datemi la festa, il canto, la danza. Quando era osanna delle palme,
alleluia del Risorto: "Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto".
Quando la tenerezza della Sua mano mi stringeva al cuore: "Anche se
tua madre ti dimenticasse, io non ti dimenticherò mai... Non temere,
vermiciattolo di Giacobbe, perché io sono con te, ti ho chiamato per
nome, tu mi appartieni... I suoi bimbi saranno portati in braccia,
sulle ginocchia saranno accarezzati... come chi si porta un bambino
alla guancia. Io mi chinavo su di lui per dargli da mangiare...".
Quando ho incontrato mio Padre, Collevalenza, Madre Speranza, il
libro, il messaggio di un Dio che ama gli uomini come se non possa
essere felice senza di loro.
Datemi la festa, il canto, la danza. Quando, con ingenua
inesperienza del dolore, scongiuravo: "Non fategli sapere niente al
Signore di quello che mi è accaduto, ne soffrirebbe tanto, tanto...".
Quando era fede: "Scusami, o Signore, se ti do’ sempre una infinità
di guai e di preoccupazioni. Tu, certamente, ti sei già mosso per
aiutarmi, non aspetti la preghiera che.... strappi la grazia. Sì,
tenterai tutto il possibile per vedermi felice".
Datemi la festa, il canto, la danza: "Passerò dalla valle del pianto
e la trasformerò in una sorgente... No, non si addormenta, non
prende sonno il custode di Israele. Se indugia, attendilo, perché
verrà e non potrà tardare".
Quando bastava la tua Parola: "Io vi vedrò e il vostro cuore gioirà".
Quando bastava ripetere le parole: "Una fede che non canti è una
fede tradita... Il cristiano non fa mai prevalere il lamento sulla
danza".
Ma adesso ho paura, o Signore.
Dammi la fede, ti prego, la fede che non ho mai avuto.