esperienze Paolo Risso
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Il 1° settembre 1939, era scoppiata la seconda guerra mondiale. I tedeschi invadevano la Polonia e, di lì a poco, sarebbero dilagati in Europa. Affinché non mancasse nulla ai soldati del "grande Reich" fu razionato il cibo. Ai tedeschi fu data così una tessera che stabiliva la quantità di pane e companatico spettante a ciascuno.
A una sola donna, fu ritirata la tessera annonaria, perché costei non mangiava e non beveva alcunché. Però le fu data doppia razione di sapone, perché ogni settimana doveva far lavare le lenzuola e la biancheria personale inzuppata di sangue.
Questa sola donna si chiamava Teresa Neumann, era di Konnersreut (Alta Baviera) e viveva da alcuni anni una vicenda straordinaria che destava e avrebbe continuato a destare per anni ancora, l’interesse di scienziati, medici, teologi, umili e grandi credenti o miscredenti.
Una contadina sana
Teresa Neumann era nata nel 1898, figlia di un povero sarto e di una contadina e andava a lavorare a giornata in campagna. Venne educata dai suoi con una sana, robusta e gioiosa formazione cristiana, senza bigotteria o scrupoli. Era cresciuta allegra, vivace, amante degli scherzi innocenti. Era solita dire di non essere capace a prendersi sul serio.
La sua giornata iniziava all’alba con la preghiera; poi il rude lavoro nei campi e in casa, senza "grilli" per la testa, affatto romantica, di una concretezza a tutta prova. La domenica, la Messa festiva e la S. Comunione. La confessione frequente e regolare, per un bisogno di purificazione e di contatto sempre più familiare con Dio. Era una cara amica verso tutti e tutte, pur nella sua riservatezza di ragazza.
A 20 anni, un giorno correndo in soccorso di alcuni vicini, cui stava bruciando la casa, cadde e si procurò una lesione alla spina dorsale. Rimase paralizzata alle gambe, poi in seguito, per un’altra caduta, diventò totalmente cieca.
Intanto suo padre era stato chiamato alle armi, durante la Iª guerra mondiale, a combattere sul fronte occidentale contro i francesi. Tornando, le aveva portato dalla Francia un’immaginetta di una giovane carmelitana, la cui storia cominciava a diffondersi: Teresa del Bambino Gesù (1873-1897) del monastero di Lisieux.
Teresa Neumann cominciò a pregarla intensamente. Il 29 aprile 1923, il giorno in cui il Papa Pio XI beatificava la piccola suora francese, Teresa Neumann, stesa nel suo letto, riacquistò di colpo la vista. Due anni dopo, il 17 maggio 1925, mentre il Papa dichiarava santa la carmelitana di Lisieux, Teresa Neumann riprendeva a camminare liberamente.
Poteva ricominciare, con grande gioia, lodando e benedicendo Dio, la sua vita di sana e robusta contadina. La sua vita, ancor di più diventò un "sì" sempre più perfetto a Dio.
Crocifissa del XX secolo
Un anno dopo, 1926, durante la settimana santa, in cui la Chiesa celebra la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, la giovane contadina di 28 anni, scopriva nelle sue membra, mani, piedi e costato persino sul capo, i segni della passione di Gesù: le stigmate dolorose e sanguinanti, terribile e prezioso documento della predilezione per certe anime che Dio chiama a essere, anche nel corpo, simili al Figlio suo crocifisso.
Teresa, ben lungi dal desiderare "il fenomeno", neppure lo conosceva, ma per 36 anni lo porterà nel suo corpo, sino alla morte. Da allora, dalla notte di giovedì "entrava" letteralmente nella Passione del Redentore, dall’ultima cena fino alla sua morte, sanguinando copiosamente dalle ferite e versando sangue anche dagli occhi. La passione di Gesù riviveva nelle membra straziate di Teresa Neumann.
I suoi studi erano stati appena quelli elementari e conosceva solo il dialetto della sua regione e un po’ il tedesco. Eppure, ripeteva ad alta voce i lunghi dialoghi che sentiva in aramaico, greco e latino. Diversi specialisti di queste lingue antiche sedevano al suo capezzale, sempre più sbalorditi dell’esattezza dei suoi discorsi.
Alle 15 ("l’ora nona") del venerdì cadeva in un sonno profondo da cui si risvegliava, con le ferite richiuse, il corpo fresco, il mattino della domenica, rivivendo la scena della Risurrezione del Signore. Nel suo cuore e nel suo essere di donna conquistata totalmente dall’Amore Infinito e crocifiggente di Dio, diventava sempre di più una cosa sola con Gesù: la configurazione a Lui, a partire dalla propria volontà, è la santità vera. Teresa, al di là dei fenomeni straordinari che viveva, cercava solo questa santità: essere come Gesù, "diventare Gesù", con Maria vicino che la sosteneva.
"La mia carne: vero cibo"
Sin da quando era guarita dalla cecità e dalla paralisi, Teresa sentiva sempre di meno il desiderio di nutrirsi. Da quando ebbe le stigmate, per 36 anni, sino alla morte, non mangiò e non bevve più nulla, soltanto ogni mattina, alle sei riceveva Gesù nella piccola ostia consacrata della Comunione (in tutto due/tre grammi, sì e no, di pane!). Nessun altro cibo che questo: incredibile ma vero.
Una simulatrice? Tutto fu tentato per "smascherarla", ma sempre i medici inviati per controllarla, partivano dallo scetticismo, ma arrivavano a prodigiose conversioni. La diocesi di Ratisbona, cui Teresa apparteneva, organizzò una commissione severissima, che, a turno, per settimane intere, non persero di vista Teresa neppure un istante, né di giorno né di notte, senza mai lasciarla sola. Altre commissioni, diverse da quella ecclesiastica, interamente "laiche", giunsero alla stessa conclusione: Teresa si nutriva solo di Eucaristia, rifiutando sempre, d’istinto, quanto per provarla, le offrivano un’ostia non consacrata. Ella voleva e distingueva Gesù solo, viveva di Lui e per Lui, realizzando alla lettera il discorso del divino Maestro a Cafarnao: "Chi mangia di me, vivrà per me" (Gv 6,57).
Il suo parroco, constatato con sicurezza il fenomeno, affermò: In Teresa si compì alla lettera la parola di Gesù: "La mia carne è vero cibo e il mio sangue, vera bevanda e l’altro: non di solo pane, vivrà l’uomo". Quasi Gesù il Cristo volesse mostrare che nutrirsi di Lui basta anche alla vita fisica. Ed è proprio per questo fenomeno straordinario che il Reich di Hitler ritirò a Teresa la tessera del vitto benché già molto razionato, perché a lei bastava quell’Ostia che le portava ogni mattina il sacerdote. Così anche la burocrazia nazista rendeva testimonianza a una meraviglia strabiliante di Gesù nel nostro secolo.
La "follia della Croce" si realizzava in Teresa alla lettera, ma questa follia la dotava di uno stupendo equilibrio psichico. Al di fuori dei giorni della Passione del Signore, Teresa conduceva vita normalissima: lavorava in giardino e talvolta anche nei campi, si muoveva nei dintorni, riceveva, consolava, operava guarigioni, a contatto di migliaia di pellegrini, rispondeva di persona a numerose lettere. A sua contatto, avvenivano meraviglie, come quella che fra poco narreremo.
Aveva l’aspetto florido e roseo della serena, buona e felice casalinga bavarese, senza pose da mistica, tutta semplicità, bontà, allegria straordinaria, di chi sa di essere chiamata alla vita senza confini e senza tramonto.
Come tutti i cattolici bavaresi, Teresa Neumann e la sua famiglia erano decisamente e apertamente anti-nazisti, ma Hitler non la molestò mai, perché lui che era "il Fürher", temeva quella donna che, attraverso le sue visioni, gli annunciava senza paura il giorno dell’ira, la catastrofe finale. Una piccola umile donna, segnata dalle piaghe di Gesù, che faceva tremare Hitler, le SS, la Wehrmacht, come secoli prima il povero Falegname di Nazareth aveva scosso l’impero dei Cesari.
Tutti i giornali del mondo, ebbero, prima o poi a parlare di Teresa Neumann da Konnersreuth, per narrare le meraviglie che Dio operava in lei e nelle anime, per mezzo di lei. Si spense nel 1962, a 64 anni. Non si contano più le grazie a lei attribuite, decine sarebbero i miracoli che avrebbe interceduto presso Dio. Ella (come Marthe Robin, come S. Padre Pio da Pietralcina, per citare i più noti) è il segno vivo della presenza di Gesù, l’Uomo-Dio vivo nella storia. La fede è l’incontro con il Vivente, credibile, palpabile e operante anche per mezzo dei suoi santi.
Un farmacista ebreo
Uno dei frutti più belli della preghiera e dell’offerta con Gesù da parte di Teresa Naumann è la conversione del farmacista ebreo Bruno Franz Xaver Rothschild. Costui era nato a Lohr il 24 gennaio 1900, primo di tre figli. Bruno viveva, come i suoi genitori, sino in fondo "la Torah", la Legge d’Israele, pur in mezzo a una popolazione di maggioranza cattolica. Così conosceva a fondo l’Ebraismo – che praticava – e pure il Cattolicesimo. Restava pensoso soprattutto davanti alla processione "teoforica" del Corpus Domini, con Gesù-Ostia portato solennemente per le vie del paese, e alla processione del Cristo sofferente, il venerdì santo. "Quel Gesù" per lui era un tormento.
Eppure, in una riunione elettorale, il 23 marzo 1924, il dottor Bruno si lasciò andare a un grosso insulto contro Gesù e sua Madre, la Madonna SS.ma. Nel giornale locale, i due parroci cattolici condannavano l’affermazione di Bruno, come grave offesa ai cattolici. Ma anche la comunità ebraica prese le distanze da lui, giudicandolo severamente.
Eppure rimase molto turbato e capì di averla "fatta grossa", con un risultato singolare: da quel momento la domanda "che cos’è la Verità?", prese ad assillarlo più della chimica e della farmacia. Si rivolse a uno dei parroci di Lohr, don Abel, e lo tempestò di domande. Il "don" cattolico gli rispondeva con pazienza e dolcezza, gli passava libri colmi di luce, lo invitava a pregare con fiducia chiedendogli di farli conoscere la Verità, di attirarlo a Gesù, l’unico Salvatore. Il giovane dottore prese contatti con Ebrei convertiti, prima tra tutti Edith Stein, diventata poi nel Carmelo, suor Teresa Benedetta della Croce. In una conferenza, apprese la vicenda di Teresa Neumann.
Sacerdote cattolico
Il 24 luglio 1928, si recò a Konnersreuth e quella sera vide Teresa che tornava a casa, seguita da un agnellino con il collare rosso. L’indomani la conobbe di persona e poté essere presente a una delle sue estasi di "crocifissa" con Gesù. Il 27 luglio, poteva già scrivere in una lettera: "Venerdì, ho vissuto il grande avvenimento di Konnesreuth, che non si può descrivere. Improvvisamente Teresa non è più la ragazza che racconta lieta le cose comuni della vita e che, con un volto un po’ più severo, dà dei consigli buoni, ma è una creatura libera da tutte le cose terrene, che contempla e rivive eventi invisibili all’occhio umano; diventa una sofferente divina, che vive in modo delicato e sensibile tutte le fasi delle sofferenze storiche, che in parte trasmette. Poche persone lasciano la sua stanza senza essere scosse".
In una parola: Bruno aveva visto in Teresa Neumann, Gesù stesso, Gesù vivo. Davvero il Nazareno crocifisso non meritava insulti o indifferenza, ma tutta la sua dedizione di amore. Il 10 agosto 1928, Bruno fu battezzato dal parroco don Neber. Assistito dalla sua madrina di battesimo, Teresa in persona, si accostò alla prima Comunione. Ma questo non bastava per lui.
In una lettera informò i suoi genitori ebrei, già addolorati per la sua conversione a Gesù Cristo, che ora sarebbe pure diventato sacerdote cattolico, come gli aveva detto Teresa in una delle sue estasi. La Verità dunque l’aveva trovata, ed è una Persona, Gesù Cristo, l’Uomo-Dio, l’unico vero Messia, crocifisso dagli ebrei, e risorto il terzo giorno.
Il 1° luglio 1932, Bruno Franz Xaver Rothschild, a Eichstatt, fu ordinato sacerdote. Meno di sei mesi di sacerdozio, per dire a Gesù tutto il suo amore. Il 24 dicembre 1932, vigilia di Natale, tornando a Konnersreuth da casa, ebbe un infarto e morì a soli 33 anni – come il divino Maestro – invocando il suo Nome SS.m: "Gesù, oh, Gesù, ora Tu vieni, Gesù".
Già ebreo, quindi "figlio" e sacerdote della Chiesa Cattolica, e anche di Teresa Neumann, la stigmatizzata della Baviera.
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ultimo aggiornamento
08 settembre, 2011