La lettera
Vogliamo più famiglia
Carissimo,
paure, difficoltà, smarrimento delle famiglie oggi. Viviamo in un tempo di uomini feroci e angosciati, di vicende deliranti, senza scampo. È il dramma dentro di noi, nelle famiglie accanto, nell’uomo del pianerottolo, che ha un nome, un volto, una domanda.
Più famiglia, si grida. Ed a ragione. La famiglia sente, sa di essere stata abbandonata da una politica troppo presa da interessi. I giovani non trovano più un progetto, attorno al quale fare solidarietà, lotta, futuro. Orfani di una speranza, di un lavoro, tutta una famiglia-mondo che invoca aiuto. Lo spaccio della droga, lo sfruttamento della prostituzione, il crimine dell’usura, l’immigrato respinto, i morti, il degrado dei quartieri, la città violenta.
Quando si capirà? È miopia lasciare alla deriva, allo sfascio, etico, culturale, economico, la famiglia.
La famiglia è l’ultima sponda, la sponda decisiva, il "luogo" irripetibile, unico, necessario, della vita che crea la speranza. Come è possibile che la famiglia paghi per tutti, e che, invece, la giungla di tutti gli illeciti, l’arroganza di tutte le corruttele, lo squallore del malcostume politico abbia trovato, nel tempo, tanto spazio? Già prima che scoppiasse lo scandalo delle caste, i Vescovi avevano gridato forte: "Si tagli l’iniquo legame tra politica ed affari".
Sì, occorre la denunzia, l’indignazione, la rivolta, ma occorre anche la presenza-proposta della famiglia. Occorre essere presenti, leggere il territorio, ricercare le cause, studiare i problemi, progettare soluzioni, verificare soluzioni, entrare negli organismi partecipativi del quartiere, della città.
Volere la storia nuova della famiglia, che è possibile, che non è utopia, ma che richiede invenzione, servizio, condivisione.
Nino Barraco
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ultimo aggiornamento
26 gennaio, 2012