ordinazione sacerdotale  
 

Mons. Domenico Cancian fam, vescovo di Città di Castello

Amore nella verità.
          Verità nell’amore

Ordinazione sacerdotale di José Maria

Collevalenza

25 settembre 2010

 

 

Omelia di Mons. Domenico Cancian

 

 

Carissimi fratelli, la festa dell’Amore misericordioso, voluta dalla venerabile Madre Speranza in questo Santuario, mette davanti ai nostri occhi il crocifisso fatto scolpire da lei e qui venerato. Tale immagine ci presenta visivamente una regalità assolutamente originale. I testi biblici appena ascoltati ce la descrivono.

Alla domanda rivoltagli da Pilato, rappresentante dell’imperatore romano, l’uomo più potente del mondo di allora, Gesù risponde: "Io sono re, ma il mio regno non è di questo mondo come il regno del quale tu sei servitore. Io sono venuto a rendere testimonianza alla verità e chi è dalla verità ascolta la mia voce, mi segue, entra a far parte del mio regno". Gesù si dichiara re in quanto testimonia la verità, in quanto è la verità. La verità di Gesù è il suo Amore vero, senza nessun inquinamento di interesse di parte. Amore nella verità. Verità nell’amore. Il Regno di Gesù non ha nulla in comune con il potere di questo mondo che pure ai nostri giorni si dibatte nell’ingiustizia, nella menzogna, nell’orgoglio, nel cercare di soddisfare il proprio egoismo.

"Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale" per giudicare Gesù. Notiamo però che Pilato in realtà non emette alcuna sentenza di condanna, anzi per tre volte lo dichiara innocente. Inoltre qualcuno ha osservato che il testo può essere interpretato correttamente anche nel modo seguente: "Pilato fece condurre fuori Gesù e lo fece sedere in tribunale". Secondo questa traduzione è Gesù a giudicare Pilato e il mondo, come avverrà alla fine dei tempi. Comunque Pilato presenta Gesù alla folla dicendo: "Ecco il vostro re". Titolo che riappare nell’iscrizione sulla croce ed anche in bocca al ladrone pentito.

Tutto ciò accadeva nella "Parasceve della Pasqua verso mezzogiorno", ossia nell’ora in cui si uccidevano nel tempio gli agnelli per la celebrazione pasquale. Ciò significa che Gesù è re in quanto Agnello pasquale che col suo totale donarsi sulla croce sostituisce e abolisce tutti gli altri sacrifici. Basta il suo a salvare l’umanità intera.

La regalità di Gesù, ben visibile nel crocifisso dell’Amore Misericordioso, è il suo straordinario potere di offrire se stesso liberamente, gratuitamente e generosamente per salvare gli uomini che ingiustamente lo crocifiggono. Invece di giudicarci e condannarci, prende su di sé il nostro peccato e col suo Amore misericordioso salva tutti. Gesù è Re in quanto col suo sacrificio offre a tutti la salvezza.

Qui si compie la profezia d’Isaia circa l’uomo dei dolori. Chi avrebbe potuto immaginare che un uomo così maltrattato e umiliato, disprezzato e percosso, dinanzi al quale ci si copre la faccia, avrebbe salvato gli uomini suoi uccisori? "Egli si è caricato le nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per le nostre iniquità. Per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Era come un agnello condotto al macello. Ma quando offrirà se stesso in sacrificio, vedrà una discendenza senza fine" (cf Is 52-53: quarto canto del Signore).

Il nostro Re è proprio questo Servo, il nostro Pastore è questo Agnello immolato. Lui è venuto a rivelarci il potere che supera ogni altro potere: l’Amore misericordioso crocifisso per noi. "Padre, per loro io offro me stesso, perdonandoli, portali tutti nel tuo Regno assieme a me, che ora vengo a te con questo ladro". E noi cantiamo: "Tu ci conduci, Signore, Pastore buono, nel Regno della vita".

"Noi tutti - scrive Paolo - eravamo morti a causa delle nostre colpe, schiavi delle nostre passioni carnali e dei desideri cattivi, meritevoli dell’ira divina, ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia siamo salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare la straordinaria ricchezza della sua grazia" (Ef 2, 1-10). Da questo brano di Paolo è tratta l’espressione dives in misericordia che Giovanni Polo II ha messo a titolo della sua grande enciclica sulla teologia dell’Amore misericordioso (30 novembre 1980).

L’Amore Misericordioso di Gesù crocifisso rivela una tale sovrabbondanza di grazia che fa passare l’umanità da morte a vita, dall’inferno al paradiso, dal vicolo cieco del peccato alla luce divina. Chi crede e si affida a Lui è salvo. Grazie al suo Amore gratuito. Nessuno può vantarsi. I santi sono peccatori da lui perdonati. A lode eterna del suo Amore Misericordioso celebrato in ogni liturgia cristiana. Come ha profeticamente cantato Maria: "Di generazione in generazione la sua misericordia".

"O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere anche sulla nostra generazione il tuo Amore, più forte di ogni nostro male".

Fratelli carissimi, il Signore Gesù, Re crocifisso, è l’unico sacerdote della Nuova Alleanza, il sacerdote fedele e misericordioso. In lui l’intero popolo santo di Dio è costituito popolo sacerdotale, regale e profetico. Tuttavia Gesù vuole chiamare alcuni suoi discepoli a continuare la sua personale missione di maestro, sacerdote e pastore. Così costituì i dodici apostoli e i loro successori, i vescovi. Come collaboratori dei vescovi furono istituiti i presbiteri.

In virtù dell’unzione dello Spirito Santo il nostro fratello José Maria fra poco sarà configurato a Cristo sacerdote misericordioso e buon pastore, così che potrà agire "in persona Christi". Potrà dire: "Io ti battezzo; io ti assolvo; prendete mangiate questo è il mio corpo". Annuncerà e predicherà il vangelo dell’Amore Misericordioso di Dio, avrà la responsabilità di un servizio pastorale nella Chiesa. Il Signore vuole far arrivare agli uomini il suo Amore Misericordioso anche attraverso questo nostro fratello.

Al centro dell’ordinazione presbiterale ci sarà il gesto antichissimo dell’imposizione delle mani col quale Gesù prende possesso di José Maria e gli dice: "Tu mi appartieni. Tu stai sotto la protezione delle mie mani. Tu sei nel mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e proprio così ti trovi nella vastità del mio amore" (Benedetto xvi, Omelia alla Messa Crismale - Giovedì Santo, 13 aprile 2006). Con tale gesto io e i sacerdoti, in nome di Cristo, invochiamo su di lui il dono dello Spirito Santo affinché lo trasformi, lo renda servo del suo Amore.

Quindi col sacro crisma ungerò le palme delle sue mani. La mano dell’uomo è lo strumento del suo agire, è il simbolo della sua capacità di "prendere in mano" le cose. Il Signore vuole ora le mani di José Maria affinché diventino le sue, trasmettano il suo tocco divino, il suo amore in modo concreto.

Caro José Maria, il Signore ti unge le mani perché con esse tu possa servire, donare, amare, consolare, guarire, aiutare, proprio come ha fatto Gesù. Per questo c’è bisogno dell’unzione dello Spirito Santo.

Tieni sempre fisso il tuo sguardo su di Lui. Non lasciare mai la Sua mano. Lasciati guidare da Lui.

Il Signore ti rende suo amico: ti affida tutto: la sua Parola, il suo Perdono, l’Eucarestia. Ti affida se stesso. Egli ora si consegna davvero nelle tue mani. "Il significato profondo dell’essere sacerdote è: diventare amico di Gesù. In questa amicizia vivi ogni giorno di più. Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera, ossia unito a Gesù. Il nucleo del sacerdozio è l’essere amico di Gesù Cristo" (ivi), disponibile a testimoniare il suo Amore misericordioso nella missione che a nome della Chiesa ti affiderà la Congregazione, alla quale abbiamo la grazia di appartenere. Dio voglia che, anche attraverso di te, la nostra Famiglia religiosa metta piede nel continente africano.

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ultimo aggiornamento 22 ottobre, 2010