P A S T O R A L E
g i o v a n i l e p a s t o r a l e g i o v a n i l e
Sr. Erika di Gesù, eam
Ma cosa
mi dici mai?
Tutto per Amore
Ma cosa mi dici mai?
Ogni campo ha il suo tormentone: e questo è stato il nostro!
Ventiquattro campioni provenienti dalle Parrocchie di Collevalenza, Fratta Todina e gli alunni ed ex-alunni della Scuola Amore Misericordioso di Roma, si sono incontrati al Roccolo Speranza dal 20 al 22 novembre, allenati dalle Ancelle dell’Amore Misericordioso.
Ma cosa mi dici, dici mai? Ancelle allenatrici? Figli allenatori?
Quando si tratta di ragazzi, bambini già grandi o grandi ancora bambini, i figli di Madre Speranza hanno ancora qualche schema da suggerire!
I ragazzi, di quinta elementare e prima media, hanno tenuto il match su campo neutrale, imparando a giocare di squadra, impegnando "gambe, cuore e cervello" in vista della vittoria!
Che cosa hanno vinto i ragazzi?
Basta guardare il cielo
Hanno vinto un film, "Basta guardare il cielo", leggendolo alla luce del tema scelto per il campo: "Come Davide, so a Chi ho dato la mia fiducia".
L’amicizia collega le gambe al cervello, nel caso di Max e Kevin, protagonisti del film e nel caso di Davide e Gionata, che per difendersi dal nemico fanno un corpo solo, una sola persona.
L’amicizia parte dal cuore. E sviluppa un coraggio orientato alla difesa dei deboli contro i forti, un coraggio regale, come quello dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
I ragazzi, a tu per tu, confidano di aver paura.
Gli incubi notturni sono abitati da mostri anche troppo reali. Come difendersi?
Re Davide canta così: "Quando penso a te,
che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali".
Madre Speranza prega così: "O santo Angelo custode,
aiutami a passare per il torrente della vita
senza contagiarmi con il male…".
Al termine del film Kevin muore, minato dalla malattia: il suo cuore è cresciuto e la scienza non può dargli un corpo biogeneticamente perfetto, un torace capace di contenerlo.
Il pianto e la corsa disperata di Max, a piedi scalzi, sulla neve, inseguono la vita che sembra finire con la morte del corpo, ma che in realtà continua a guardare il Cielo.
Anche Gionata muore e Davide piange.
Muore Pilar, la migliore amica di Madre Speranza, lasciandola sola per sempre, con un grande dolore.
Ma cosa mi dici mai? Leggo la domanda sul volto dei ragazzi, mentre narriamo la nostra storia…
La partita
Che cosa hanno vinto ancora?
Una partita di calcio, naturalmente!
Lo scorso anno Fratta, quest’anno Roma Casilina ha segnato il maggior numero di goal nella porta avversaria!
È stato bello vederli scendere in campo, sabato mattina dalle 11.00 alle 13.00 circa, correndo sul campo da calcetto di Collevalenza con la grinta delle grandi sfide.
Le allenatrici hanno fatto il tifo, incoraggiando i timidi, quelli che non praticano lo sport durante la settimana, meno audaci dei compagni. Hanno tamponato gli scontri, placato gli animi. Asciugato qualche lacrima.
Impossibile, però, educare all’astensione dalle parolacce, che condiscono le partite come il prezzemolo condisce un piatto di patate lesse!
Il calcio: di solito, la più grande emozione per i ragazzi!
Ma cosa mi dici mai? Lo sappiamo tutti!
Mi chiedo, invece, se lo sappiamo davvero. Se diventa per noi l’occasione di far scendere in campo il Vangelo, come insegnava Madre Speranza ai seminaristi: «Stasera, in preghiera davanti al Tabernacolo, raccontate la partita a Gesù!».
Gesù
I ragazzi hanno vinto Gesù: Gesù pane, Eucaristia.
Gesù misericordioso, che ci chiama "beati" quando ci fidiamo di Lui, degli altri, di noi stessi.
Quando dentro di noi vince Davide e perde Golia.
Gesù felice di far felici gli uomini. Tifoso Number One nel gioco della vita.
Sempre in porta quando l’Avversario lancia i suoi tiri mancini.
Gesù re crocifisso, che dimentica «il male commesso», «accetta il bene compiuto».
Ad ogni tempo ci fa bere al calice della salvezza.
E al fischio finale consegna la coppa dei campioni.
Amici
Pasti fraterni, preparati dalle nostre mamme con amore.
Ketchup e maionese, hamburger e patatine, un po’ come da Mc Donald.
Chiasso condito di parole.
Battute che viaggiano da un capo all’altro del refettorio, per cogliere in fallo l’amico/a e soprattutto la suora di turno: «Suora, hai le scarpe slacciate!». E quando non guardi le scarpe, i ragazzi vincono lo stesso!
Cantare, giocare, ballare e fare il DJ giocando al computer.
Chiasso al bigliardino, e musica di canzoni.
Pijama party: con i vestiti e senza cuscinate, i ragazzi fanno il muso ma si divertono lo stesso!
La cetra da accordare
La domenica di Cristo Re dell’universo, sembrano un po’ tristi: non vogliono partire!
Lunedì scuola: ma cosa mi dici mai? «Possiamo rimanere?».
Termina un’esperienza di amicizia fra noi, con Gesù… e le corde della cetra non sono ancora accordate.
La corda della mente sta imparando a suonare note nuove.
Il cuore canta un po’ scombussolato.
La corda della volontà, messa alla prova, comincia ad incastrare i pezzi di un puzzle, ma non ha ancora finito di comporre l’Immagine.
Il corpo danza, ma non sempre regge il ritmo incalzante delle giornate.
I ragazzi si stancano. Sono stanche le allenatrici.
Al novantesimo, non ci resta che la foto di squadra, davanti alla nostra casa.
Torniamo a casa, e la cetra resta da accordare. Crescere è un processo mai concluso, in realtà.
Corpo, mente, cuore e volontà saranno sempre un po’ scordati… come le nostre canzoni.
Non importa! Davide cantava perché aveva fiducia.
La nostra fede-fiducia è cresciuta in questi giorni.
A Gesù, che si fida di noi, sempre, basta così.
Ciao a tutti!
Sr. Erika di Gesù
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
21 dicembre, 2009