la parola del papa |
Benedetto XVI |
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«Dio è buono e non può volere il male»
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Cari fratelli e sorelle,
Nel brano del Vangelo odierno, Gesù viene interpellato circa alcuni fatti luttuosi: l’uccisione, all’interno del tempio, di alcuni Galilei per ordine di Ponzio Pilato e il crollo di una torre su alcuni passanti (cfr Lc 13,1-5). Di fronte alla facile conclusione di considerare il male come effetto della punizione divina, Gesù restituisce la vera immagine di Dio, che è buono e non può volere il male, e mettendo in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce, afferma: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (Lc 13,2-3). Gesù invita a fare una lettura diversa di quei fatti, collocandoli nella prospettiva della conversione: le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita. Di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna. Ma la possibilità di conversione esige che impariamo a leggere i fatti della vita nella prospettiva della fede, animati cioè dal santo timore di Dio. In presenza di sofferenze e lutti, vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande.
Cari amici, preghiamo Maria Santissima, che ci accompagna nell’itinerario quaresimale, affinché aiuti ogni cristiano a ritornare al Signore con tutto il cuore. Sostenga la nostra decisione ferma di rinunciare al male e di accettare con fede la volontà di Dio nella nostra vita.
Dal Vaticano, 30 ottobre 2009
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L’esortazione del Papa a «vivere i fatti della vita nella prospettiva della fede» Si può arrivare a «considerare il male come effetto della punizione divina». Ma di fronte a questa «facile conclusione», il Vangelo «proclama l’innocenza di Dio, che è buono e non può volere il male», mettendo ciascuno «in guardia dal pensare che le sventure siano l’effetto immediato delle colpe personali di chi le subisce ». «In presenza di sofferenze e lutti – ha sottolineato papa Ratzinger – vera saggezza è lasciarsi interpellare dalla precarietà dell’esistenza e leggere la storia umana con gli occhi di Dio, il quale, volendo sempre e solo il bene dei suoi figli, per un disegno imperscrutabile del suo amore, talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande». È così, ha insistito Benedetto XVI, «le sventure, gli eventi luttuosi, non devono suscitare in noi curiosità o ricerca di presunti colpevoli, ma devono rappresentare occasioni per riflettere, per vincere l’illusione di poter vivere senza Dio, e per rafforzare, con l’aiuto del Signore, l’impegno di cambiare vita». Inoltre «di fronte al peccato, Dio si rivela pieno di misericordia e non manca di richiamare i peccatori ad evitare il male, a crescere nel suo amore e ad aiutare concretamente il prossimo in necessità, per vivere la gioia della grazia e non andare incontro alla morte eterna». Dio colloca ogni persona in un posto preciso e con una particolare funzione. Nessuno è collocato a caso, indifferentemente, in un posto o nell’altro, con una funzione o con un’altra: ogni disposizione è frutto di una attenzione «personale» da parte di Dio, per il fatto che da ogni situazione Dio può e pensa di ricavarne un bene. Anche Madre Speranza scrive: "Lei, padre, sa bene che Gesù ci cerca con un amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di noi; mi sento ferita dal suo amore e il mio povero cuore non sa resistere alle sue carezze dolci e delicate e le fiamme del suo amore mi incendiano fino al punto che mi sembra di non poter più resistere". (El pan 18, hoy 1157). |
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ultimo aggiornamento
23 aprile, 2010