La lettera

 

Quando era Osanna

Carissimo,

datemi la festa, il canto, la danza. Quando era osanna delle palme, alleluia del Risorto: "Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via? La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto".

Quando la tenerezza della Sua mano mi stringeva al cuore: "Anche se tua madre ti dimenticasse, io non ti dimenticherò mai... Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, perché io sono con te, ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni... I suoi bimbi saranno portati in braccia, sulle ginocchia saranno accarezzati... come chi si porta un bambino alla guancia. Io mi chinavo su di lui per dargli da mangiare...".

Quando ho incontrato mio Padre, Collevalenza, Madre Speranza, il libro, il messaggio di un Dio che ama gli uomini come se non possa essere felice senza di loro.

Datemi la festa, il canto, la danza. Quando, con ingenua inesperienza del dolore, scongiuravo: "Non fategli sapere niente al Signore di quello che mi è accaduto, ne soffrirebbe tanto, tanto...".

Quando era fede: "Scusami, o Signore, se ti do’ sempre una infinità di guai e di preoccupazioni. Tu, certamente, ti sei già mosso per aiutarmi, non aspetti la preghiera che.... strappi la grazia. Sì, tenterai tutto il possibile per vedermi felice".

Datemi la festa, il canto, la danza: "Passerò dalla valle del pianto e la trasformerò in una sorgente... No, non si addormenta, non prende sonno il custode di Israele. Se indugia, attendilo, perché verrà e non potrà tardare".

Quando bastava la tua Parola: "Io vi vedrò e il vostro cuore gioirà". Quando bastava ripetere le parole: "Una fede che non canti è una fede tradita... Il cristiano non fa mai prevalere il lamento sulla danza".

Ma adesso ho paura, o Signore.

Dammi la fede, ti prego, la fede che non ho mai avuto.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 11 aprile, 2012