la parola del papa

Benedetto XVI

 

Dalla catechesi di Benedetto XVI dell’8.6.2011

 

L’Europa non abbia paura di Dio che è amore e verità

 

 

di Antonio Colasanto

Benedetto XVI

 

Questa mattina in piazza san Pietro Benedetto XVI ha voluto ripercorrere le tappe del suo breve ma intenso viaggio apostolico in Croazia e si è soffermato sul ruolo della famiglia nella società e nella Chiesa.

"Insieme in Cristo": questo è stato il motto della mia visita – ha detto il Papa - Esso esprime innanzitutto l’esperienza di ritrovarsi tutti uniti nel nome di Cristo, ma "Insieme in Cristo" aveva, in questo caso, un particolare riferimento alla famiglia: infatti, l’occasione principale della mia Visita era la Iª Giornata Nazionale delle famiglie cattoliche croate, culminata nella Concelebrazione eucaristica di domenica mattina, che ha visto la partecipazione, nell’area dell’Ippodromo di Zagabria, di una grande moltitudine di fedeli.

E’ stato per me molto importante confermare nella fede soprattutto le famiglie, che il Concilio Vaticano II ha chiamato "chiese domestiche" (cfr Lumen gentium, 11). Il beato Giovanni Paolo II, il quale ha visitato ben tre volte la Croazia, ha dato grande risalto al ruolo della famiglia nella Chiesa; così, con questo viaggio, ho voluto dare continuità a questo aspetto del suo Magistero.

Nell’Europa di oggi, le Nazioni di solida tradizione cristiana hanno una speciale responsabilità nel difendere e promuovere il valore della famiglia fondata sul matrimonio, che rimane comunque decisiva sia nel campo educativo sia in quello sociale... La Santa Messa – ha poi ricordato - è stata celebrata nel peculiare clima spirituale della novena di Pentecoste. Come in un grande "cenacolo" a cielo aperto, le famiglie croate si sono radunate in preghiera, invocando insieme il dono dello Spirito Santo. Questo mi ha dato modo di sottolineare il dono e l’impegno della comunione nella Chiesa, come pure di incoraggiare i coniugi nella loro missione. Ai nostri giorni, mentre purtroppo si constata il moltiplicarsi delle separazioni e dei divorzi, la fedeltà dei coniugi è diventata di per se stessa una testimonianza significativa dell’amore di Cristo, che permette di vivere il Matrimonio per quello che è, cioè l’unione di un uomo e di una donna che, con la grazia di Cristo, si amano e si aiutano per tutta la vita, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.

La prima educazione alla fede consiste proprio nella testimonianza di questa fedeltà al patto coniugale: da essa i figli apprendono senza parole che Dio è amore fedele, paziente, rispettoso e generoso. La fede nel Dio che è Amore si trasmette prima di tutto con la testimonianza di una fedeltà all’amore coniugale, che si traduce naturalmente in amore per i figli, frutto di questa unione. Ma questa fedeltà non è possibile senza la grazia di Dio, senza il sostegno della fede e dello Spirito Santo. Ecco perché la Vergine Maria non cessa di intercedere presso il suo Figlio affinché – come alle nozze di Cana – rinnovi continuamente ai coniugi il dono del "vino buono", cioè della sua Grazia, che permette di vivere in "una sola carne" nelle diverse età e situazioni della vita.

In questo contesto di grande attenzione alla famiglia, si è collocata molto bene la Veglia con i giovani, avvenuta la sera di sabato nella Piazza Jelaˇci´c, cuore della città di Zagabria…

È stato bello e commovente sentire questi giovani cantare con gioia ed entusiasmo, e poi, nel momento dell’ascolto e della preghiera, raccogliersi in profondo silenzio! A loro ho ripetuto la domanda che Gesù fece ai suoi primi discepoli: "Che cosa cercate?" (Gv 1,38), ma ho detto loro che Dio li cerca prima e più di quanto essi stessi cerchino Lui. È questa la gioia della fede: scoprire che Dio ci ama per primo! E’ una scoperta che ci mantiene sempre discepoli, e quindi sempre giovani nello spirito! Questo mistero, durante la Veglia, è stato vissuto nella preghiera di adorazione eucaristica: nel silenzio, il nostro essere "insieme in Cristo" ha trovato la sua pienezza. Così il mio invito a seguire Gesù è stato un’eco della Parola che Lui stesso rivolgeva al cuore dei giovani.

Un altro momento che possiamo dire di "cenacolo" – ha sottolineato il Papa - è stata la Celebrazione dei Vespri nella Cattedrale, con i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i giovani in formazione nei Seminari e nei Noviziati

Nella Cattedrale di Zagabria si trova la monumentale tomba del beato Cardinale Alojzije Stepinac, Vescovo e Martire. Egli, in nome di Cristo, si oppose con coraggio prima ai soprusi del nazismo e del fascismo e, dopo, a quelli del regime comunista. Fu imprigionato e confinato nel villaggio natio. Creato Cardinale dal Papa Pio XII, morì nel 1960 per una malattia contratta in carcere. Alla luce della sua testimonianza, ho incoraggiato i Vescovi e i presbiteri nel loro ministero, esortandoli alla comunione e allo slancio apostolico; ho riproposto ai consacrati la bellezza e la radicalità della loro forma di vita; ho invitato i seminaristi, i novizi e le novizie a seguire con gioia Cristo che li ha chiamati per nome. Questo momento di preghiera, arricchito dalla presenza di tanti fratelli e sorelle che hanno dedicato la vita al Signore, è stato per me di grande conforto, e prego perché le famiglie croate siano sempre terreno fertile per la nascita di numerose e sante vocazioni al servizio del Regno di Dio.

Molto significativo è stato anche l’incontro con esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale ed imprenditoriale, con il Corpo Diplomatico e con i Leaders religiosi, radunati nel Teatro Nazionale di Zagabria. In quel contesto, ho avuto la gioia di rendere omaggio alla grande tradizione culturale croata, inseparabile dalla sua storia di fede e dalla presenza viva della Chiesa, promotrice lungo i secoli di molteplici istituzioni e soprattutto formatrice di illustri ricercatori della verità e del bene comune. Tra questi ho ricordato in particolare il gesuita Padre Ruđer Boškovi´c, grande scienziato di cui ricorre quest’anno il terzo centenario della nascita.

Ancora una volta è apparsa evidente a tutti noi la più profonda vocazione dell’Europa, che è quella di custodire e rinnovare un umanesimo che ha radici cristiane e che si può definire "cattolico", cioè universale ed integrale. Un umanesimo che pone al centro la coscienza dell’uomo, la sua apertura trascendente e al tempo stesso la sua realtà storica, capace di ispirare progetti politici diversificati ma convergenti alla costruzione di una democrazia sostanziale, fondata sui valori etici radicati nella stessa natura umana… Guardare all’Europa dal punto di vista di una Nazione di antica e solida tradizione cristiana, che della civiltà europea è parte integrante, mentre si appresta ad entrare nell’Unione politica, ha fatto sentire nuovamente l’urgenza della sfida che interpella oggi i popoli di questo Continente: quella, cioè – di non avere paura di Dio, del Dio di Gesù Cristo, che è Amore e Verità, e non toglie nulla alla libertà ma la restituisce a se stessa e le dona l’orizzonte di una speranza affidabile.

Benedetto XVI ha, infine, così, concluso l’udienza generale: Ora, mentre ringraziamo il Signore per questo grande dono, chiediamo a Lui, per intercessione della Vergine Maria, Regina dei Croati, che quanto ho potuto seminare porti frutti abbondanti, per le famiglie croate, per l’intera Nazione e per tutta l’Europa.

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ultimo aggiornamento 13 luglio, 2011