pastorale familiare

Marina Berardi

Famiglia,

  giardino

           di Dio

Il primo articolo dell’anno, come di consueto, non può che ripercorrere l’indicibile esperienza del Capodanno in famiglia. Sempre più numerosi i partecipanti, provenienti da diverse parti d’Italia e, per alcuni, era la loro prima esperienza: "Siamo stati benissimo. Per noi era il primo capodanno ‘alternativo’, senza parenti o amici ed è anche il primo in cui ci siamo davvero divertiti tutti, piccoli e grandi... E’ proprio vero, Dio ci guida con amore; saperlo e vivere il matrimonio con Lui fa del nostro rapporto tutta un altra cosa!".

È proprio vero, abbiamo vissuto dei momenti unici, resi speciali dal coinvolgimento di ciascuno e dall’allegria di tantissimi bambini e ragazzi che hanno lavorato con impegno insieme agli animatori, tanto da non voler ripartire e da salutarsi dandosi appuntamento per… Capodanno 2013!

Nei tre giorni trascorsi insieme abbiamo zappato e dissodato il terreno, lasciando da parte ogni preoccupazione e mettendo i problemi nelle mani di Dio… Quale lo stupore sul volto di tante famiglie quando, alla loro partenza, se li sono visti riconsegnare colmi di una rinnovata speranza e di una luce nuova!

Abbiamo lasciato che la Parola, i sacramenti, l’esperienza dell’Immersione nell’Acqua dell’Amore Misericordioso, le riflessioni proposte, i tempi personali e di coppia, i momenti di preghiera, il concerto di Don Giosy, la tombalata, i momenti di festa, la convivialità dei pasti, seminassero e irrigassero i nostri cuori.

Una mamma ha scritto: "Voglio ringraziare il Signore per la fantastica esperienza che ci ha fatto vivere in questo capodanno, in cui abbiamo riflettuto, ci siamo interrogati, amati e divertiti: un insieme di fattori che lo hanno reso perfetto anche se faticoso, ma perfetto così. Anche i bambini si sono  divertiti tantissimo e sono pronti a ripetere il tutto l’anno prossimo, non fanno che ascoltare i CD di Don Giosy che trovano stupendo".

Lo scorso anno avevamo un campo da vendere per comprare una perla di grande valore mentre quest’anno abbiamo avuto un campo da lavorare perché portasse il frutto che il Signore attendeva da ciascuna famiglia. I genitori – e non solo – sanno bene che educare ed educarsi è far fiorire i semi gettati, è preparare terreni, è irrigare, potare, proteggere, sradicare, contemplare la bellezza dei frutti1.

Desidero ripresentarvi "il frutto" raccolto da una giovane coppia proveniente dal nord Italia che, su suggerimento di una amico sacerdote, il 30 dicembre è arrivava a Collevalenza. Non so quale fecondità abbia riservato loro il Signore, ma sono certa che, qualsiasi essa sia, porterà un frutto che rimane e sarà espressione di quanto loro stessi gratuitamente e con stupore hanno ricevuto in dono.

Lui. "Lunedì 2 gennaio. Come al solito, mi sveglio alle 6,30 per andare al lavoro. Ma qualcosa è cambiato. Le mie preghiere e le mie attenzioni mattutine vengono subito rapite verso quel "giardino" in cui Dio mi ha piantato. Nel giardino, il fiore più bello e delicato è la moglie che il Signore mi ha donato. Le preghiere vengono rivolte al Signore per lei, insieme a quei piccoli gesti di attenzione che prima mai avevo avuto. Ho ricordato quanto lei mi aveva detto la sera prima, alcuni suoi desideri... Piccole cose, semplici gesti di affetto che lei mi ha sempre chiesto e che io mai le avevo dato. Questo è stato il primo grande cambiamento! Come lavora il Signore dentro di noi per plasmarci nell’amore!

Il secondo "pensiero" durante il tragitto casa-lavoro, oltre alle abituali preghiere, è andato alle persone che il Signore ha voluto farci conoscere, affinché diventassero per noi esempio nel cammino che Lui ci ha proposto. In loro abbiamo riconosciuto la presenza di Dio, di quell’amore che Dio rivolge ai suoi figli, un amore che traspare dagli occhi, dai gesti, dalla vita.

"Siate testimoni della vostra esperienza", l’ultimo "compito" affidatoci risuonava così.

Bene, voglio testimoniare l’amore che Dio ha per ognuno di noi e come Lui ci guidi verso il nostro maggior e miglior bene, in ogni momento, anche quando noi non lo capiamo. È quanto ho vissuto a Collevalenza.

Il giorno 8 Dicembre mia moglie ed io ci siamo recati da un sacerdote nostro amico d’infanzia, il quale è parroco in una diocesi che dista 100 Km da casa nostra e che, ancora diacono, ha officiato il nostro matrimonio.

Don Luca ci parla del Santuario di Collevalenza, fondato da Madre Speranza, invitandoci ad andare là in pellegrinaggio e ci fornisce anche un libretto in cui si parla dell’Opera.

A questo punto inizia un percorso differenziato tra mia moglie e me, che si congiungerà il 20 Dicembre.

Mia moglie prega e capisce che dobbiamo andare a Collevalenza, ma non me lo dice perché io sono (anzi ero…) abbastanza irascibile e per me era scontato andare a Medjugorje, come gli ultimi 2 capodanni.

Per quanto riguarda me, il 20 dicembre decido di visitare il sito di Collevalenza e vedo con stupore che ci sarà un ritiro per famiglie il 30-31 dicembre e 1 gennaio. É perfetto, perché non devo prendere nessun giorno di ferie. Ne parlo con mia moglie che si scioglie in lacrime dicendo che il segno che aveva chiesto era proprio quello che avrei dovuto essere io a proporre di partecipare all’incontro di Collevalenza; il termine ultimo per le iscrizioni era proprio il 20 dicembre!

Sono arrivato al giorno della partenza davvero pieno delle brutture di questo mondo, senza rendermi conto che io stesso ero brutto, ero semplicemente specchio del mondo in cui viviamo. Quindi il viaggio è stato abbastanza burrascoso, non sapevo cosa mi aspettasse ma ho accettato di rischiare.

Nel primo intervento, Padre Giovanni, citando Dante, dice: "l’aiuola che ci fa tanto feroci". Mi son detto: ma io sono arrivato qua proprio così! Inferocito, feroce, arrabbiato dando la colpa all’aiuola in cui vivo… Qui si abbattono i primi alberi che uso per nascondermi da Dio e dalla famiglia : il lavoro ed il mondo. Dimentico che la famiglia è la chiesa domestica e che, essendo tale, il Signore vuole che diventi cristiano prima di tutto nella famiglia, è la famiglia il mio giardino!

Da qui inizia la mia nuova nascita, quella del marito consapevole.

Il giorno dopo c’è stata la visione del Film, Prova del fuoco (Fire proof): incredibile come il Signore ti parla!

La storia narra di una coppia di sposi creatasi da 7 anni (come noi), senza figli (come noi) in crisi (come è successo a noi), che poi decide di "ri-fare" le promesse matrimoniali (come noi!).

Tutte queste assonanze risvegliano in me i comportamenti che il film insegna a tenere nei confronti della moglie e del giardino che Dio ha affidato ad entrambi: la famiglia. Ora comprendo perché il Signore non ci ha mandato a Medjugorje ma a Collevalenza, ha perfino suscitato ad un regista americano l’ispirazione di un film che parla "di noi", affinché ci decidessimo a diventare Famiglia, questa volta con la F maiuscola! L’altra cosa strana è che, mia moglie ed io non andiamo al cinema, non guardiamo la tv e, praticamente, non avevamo mai guardato un film insieme.

Il giorno della liturgia delle Acque, oltre a farne esperienza, vengo chiamato a dare una mano nelle vasche e, dalla parte delle donne anche a mia moglie è chiesto di prestare lo stesso servizio!

Ho atteso un po’ di giorni per la confessione perché sentivo in me una forte rabbia che mi accecava. È stata una esperienza indicibile: la confessione mi ha pulito, mi ha fatto rinascere, mi sento leggero e svolazzante come un fazzoletto pulito steso al sole!

Questo pellegrinaggio mi ha offerto molti insegnamenti e mi ha dato una viva consapevolezza del nuovo cammino che il Signore mi sta e ci sta proponendo di percorrere.

Prima mi donavo molto di più per il prossimo, senza pensare che sono chiamato innanzitutto a donarmi in famiglia. Questo è il primo giardino da curare, al quale voglio rivolgere le mie attenzioni ed il mio cuore. Desidero per me e per mia moglie che diventi un bel giardino, che diventi una perla preziosa.

Lei. Che Dio grande e meraviglioso abbiamo! Quale benedizione quando vediamo realizzate le nostre preghiere.

La mattina del 30 dicembre prima di partire per Collevalenza, durante le consuete preghiere mattutine, ho iniziato a piangere, non era dolore né tristezza, probabilmente era stanchezza.

Ho sempre pensato che il nostro matrimonio, dopo la prima battuta d’arresto, fosse fantastico e nei momenti bui pensavo che forse ero una donna troppo esigente. Mi dicevo: guardati intorno, tutti quelli che conosci si separano.

A maggio scorso ho capito che, di fatto, vivevo ogni cosa con il terrore di fare arrabbiare mio marito e che per me diventava sempre più faticoso poter esprimere la mia opinione, tanto da arrivare al punto di farmi andare bene tutto quello che lui diceva, pur di non avere scontri.

È stato triste realizzare che mio marito non aveva fiducia in me e accorgermi che il figlio tanto desiderato non arrivava… Allora mi sono ritrovata a pensare: "Come può nascere un figlio in una famiglia dove prevale la scelta del singolo?".

Poi è cambiato qualcosa, ho sentito la necessità di affidare tutto alla Madonna, ogni lacrima, ogni litigio, ogni pensiero che avevo paura di esprimere li offrivo per il "mio matrimonio".

Ho pregato tanto la Madonna affinché la volontà di Dio si compisse in noi.

Poi questa proposta di Collevalenza da parte di Don Luca. Naturalmente avevo paura di dire a mio marito che saremmo potuti andarvi perché sapevo che si sarebbe arrabbiato tantissimo dal momento che lui voleva andare a Medjugorje. In questi casi diceva: io vado là, tu fai quello che vuoi. Questo atteggiamento mi faceva soffrire da matti, non capivo perché dovesse decidere solo per lui e mai per la coppia.

Ho deciso allora di fare un patto con Maria (detta così sembra un gesto arrogante ma non sapevo come fare, nel cuore avevo la certezza che Collevalenza era il posto giusto e il momento giusto): se voleva, dunque, doveva fare tutto Lei per Collevalenza e… sappiamo come andata!

Anche io ora ho capito qual’era il mio albero da abbattere: la paura di non essere amata, ascoltata e considerata per quello che sono e soprattutto il terrore di fare arrabbiare mio marito. Adesso mi accorgo che a volte, con il mio bel carattere, per paura di soffrire era più semplice donarmi meno.

Durante il film mentre osservavo mio marito, comprendevo il suo stato d’animo ed era come se Maria SS. mi fosse accanto per dirmi che l’offerta delle mie sofferenze di moglie non erano state vane.

Ora posso dire che siamo una famiglia, siamo "la famiglia", figli o non figli; la centralità ed il cuore siamo lui ed io: da qui potranno partire tante cose. Solo da questo momento Dio Padre può contare su di noi affidandoci il progetto che ha per noi fin dall’eternità".

Guardando la foto che ritrae alcuni dei partecipanti, penso a quanti erano spiritualmente presenti e che sono stati "il concime nascosto" per la buona riuscita dell’iniziativa con la loro sofferta rinuncia.

Desidero concludere con la riflessione di un papà e con la preghiera di una delle animatrici.

"Il buon Gesù sta permettendo che anche la nostra famiglia sperimenti sia la precarietà del lavoro che la fragilità della vita terrena nelle sembianze di un caro parente anziano e malato. Quante certezze sono venute meno... Eppure, nell’incontro di Collevalenza, abbiamo trovato segreto conforto nelle parole di chi, prima di noi, ha già vissuto simili momenti di difficoltà: "Non lasciatevi sopraffare dal dolore!"… Lo stesso Signore ci ha ripetuto: "Innaffierò il mio giardino e irrigherò la mia aiuola" (Sir 24,31).

Ringraziamo con gioia l’Amore Misericordioso perché nell’arsura delle difficoltà non ci fa mancare il Suo sostegno e le sue consolazioni prendendosi cura del "giardino" delle nostre famiglie in vista di una gioia più grande".

"…che l’Amore Misericordioso di Dio Padre, e Maria SS., il fiore più bello e ammirato di questo giardino, insieme alla bravissima giardiniera di Dio, la Venerabile Madre Speranza, ci guidino e ci sostengano nella quotidianità" perché ciascuno dei nostri fiori, nella sua diversità, possa schiudersi e propagare il profumo del suo Amore e della sua Misericordia.

Allora non rimane che attendere che il seme gettato nel cuore di ogni casa germogli e porti frutto e darci appuntamento per il prossimo Capodanno (29/12– 1/1/2013), con il tema Famiglie nella rete…, nel desiderio di dar vita a una rete di famiglie! Come ha scritto qualcuno, "vivere e condividere la visione cristiana della famiglia con altre famiglie che sono in cammino é fondamentale, conoscere le famiglie che si ritrovano li a Collevalenza è un momento di scambio molto importante e produttivo".

So che qualcuno ha creato un "family salvadanaio" dove, di giorno in giorno, va mettendo il frutto di piccole rinunce in vista di… Capodanno 2013!

Penso che, con la cooperazione di tutti (tanto che qualcuno tra i partecipanti si è offerto di creare un blog per far circolare idee "in rete"), saranno molti a cadere… nella rete dell’Amore Misericordioso!

Colgo l’occasione per ringraziare la Comunità che, con la delicata accoglienza ed un contributo fattivo, si è fatta "Famiglia per le famiglie", rendendo possibile e sostenendo l’iniziativa.


1 Cf. G. BARBON e R. PAGANELLI, Li pose in un giardino, Ed. EDB, 2011

 

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ultimo aggiornamento 11 febbraio, 2012