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Paolo Risso |
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a sua famiglia, i nobili La Colombière, con papà Bertrand, notaio, e mamma Margherita Coindat, gran signora, abitava a St. Symphorien nel Delfinato (Francia). Sul loro stemma, stava scritto: "Sans reserve" (=senza riserva), richiamo a una vita votata all’eroismo. Il 2 febbraio 1641, festa della Presentazione di Gesù al tempio, vi nacque Claudio de La Colombière, terzo di sette fratelli.L
Si rivelò presto un bambino dolce e buono che si faceva amare e sapeva amare. Inclinato agli studi classici, i suoi lo mandarono, a 9 anni, a Dione alla Scuola dei Gesuiti: apparve intelligentissimo e limpido come un piccolo angelo. Quando pregava la Madonna, sembrava che la vedesse: entrò nella Congregazione mariana e l’affezione a Maria SS.ma lo accompagnò per tutta la vita: "È stata la Madonna a aprirmi il Cuore di suo Figlio Gesù".
Intanto Maria gli faceva sentire l’invito a farsi Gesuita. Non fu una decisione facile, perché Claudio aveva amici, era poeta e artista, amava le cose belle del mondo: "Avevo una terribile avversione per la vita in cui mi sono impegnato, quando mi feci religioso".
Eppure l’amore di Gesù lo spingeva a "piacere in tutto a Lui". Così il 25 ottobre 1658, a 17 anni, quando la vita si fa calda come la primavera che avanza e il mondo è così seducente, lasciò tutto per entrare nel noviziato dei Gesuiti a Avignone. Due anni di studio, di silenzio e di preghiera, poi i voti di obbedienza, castità e povertà. Il Padre Maestro lo definì "delicato di salute, temperamento soave, adatto a ogni ministero".
Seguirono gli studi teologici, poi fu destinato a insegnare "grammatica". Ma il Padre Generale Paolo Oliva, genovese, saputo che Claudio era un ragazzo straordinario, lo mandò a studiare a Parigi nel Collegio dove i Gesuiti lottavano con coraggio contro il giansenismo, una triste e scorretta interpretazione del Cristianesimo, la quale con la sua severità eccessiva allontanava le anime da Dio. I Gesuiti insegnavano, invece, fedeli alla Chiesa, che la vita cristiana è vita di amore con Gesù Cristo… Claudio si sentì spalancare il cuore: anche lui sarebbe diventato un apostolo dell’Amore divino.
Intanto, Colbert, il ministro delle finanze di Luigi XIV, il Re Sole, lo volle precettore dei suoi due figli. Si trovò costretto a frequentare il bel mondo della nobiltà parigina. Tutto luccicava ai suoi occhi, ma nulla lo influenzò: che cos’era mai la corte di Re Sole con i suoi splendori, a volte putrescenti, di fronte alla sublimità di Gesù Cristo?
Un giorno, però, il ministro Colbert, curiosando tra le carte del precettore, trovò una barzelletta che circolava a Parigi sul suo conto, forse trascritta per la sua originalità: Claudio era giovane e sapeva anche divertirsi! Ma l’effetto fu terribile: fu espulso dall’illustre casa, allontanato da Parigi e spedito a Lione.
Fu una liberazione: finalmente poteva dedicarsi, senza distrazioni, allo studio della Teologia e prepararsi al Sacerdozio. Il 6 aprile 1669, a 28 anni, fu ordinato sacerdote.
"È il mio perfetto amico"
Padre Claudio de La Colombière era ora davvero felice: si sentiva un "altro-Gesù", con la stessa sua mirabile missione da compiere. L’anno dopo, insegnava "retorica" al Collegio di Lione, ma la sua passione era la predicazione del Vangelo e la direzione delle anime, certo che il pulpito istruisce nella fede e converte, e che il confessionale porta il perdono di Dio, la luce per farsi santi, l’aiuto per maturare ottime vocazioni. I frutti furono subito meravigliosi.
Nel 1674, iniziava, nella Casa S. Giuseppe a Lione, il terzo anno di noviziato voluto da S. Ignazio per preparare i suoi "Figli" ai voti solenni, a darsi totalmente a Dio, per essere "strumenti congiunti" con Lui e diventare più efficaci nell’apostolato. Padre Claudio si diede a Dio senza riserva, come recitava il motto del suo stemma familiare, convinto che l’unica nobiltà è farsi santi.
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D’accordo con il suo Superiore, pronunciò un voto di fedeltà e di amore eroico, quello di osservare sotto pena di peccato tutte le regole del suo Ordine. Poi offrì a Dio i voti solenni, il voto di obbedienza al Papa. Ora era proprio una cosa sola con Gesù e la gioia scese a grandi ondate nel suo cuore. Prima che l’anno finisce, nel 1675, il Generale in persona lo mandava come superiore alla Casa di Paray-le-Monial.
Lì, nel vicino monastero della Visitazione, un’umile monaca, Margherita Maria Alacoque (1647-1690), da qualche tempo metteva in subbuglio la comunità con le sue visioni. Gesù in persona si era mostrato a lei e l’aveva incaricata di rivelare al mondo il suo Cuore, il suo Amore divino per l’umanità, di chiamare tutti, a cominciare dai peccatori, alla conversione, all’amore per Lui, alla confidenza. La suora era stata giudicata una povera visionaria e destinata a pulire la stalla e a accudire all’asino! Però Gesù continuava a prediligerla e insisteva perché realizzasse i suoi desideri. Margherita prese a lamentarsi con Lui. Gesù le rispose: "Non temere: io ti manderò il mio servo fedele e il mio perfetto amico. Ti affiderai a Lui".
Alla fine di febbraio 1675, P. Claudio fu invitato a tenere una predicazione alle monache di Paray. Mentre stava parlando, una Voce interna suggerì a Margherita: "Ecco colui che Io ti mando". La suora si aprì con il Padre. Il giovane Gesuita riconobbe la suora dell’asino come religiosa esemplare e la verità delle rivelazioni avute da Gesù.
Durante l’ottava del Corpus Domini 1675, Gesù, mostrando il suo Cuore a Margherita, le disse: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e in contraccambio non riceve che ingratitudini, disprezzo, irriverenze, sacrilegi e fredezza in questo Sacramento d’amore". Poi le domandava di far istituire una festa per onorare il suo Cuore, la Comunione riparatrice nei primi venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la riparazione delle colpe commesse contro l’Eucaristia, di diffondere nel mondo la devozione al suo Sacro Cuore: "Rivolgiti al mio servo, il Padre de La Colombière, e digli da parte mia di fare il possibile per propagare questa devozione e di fare questo piacere al mio Cuore divino … Sappia che è onnipotente colui che diffida interamente di se stesso per confidare solo in me".
Margherita comunicò il suo messaggio al Padre e tutti e due, il 21 giugno, ottava del Corpus Domini, si consacrarono al Cuore di Gesù. Da allora, Padre Claudio non si lascerà sfuggire occasione per diffondere l’affezione al Cuore di Gesù. Non ebbe altro pensiero che "quello di amare, glorificare Colui che solo merita tutto l’amore, tutta la gloria".
Servo fedele
A Paray, il Padre era ricercatissimo come direttore spirituale: lo cercavano i suoi confratelli, i preti diocesani, gli umili e i dotti, i consacrati … Gentile, aperto, sempre sorridente, invitava alla confidenza, ma soprattutto era autorevole perché uomo tutto di Dio. Ed egli infiammava le anime che lo frequentavano all’amore di Gesù e ne faceva apostoli del suo Cuore.
Intanto in Inghilterra al re Carlo II Stuart, protestante e privo di eredi, doveva succedere il fratello Giacomo, cattolico, duca di York sposato con Beatrice d’Este, principessa italiana. Padre Claudio fu destinato a Londra come predicatore dei principi eredi. Giunse nella capitale inglese il 13 ottobre 1676. L’ambiente era mondano, la situazione delicata, un prete cattolico, per di più Gesuita, in un paese anglicano, dove già diversi suoi confratelli erano morti martiri per l fede, martiri per la Messa Cattolica.
Tuttavia non ebbe paura. Iniziò ancora una volta la sua predicazione, la sua direzione spirituale appassionata. Dotato sempre più di profonda penetrazione psicologica, di amabilità e di scienza umana e teologica, rendeva le anime docili a Dio, invitava a darsi a Lui senza riserva. Per questo insisteva sulla vita della Grazia santificante, la preghiera quotidiana, la Confessione e la Comunione frequenti. Invitava tutti a confidare nell’amore di Dio e a buttarsi con fiducia come bambini tra le sua braccia: "Dio – diceva – è mio padre, mia madre, mio fratello, mio amico. In Lui, rifugio tanto dolce e sicuro, non avrò da temere né gli uomini né i demoni né me stesso, né la vita né la morte. È il segreto per vivere santi e felici".
A Londra, cominciarono a chiamarlo "il santo". Era diventato tanto noto come l’apostolo del Sacro Cuore di Gesù, che un giorno il francescano P. Wall gli disse: "Vengo a domandare consiglio e fortezza presso il Cuore di Gesù del Quale lei è riconosciuto dappertutto come l’apostolo". In seguito P. Wall dirà: "Quando ebbi modo di conoscere il P. Claudio de La Colombière, credetti di trovarmi di fronte all’apostolo Giovanni, il prediletto, tornato sulla terra a riaccendere l’amore per il Cuore di Gesù".
Nell’agosto 1678, un certo Tito Oates, un avventuriero che, per conoscere i Gesuiti, si era fatto ricevere nell’Ordine, cacciato per cattiva condotta, accusò i Padri e un gran numero di cattolici di congiura contro il re Carlo II. Fu creduto e ci furono dei martiri … Il P. Claudio fu arrestato e condotto nelle prigioni di King ‘s Bench, definite "un inferno anticipato". Lì si ammalò di tubercolosi. Il 29 dicembre era espulso dall’Inghilterra e rientrava in Francia.
Passò a rivedere suor Margherita Maria Alacoque e rassicurò la sua nuova superiora della santità della suora e della verità delle rivelazioni a lei da parte del Cuore di Gesù. Poi si stabilì a Lione come Padre spirituale dei giovani studenti gesuiti: tra questi, Gallifet e Croiset saranno i primi maestri della devozione al S. Cuore di Gesù.
La sua salute si fece sempre più fragile. Fu rimandato a Paray, dove il clima salubre lo aveva già aiutato. Rivide ancora suor Margherita Maria, non più addetta all’asino, ma maestra delle novizie. Il 7 febbraio 1682 lo assalì una febbre violenta e il 15 spirò, sereno. Aveva solo 41 anni ed era diventato un vero capolavoro dell’amore di Gesù.
Appena lo seppe, suo Margherita disse: "È lui che deve pregare per noi, perché è in Paradiso. Il Sacro Cuore di Gesù lo ha reso potente". Da quel giorno, nella sua preghiera personale, alle litanie dei santi aggiungeva: "San Claudio, prega per noi!".
Beatificato da Pio XI nel 1929, il 31 maggio 1992, Giovanni Paolo II lo iscriveva tra i santi. Più di 300 anni prima, ancora in vita, lo aveva già "canonizzato" Gesù stesso, chiamandolo "il mio servo fedele e il mio perfetto amico". Che dire?
Donaci, anche oggi, dei preti santi come P. Claudio, convinti che solo con la preghiera, la predicazione e la direzione spirituale si educano i fratelli a rassomigliarti e si conducono molti ragazzi a consacrarsi a Te nella vita religiosa e nel sacerdozio.
E solo così sarà di nuovo primavera.
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ultimo aggiornamento
06 maggio, 2011