P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Il Soffio della Vita
Tutto per Amore

Caro Papà,

Padre di Gesù e Padre nostro, oggi, solennità del­l’An­nun­ciazione, vo­glio cantare alla vita! La mia vita.

O meglio: la tua vita in me!

Vorrei fissare l’istante in cui hai soffiato nei miei polmoni fino a farmi urlare.

In cui la tua luce ha investito i miei occhi ancora chiusi e già così sensibili al cambio di ambiente.

Dal buio caldo e umido del grembo, alla luce fresca e secca delle mani di mamma.

In me, in ogni uomo, scruti emozionato la tua stessa immagine.

Ti assomigliamo, Papà?

Somigliamo al Figlio tuo, l’Amato?

Mentre ci pensi, ascolti nel nostro vagito il suo primo vagito di uomo.

Sei triste quando pre-senti, in quel vagito, il suo ultimo grido: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Sai che anche il mio grido, quello di ogni uomo, avrà gli stessi accenti angosciati!

E Tu, che sei un Padre così attento e amoroso, non riesci proprio a sopportarlo!

L’altro giorno, al cimitero, mentre guardavo in alto, verso la tomba del giovane Javier, il sole ha sollevato le nubi e ha baciato il volto dei genitori, gli zii, il nonno amati…

Ho desiderato intensamente che Tu ci facessi vedere qualcosa di più. Qualcuno che aprisse la finestra del Cielo per salutarci da lontano, dolcemente.

Magari Gesù e Javier, o un angelo.

I giovani vogliono vederti, sentire la tua presenza in una parola, un terremoto, un boato per inorridire, emozionarsi, percepire le vibrazioni in pancia, come una canzone heavy metal!

Tu invece manifesti la tua potenza nelle voci che si accordano ora lievi, ora forti, come nel Va’ pensiero del Nabucco.

Che mistero, Papà!

Quello della nascita del tuo Bambino, del suo concepimento.

Il tuo Spirito e una donna, Maria, si abbracciano anima e corpo.

Che mistero la prima scintilla della vita di un bambino, della mia!

Il microscopio ci aiuta a vedere l’infinitamente Piccolo, ma Tu, infinitamente Grande, dove sei?

Perché ti nascondi sempre?

Non sarà, piuttosto, che sono io a nascondermi la verità più semplice? Tu sei lì, nelle cellule di mamma e papà che mi hanno concepito!

Sei lì e mi accogli nel tuo Grembo, una volta per tutte.

Dal principio all’ultimo respiro.

Dall’ultimo respiro alla Vita senza fine.

La vita, bene irrinunciabile, è come un soffio.

Con il nonno di Javier, abbiamo osservato tristemente le tombe dei bambini: anni, al massimo due, mesi, giorni, un giorno solo… e la vita terrena finisce.

Sul marmo, i genitori, lasciano un’impronta del loro affetto: papà e mamma non dimenticano il calore di un solo abbraccio. E si cingono eternamente del calore di un abbraccio solo.

Una coppia non lo aveva mai abbracciato, il suo bambino.

Padre della vita, quando la vita dura così poco, quando la strappiamo via perché ci appare grigia e vuota, che cosa fai? Dove finisce la vita di bimbi abortiti, di giovani invecchiati, di malati che pesano troppo sulle tasche della gente?

Quando la vita perde i suoi colori, sapori… Se non vediamo più niente, non sentiamo niente, non vogliamo niente, soltanto morire?

Immagino il tuo silenzio quando il Figlio tuo, l’Amato, ha passato lo stesso.

Lo hai sollevato teneramente dalla polvere del giardino degli Ulivi, dove giaceva angosciato.

Hai sorretto ogni suo passo, sulla via della Croce.

Nell’ultimo suo Respiro hai sospeso anche il tuo, per poi donarlo al mondo, insieme.

Gli hai cantato una ninna nanna nella culla del sepolcro.

E finalmente Gli hai dato una vita nuova.

Il Soffio della Vita.

Morendo, si risuscita alla vita.

Perdonami, Papà, se ho osato sfidarti. Sei tu che hai voluto plasmarmi a tua immagine. Mi hai fatto libera. Ma non mi hai fatto santa. Fra te e me permane una certa distanza.

Salutare distanza! Mi aiuta a mettermi in ginocchio davanti al mistero che ci sovrasta.

Comprendo che, mentre ricevo costantemente il soffio che mi mantiene viva, non posso restare inerte. Devo alzarmi e camminare. La mia vita è già risorta. Voglio soffiare con Te sulle candeline della mia vita.

Aiutarti a spegnerle, una ad una, perché altri abbiano la tua vita.

E con i giovani, anche i più tristi, sorridere alla bellezza di una suora malata, mentre le diamo da mangiare, di un vecchietto centenario, mentre riceviamo la sua memoria, di una signora che ha lo sguardo spento, mentre, pure controvoglia, restiamo seduti al suo capezzale.

A nome di tutti i tuoi Figli amati, grazie!

Ricevi anche il soffio del nostro amore!

La tua amata,
sr. Erika di Gesù

Collevalenza, 25 marzo 2011

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ultimo aggiornamento 19 aprile, 2011