La lettera

 

Mistero della fede

Carissimo,

 

soffrire è un’altra cosa, molto diversa dalle nostre presunzioni, dalle nostre parole, dalla nostra attività consolatoria.

Ricordo sempre un amico infermo, al quale per tanto tempo ero stato vicino. Un giorno mi disse: "Nino, non puoi capire". Mi sentii mortificato, ma aveva ragione. Sì, aveva ragione.

Il dolore è enigma, è ripugnanza. È la più vera, l’assoluta povertà di tutto. Povertà di distacco, povertà di dipendenza, povertà di fede. È mistero, inconcepibilità del mistero.

La ragione è "capace" di Dio, ma non è capace di ammettere il dolore.

Per disegnare un albero bisogna diventare un albero, è la grande verità. Ed allora, ecco la notizia "impossibile", un Dio che si fa compagno dell’uomo, che si carica del dolore dell’uomo, che soffre il dolore come mistero. Nello strazio "inconcepibile", allucinante, dell’Orto, nell’urlo della Croce.

"Questo è il mio Figliolo diletto..." è la voce del Padre sulle rive del Giordano, ma che avremmo preferito si riversasse in quell’immensa solitudine di sangue del Calvario, il Figlio ucciso.

Mi dispiace per te, o Gesù, ma non avrei saputo credere se Tu non avessi sofferto tanto. Non avrei saputo "sopportare" un Dio che non avesse, giorno per giorno, compassione per l’uomo.

Tu, quando dici "Non piangere", restituisci il figlio alla vedova di Naim, risusciti Lazzaro, ricolmi di rivincita il paralitico alla piscina.

Nel cuore di questo mistero condiviso con Cristo, la storia di quanti riescono a stare in croce cantando.

No, non chiedermi come facciano, non lo so. È un mistero, questo, più grande del dolore stesso. Tanti, molti, nella potenza dello Spirito, che vivono, che soffrono, che risorgono, ogni giorno, in mezzo a noi.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 08 marzo, 2012