Usino quest’acqua con tanta fede e fiducia ...
"...A quest’Acqua e alle Piscine devi dare il nome del mio Santuario." (El Pan 24,75)
È forte il richiamo alla visione di Ezechiele: E’ un momento di dura prova per Israele: Gerusalemme è stata vinta, il popolo deportato e in esilio, il tempio distrutto. Il profeta Ezechiele, in visione, lo vede ricostruito ed è portato in spirito all’ingresso del nuovo tempio di Gerusalemme. Dal suo lato destro vede scaturire acqua, acqua che si ingrossa progressivamente fino a diventare un fiume navigabile che "dove giungerà tutto rivivrà"(Ez 47,11). Infatti, il fiume sfociando nel mar Morto lo risana e permette la vita ai pesci e ad alberi da frutto lungo le rive, "perché le acque sgorgano dal santuario" (Ez 47, 12)
Il fiume d’acqua risanatrice, che sgorga dal lato destro del santuario, è l’acqua del costato di Cristo (Gv 19,34) che sgorgherà quando la lancia aprirà, colpendolo, il suo fianco destro, dopo la sua morte in croce, dopo che Gesù, avendoci amato fino alla fine, avrà detto " tutto è compiuto"(Gv 19,30). Perché l’Amore avrà raggiunto l’Infinito.
"In quei giorni vi sarà…una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità". (Zac 13, 1)
Anche a Collevalenza la sorgente scaturisce dal lato destro del tempio, per questo ci commuove che debba avere il nome del Suo Santuario.
Noi siamo stanchi del nostro male e del male che ci circonda, ma Dio non si è ancora stancato di noi e di lavare le nostre impurità. Poiché dentro e fuori di noi c’è ancora tanto deserto arido e tanto mare morto, non si esaurisce l’Acqua risanatrice, né viene meno la Sua Misericordia.
Maria Antonietta Sansone
... e si vedranno sempre liberati da gravi infermità
Mia madre sofferente per coliche epato-pancreatiche ripetute e ittero diffuso, mi aveva espresso ripetutamente il desiderio di bere l’acqua del Santuario di Collevalenza. Poiché per varie difficoltà e impegni non mi era facile venire, né avevo il tempo per assentarmi, pensai di dirle una pietosa bugia. Le diedi una bottiglietta di acqua della fontana di casa mia. Lei credette e la bevve con tanta fede, invocando la guarigione, ma l’ittero non scomparve.
La sua richiesta di bere l’acqua del Santuario continuò, come le sue sofferenze, ma finalmente il mio direttore mi concesse una giornata di permesso e trovai anche chi mi accompagnò con la sua auto a Collevalenza.
Tornammo in serata portando una damigiana d’acqua e quella sera stessa mia madre ne bevve con fede. La mattina dopo l’ittero era scomparso, in breve tempo le urine tornarono normali e da allora mia madre non ebbe mai più crisi di dolore.
(Settembre 1980)
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ultimo aggiornamento
17 novembre, 2010