P A S T O R A L E |
g i o v a n i l e |
p a s t o r a l e g i o v a n i l e |
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Sr. Erika di Gesù, eam |
Momenti
A volte mi capita di fare un giro in macchina,
costeggiare una curva
oppure di camminare e guardare il cielo
o anche di stare seduta e fissare il soffitto,
la parete della stanza,
magari di ricordare un sogno…
e di avvertire in tutto questo,
condensati in uno soltanto,
tutti i momenti vissuti così: in macchina,
a camminare e guardare il cielo,
a dormire sognando.
Quel momento è nuovo, unico,
ma ci sono tutti gli altri momenti dentro,
sotto, sopra, intorno ad esso:
come quando ricordi all’improvviso una vecchia canzone.
La parola di una lingua straniera. La lettera di un amico.
Un giocattolo antico.
Scarpette di danza.
Quel momento è qui. Ma non lo afferri mai.
È qui, già c’era e spicca il volo.
Sta dentro tutti gli altri momenti.
Come filo invisibile.
Dentro la mia vita.
Eppure oltre.
Fascino perduto
Mi chiedo allora: è così solo per me,
o anche per gli altri?
È così per te, mio giovane amico?
C’è un momento in cui vedi
il filo invisibile che cuce tutti i momenti
senza esaurire il tuo destino?
Senti crescere la tua pelle
sotto il vestito di una storia
carica di mistero?
Oppure brindi alla vita che scorre,
attimo per attimo,
ignorando il fascino di quel prezioso
momento?
Ti piace contemplare le stelle
o smetti di guardare il cielo
perché – pensi – non è più così certo,
forse non lo è mai stato per nessuno?
Sui passi di una danza ebraica
era bello danzare le parole di Geremia:
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti (Ger 17,7-8).
Ma tu, giovane amico,
una volta imparati i passi,
hai pensato di stoppare il gioco
e fermare il giro.
Hai sfocato l’immagine di quel momento:
perché tradire la bellezza?
Qualcuno poi, con maggiore fiducia,
in un altro gruppo, un altro incontro,
ha compiuto il giro di danza
e il mio cuore ha gioito!
Per poterlo insegnare, avevo sudato ogni passo,
staccato dal chiodo della memoria
le scarpette di danza di quand’ero bambina.
Avevo patito il caldo, inzuppato una camicia…
Mi ero fidata di te,
del fascino della musica:
della bellezza che parla,
che canta,
che danza Dio!
Per questo continuo a fidarmi,
a porgerti la mano – la destra a ricevere, la sinistra a dare –
nel grande cerchio dei fratelli, della Chiesa,
in attesa che tu possa radicarti
in fondo,
come albero ben piantato,
e dare frutto a suo tempo (cf. Sal 1,3).
Le tue foglie rinverdiranno;
altri con giubilo mangeranno i tuoi frutti.
I tuoi momenti saranno anche i miei,
perché tu ed io,
così diversi, uniti nell’eterno destino,
vogliamo piantare l’albero della vita
lungo il corso d’acqua
del Suo Amore.
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ultimo aggiornamento
13 giugno, 2011