esperienze

Paolo Risso

Educatore di apostoli:
P. Feliciano Gargiulo

Vide la luce sotto il bel sole di Boscoreale (Napoli) il 19 febbraio 1896, nella famiglia Gargiulo, di modeste condizioni sociali, ma davvero cristiana. Al battesimo, lo chiamarono Evaristo. Il babbo era impiegato nell’amministrazione del Santuario di Pompei. La mamma era un’angelica creatura che educò Evaristo e gli altri sette figli sotto lo sguardo della Madonna del Rosario.

Dodicenne, terminate le scuole elementari, Evaristo entrò nel Seminario di Nola: studi ginnasiali e liceali condotti con profitto, ma soprattutto ricchissimo di fede e di amore per Gesù. A casa, in vacanze, era un seminarista esemplare dal comportamento limpido e luminoso, tutto occupato nel servizio del Santuario.

Mons. Silj, Vescovo di Pompei, poi Cardinale, lo voleva ogni giorno come ministrante alla sua Messa. E diceva al papà: "vostro figlio farà grandi cose nella Chiesa". L’avvocato Bartolo Longo, fondatore del Santuario lo apprezzava e lo amava come un figlio.

"Tu mi tradisci"

Nel 1914, a 18 anni, ci fu una svolta nella sua vita. Da tempo aveva forse sentito il fascino della vita religiosa, ma in quell’anno, una scena disgustosa a cui assistette in sacrestia dopo un funerale, fu l’occasione che fece scattare in lui la volontà di consacrarsi totalmente al Signore Gesù, in castità, obbedienza e povertà.

Fu una scelta così forte che nessuno poté più farlo tornare indietro dalla sua decisione. Neppure il Vescovo di Nola che lo amava e gli diceva: "Tu mi tradisci, la diocesi ha tanto bisogno di buoni sacerdoti, come sarai tu", riuscì a farlo desistere dal proposito di un dono più grande, di servire Dio in modo più perfetto.

Nel santuario di Pompei, era stato affascinato da alcuni venerabili Domenicani piemontesi, "Padre Genta e Padre Broglia, che lì prestavano il loro ministero chiamati da Bartolo Longo. Così Evaristo Gargiulo, decise: "Sarò domenicano anch’io, come loro".

Partì per Chieri, dove il 4 ottobre 1914 vestì il bianco abito di San Domenico e diventò fra Feliciano. Un novizio esemplare. Il 15 ottobre 1915 fu ammesso alla prima professione. Guidato da eccellenti maestri e uomini di Dio tra i quali spiccavano i Padri Berro, Vallaro e ancor più Padre Maggiolo, compì gli studi teologici e il 29 1921, fra Feliciano Gargiulo venne ordinato sacerdote dal cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino.

Davvero non aveva tradito nessuno e ora il dono era completo per un grande servizio a Dio e alla Chiesa. Di anni 25 e una grande missione davanti.

 

Guida dei fratelli

Nel 1936, fu nominato Maestro dei novizi a Chieri e in quell’incarico rimase fino al 1941. Forse l’incarico che più lo rese felice: poter accogliere e formare dei giovani allo stile di vita di Gesù, sulle orme di S. Domenico, fare di loro dei contemplativi del Dio-Verità e Amore, dei cavalieri di Gesù Cristo ("Milites Christi!"), per annunciare la Verità su tutte le strade della terra, in una parola degli apostoli.

Tra i suoi novizi a Chieri, ebbe la gioia di avere dall’ottobre 1939 all’aprile 1940 – solo sei mesi purtroppo – un ragazzo straordinario dal cuore di fiamma, Sergio Poggi, di La Spezia, diventato il giorno della sua vestizione, fra Candido. Obbedientissimo al suo Padre Maestro, cui strappava segrete lacrime di commozione, fra Candido raggiunse troppo in fretta non l’altare, ma il Paradiso, a soli 17 anni, non ancora compiuti, diventando lui così piccolo come voleva essere, il giovanissimo protettore, insieme ai Santi Domenico, dei giovani che si avviano a vivere la vita dei figli di S. Domenico di Guzman.

Di fra Candido Poggi, verrà scritta la biografia, dal suo direttore spirituale, P. Enrico Paravagna, uno dei libri più belli che abbiamo letto e riletto non so quante volte, con crescente commozione e tenerezza. La storia di un vero angelo in carne, un giardino profumato di tutte le virtù di Gesù stesso. Forse il capolavoro più bello di P. Feliciano Gargiulo.

Nel 1941, P. Feliciano fu chiamato a Roma, come compagno del Commissario del Sant’Uffizio, dove rimase fino al 1956, difensore, in unità con il Papa (Pio XII !) della Verità integra e totale della Dottrina Cattolica. Per 15 anni, così, riempiendo le giornate di studio profondissimo, di preghiera intensa e, ancora del ministero delle Confessioni e dalla direzione delle anime.

Finalmente libero da tante questioni gravose, poté dedicarsi a quello che era stato sempre il suo carisma: la direzione spirituale dei fratelli soprattutto dei chiamati e dei consacrati, sempre pervaso dall’amore grandissimo e fiammeggiante al Signore Gesù, dall’affezione illimitata a Maria, Madre della Misericordia, Sede della Sapienza, Regina del SS.mo Rosario, come è veneratissima nell’Ordine Domenicano, quindi Modello di vita.

"Di lui, come maestro di spirito – scrisse P. Raimondo Spiazzi – ci è rimasto un prezioso patrimonio di testi. Di prediche, conferenze, ritiri e esercizi spirituali, che egli stendeva metodicamente, quasi a fissare bene il suo pensiero".

"E’ dottrina di vita tracciata a linee semplici e chiare, una teologia appresa alla scuola di S. Tommaso d’Aquino e di S. Francesco di Sales e confrontata continuamente con le esperienze e le testimonianze di anime sante, note e ignote, alle quali andava la sua preferenza, prima tra tutte S. Teresa di Lisieux".

P. Feliciano si nutriva di testi di teologia dogmatica, morale e ascetica e delle vite dei santi. Quindi presentava la dottrina in forma viva, limpida, sintetica, lasciando trasparire qua e là molti elementi autobiografici che lo fanno sentire vicino e rivelano anche la storia della sua anima inondata di luce, semplice, schietta, umile come quella di un simpatico e caro bambino buono.

Rimase a Roma fino al 1972, quando si ritirò presso il monastero delle Claustrali Domenicane di Sorrento, per esservi fino alla morte, maestro, consigliere e padre. Negli ultimi mesi del 1976, la sua salute sempre cagionevole, andò deperendo. Il 31 dicembre si trasferì a Pompei, presso sua sorella che voleva assisterlo nella malattia, ma Pompei era soprattutto per lui "il paese dell’anima" della sua anima tutta cristocentrica e mariana. Oramai davvero, si era "marianizzato" e "cristificato", ciò che è il dono più grande del Sacerdozio e della SS.ma Eucaristia – di Gesù Sacerdote e Ostia.

Furono, a Pompei, i suoi ultimi giorni di vita. Ormai esausto, riusciva quasi solo più a dire: "Mio Dio", "Gesù, Gesù", "Madre mia, Maria", mentre i suoi occhi luminosi si riempivano già della gioia del Paradiso. Immerso nel silenzio, come aveva desiderato, si spense con il sorriso in volto il 16 gennaio 1977, ripetendo i Nomi dolcissimi di Gesù e di Maria, unica ragione della sua esistenza di Uomo tutto di Dio.

 

Vita a due

Un’esistenza di studio e di preghiera. Qualcuno del mondo di oggi potrebbe dire: "vita grigia". Eppure, P. Feliciano visse una vita meravigliosa – chi scrive può dirlo di persona – di un’attualità sconcertante. Nel mondo di oggi, si insegna ancora ai ragazzi, ai giovani, ai cristiani e ai preti a vivere la vita come "vita a due con Gesù", in un continuo intenso colloquio d’amore?

"La vita cristiana-cattolica – ci ricorda P. Feliciano – è proprio tutta qui: Gesù Cristo, dal giorno del Battesimo, abita e possiede ogni anima diventata sua. Il bambino, come il ragazzo che cresce, il giovane che si apre alla vita, deve essere aiutato a scoprire questa meravigliosa presenza di Gesù nella sua anima e a stabilire con Lui un rapporto di amore. Ne deriva che il ragazzo così formato, saprà pregare ogni giorno con Gesù il Padre e si impegnerà nella lotta contro il peccato, sarà attivo nella testimonianza della fede, si accosterà sovente alla Confessione, riceverà Gesù nella Comunione anche tutti i giorni, per essere sempre più simile a Lui nella vita della Grazia santificante, sarà puro, generoso e forte della purezza, generosità e fortezza di Gesù che lo abita, sarà apostolo perché Gesù vive nella sua anima per dilatarsi".

Ragazzi e giovani educati così da sacerdoti convinti che questa è la loro missione, saranno domani cristiani autentici, e molti di loro sentiranno l’attrattiva di consacrarsi per sempre a Gesù Cristo come all’unico Amore che riempie e sazia per sempre la vita.

Questo è il messaggio di Padre Feliciano Gargiulo, che – al dire del P. Paravagna, suo illustre e degno confratello – "guidava i giovani alla santità – molti al sacerdozio e al chiostro – e di lì al Cielo".

(da: Feliciano Gargiulo, Ferventi nello spirito,

Ed. Massimo, Milano 1982)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 13 luglio, 2011