certo timore, specialmente chi al termine di questi santi giorni di ritiro dovrà abbracciare la vita religiosa e inchiodarsi alla croce mediante i tre voti; o ancor più chi ha molte cose che dispiacciono a Gesù e delle quali deve liberarsi ad ogni costo.
Ma se in noi arde l’amore al nostro Redentore, riusciremo a superare tutto e potremo seguirlo, portando nelle nostre mani la fiaccola delle parole profetiche che lo stesso Gesù ci da quando afferma espressamente che tutto quello che i profeti avevano scritto riguardo al Figlio dell’uomo presto si sarebbe avverato.
Ci sia oggi di guida la famosa e commovente profezia di Isaia: «In verità prese su di sé le nostre infermità». Isaia vide in rivelazione il futuro Salvatore del mondo, la speranza d’Israele... Però che visione! Il profeta non vide una figura regale, sovrana, rivestita di maestà, adorata dai popoli e dalle nazioni, ma un uomo dei dolori, senza apparenza, reietto da tutti, piagato come un lebbroso e schiacciato nella polvere.
Tremante di orrore nel suo intimo, Isaia guardava fisso questo cumulo di miserie e non riusciva a spiegarsi un così spaventoso mistero, né a convincersi che quello doveva essere il nostro Salvatore e Redentore. Ma giunse un secondo raggio di luce a confermare la rivelazione e il profeta vide chiaramente tutta la verità e colmo di timore e di dolore annuncia e spiega l’enigma della redenzione.
Sì, Egli è il Redentore, uomo dei dolori, ma non a motivo della propria indegnità. Non sono state le sue colpe a causargli questi dolori di morte, ma l’amore per l’uomo lo ha spinto a caricarsi le nostre infermità, le nostre sofferenze, le nostre iniquità. Per noi fa penitenza, paga e soddisfa per i nostri peccati liberamente e mediante la sua Passione e la sua morte, ci ottiene la redenzione e la salvezza eterna.
Dopo questa visione del profeta, trascorrono i secoli e si avvicina il compimento della profezia. Finalmente viene l’Uomo preannunciato che conferma quanto il profeta predisse dicendo: «Io offro la mia vita per le mie pecore; nessuno me la toglie, io stesso la dono». E nell’ultima cena dice: «Questo è il mio corpo che è dato per voi. Questo è il mio sangue versato per la salvezza di molti e per la remissione dei peccati».
Quanto disse il buon Gesù è esattamente ciò che aveva previsto il profeta e tutto si realizzò nella consumazione del sacrificio tra inenarrabili dolori e tormenti, fino a portare i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce. Gesù è propiziazione per i nostri peccati e non solo per i nostri ma per quelli di tutto il mondo.
Gesù, morendo sul Calvario, non soccombe soltanto per l’odio dei suoi nemici, ma come vittima del suo stesso amore. Non muore perché deve, ma perché vuole; non per colpa di alcuni uomini, ma per tutto il genere umano. La sua Passione e la sua morte sono la vita per il mondo.
Non rifiutiamoci di accompagnare il buon Gesù nel cammino della croce e di partecipare alla sua amara Passione riflettendo, pregando, soffrendo e impegnandoci per suo amore nell’esercizio della carità. Pensiamo che quanto Gesù soffrì lo fece per la nostra salvezza. Versò il suo sangue preziosissimo per cancellare le nostre colpe e morì perché avessimo la vita eterna.
(El pan 7, 91-113)
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ultimo aggiornamento
21 dicembre, 2009