Abbà! Un Dio dal volto di padre e di madre
Sac. Angelo Spilla |
S
appiamo che il titolo di "Padre", attribuito a Dio, ci è stato rivelato da Gesù stesso. Per rivelazione si intende che è una conoscenza che scende dall’alto.Gesù, dice: "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato"1. Ed è in quanto "Padre del Signore nostro Gesù Cristo"2 che Dio diventa Padre nostro.
Il termine aramaico "Abbà", utilizzato da Gesù nel suo rivolgersi al Padre, viene tradotto in italiano con termini "papà" e "babbo", due parole che rimandano all’idea di una relazione filiale intima, profonda, carica di tenerezza, capace di esprimere grande vicinanza. È in questo modo che dobbiamo intendere il Padre Nostro che Tertulliano definisce il "… il riassunto di tutto il Vangelo" e che Gesù consegna ai suoi discepoli per parlare con il Padre Celeste. Quando pensiamo all’espressione "Abbà" dobbiamo sentire nei confronti di Dio tanta fiducia e tanto affetto, quei sentimenti che spingono il bambino a gettarsi incondizionatamente tra le braccia del padre.
Un acrobata, un giorno, si esibì in un esercizio particolarmente difficile. Salì su di un grattacelo, si sporse sul cornicione, e tenendo in braccio il suo bambino, compì alcuni volteggi molto pericolosi. Quando scese, gli spettatori esterrefatti chiesero al bimbo: "Ma, non avevi paura di cadere nel vuoto e morire?". E lui, stupito dalla domanda, rispose: "Io paura? Paura di che? Io ero al sicuro, perché ero fra le braccia di papà". L’unica cosa importante era la presenza di papà.
Noi cristiani, uomini cresciuti, vorremmo essere ancora quei bimbi con tanta nostalgia e tanto bisogno di sicurezza, di affetti autentici e sinceri. Abbiamo bisogno di credere – come dice Kierkergaard – che "…l’amore paterno di Dio è l’unico punto fermo sul quale il mondo può ancora far leva".
Tutti ci siamo commossi quando Giovanni Paolo I – il "Papa dei 33 giorni"- in uno dei suoi discorsi, si è così espresso: "Dio è per noi Padre e Madre". Questo tipo di commozione si accompagna al desiderio, al bisogno di pregare il Padre in un clima di confidenza filiale. Basterebbe pensare al sentimento vero che si concretizza nelle nostre realtà familiari, ove è naturale respirare questo amore, per tuffarci nell’abisso dell’infinito dove contemplare questo nostro Padre celeste che Gesù ha chiamato "Abbà".
Tutti dovremmo veramente conoscere questo nostro Dio dal volto di Padre e di Madre. Ami tuo padre e tua madre? Ebbene, in Gesù, noi scopriamo ancora di più l’amore che ci lega a Dio Padre. Gesù stesso diventa, anzi, la porta di ingresso al percorso che conduce al Padre. Dio è Padre e Madre... e ci ama.
Ci è di richiamo, a riguardo, il quadro del pittore olandese Rembrant "il ritorno del figliol prodigo" (1668). Nel quadro ci sono dei particolari assai interessanti che ci invitano a riflettere su quella che è la vera paternità di Dio. Il tema centrale è senza dubbio l’abbraccio misericordioso del padre al figlio minore di ritorno dalla sua fallimentare esperienza di autonomia. Poi ci sono gli occhi chiusi del padre, quasi a voler sottolineare che gli occhi di Dio non scrutano solo l’agire esteriore, ma il cuore; vedono oltre le apparenze, oltre i fatti, penetrano l’interiorità della persona. C’è poi l’abbraccio accogliente dell’anziano padre che sembra trattenere il figlio dopo la lunga lontananza. In questo abbraccio si legge il gesto di accoglienza e quello della benedizione. L’attenzione, poi, cade ineluttabilmente sulle mani difformi dell’anziano genitore che sembrano sforare il corpo del figlio. Qualcuno ha definito la mano destra, dai tratti più gentili, una mano femminile a differenza dell’altra più virile, più consona ad un uomo. È l’immagine di quell’amore di Dio che è ad un tempo materno e paterno. Tanti altri particolari si possono cogliere dal dipinto. Questo è per noi Dio, che lo invochiamo con il dolce attributo di Padre. Se è vero, questo dovrebbe cambiare il volto della nostra vita.
La manifestazione del Padre non può non impegnare noi suoi figli nella concretezza quotidiana: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli …"3.
1 Gv 1,18.
2 2Cor 1,3; Ef 1,3; 1Pt 1,3.
3 Mt 5,16.
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
11 gennaio, 2011