La lettera
Sognare per Vocazione
Carissimo,
un nuovo Anno, un dono, la sorpresa di esserci, l’attualità della storia, di questa storia tumultuosa, drammatica, meravigliosa. Il tempo dei giorni "penultimi", tra il "già" accaduto e il "Non ancora" che squarcia l’orizzonte.
Un nuovo Anno come memoria del futuro. Un augurio, un segno, per il nostro peccato più grave, la dimenticanza, l’amnesia del ritorno.
La verità è che veniamo dal futuro. È il futuro che ci spiega. Paradossalmente, siamo i figli dell’Apocalisse, non della Genesi. Il futuro è la nostra origine, è lo stupore che ci impegna a dare tenerezza alla storia.
Un nuovo Anno come vertenza della storia. Per lottare, per amare. In questo "frattempo" dei giorni. Bisognosi, tutti, di risposte inesauste di trascendenza, di un domani che non si vede, ma nel quale siamo sorprendentemente immersi.
Sognare per vocazione. Pagare i sogni. Lasciarci costringere dal sogno, reinventare noi stessi nel sogno. Nella concretezza del sogno, nel metodo del sogno, nella forza del sogno.
Un nuovo Anno come presagio del Regno. Sì, sarà giorno domani. Conosco il pianto dei deboli, il grido dei poveri, il dolore di tanta gente in ginocchio, nei sotterranei dell’abbandono, sui chiodi della croce.
Sì, sarà giorno. Per tutti gli Abele, per tutti i deboli che gettano nel cuore della storia manciate di grano e di pace, per tutti quelli che soffrono e si ostinano a credere che il mondo debba essere, per forza, degli affaristi, dei predoni, dei fanatici.
Certo, ci vuole pazzia per guarire, per lottare, per pensare un giorno che non è mai esistito. Ci vuole pazzia per rinunciare alla "logica" del potere, dell’arricchimento, del sistema, che impedisce la libertà dei grandi atti di coraggio. Ci vuole pazzia. Ed è sofferenza, ed è paura. Ma è una pazzia obbligata.
Sarà Anno nuovo quel giorno.
Nino Barraco
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ultimo aggiornamento
11 gennaio, 2011