Festa del Santuario

Cardinal Camillo Ruini

 

L’Amore Misericordioso di Dio per noi è un amore gratuito

 

Omelia del Card. Camillo Ruini

 

Cari fratelli e sorelle, celebriamo questa Messa solenne nel giorno della festa del vostro Santuario dell’Amore Misericordioso ma anche, per una felice coincidenza, nel giorno del 119° anniversario della nascita di Madre Speranza di Gesù, fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, che ha dato impulso, per ispirazione dello Spirito Santo, alla costruzione di questo meraviglioso Santuario, dedicato anch’esso all’Amore Misericordioso. Amore al quale Madre Speranza ha dedicato la sua lunga vita, vita benedetta da Dio con grandi frutti e opere di bene. Attendiamo con viva speranza il giorno della sua Beatificazione.

L’Amore Misericordioso di Dio per noi è un amore gratuito che non chiede niente in cambio, è un amore preveniente, che arriva prima. È Dio che ci ha amato per primo. Questo Amore Misericordioso è il cuore del Vangelo, il senso e il contenuto della vita di Gesù, della sua parola, della sua opera, della sua croce e della sua risurrezione. Gesù stesso, infatti, è colui che ci rivela Dio Padre, che ci fa conoscere il mistero di Dio, il Dio ricco di misericordia, come ha scritto Giovanni Paolo II nella sua enciclica sulla misericordia. Così, rivelandoci il mistero di Dio, ci fa conoscere quello che la nostra intelligenza umana non potrebbe mai riuscire a sapere con certezza, cioè l’atteggiamento concreto di Dio verso di noi: il "sì", come dice l’apostolo Paolo, il "sì" definitivo che, in Gesù Cristo, Dio ha detto all’umanità intera, nonostante le nostre infedeltà, i nostri peccati. In questo "sì" definitivo di Dio, Gesù ci svela anche il destino della nostra vita: è l’incontro con Dio, se saremo fedeli, che è la misericordia di Dio; è il significato della nostra vita che consiste nel seguire Dio, nell’essere buoni come Egli è buono, possibilmente nell’essere santi come egli è Santo.

Le tre letture che abbiamo ascoltato in questa S. Messa si può dire che spiegano, secondo i suoi diversi aspetti, la ricchezza dell’amore di Dio per noi, ma anche le conseguenze che questo amore ha nella nostra vita, come questo amore debba essere la bussola che guida e orienta la nostra vita.

La prima di queste letture è dall’antico testamento, il profeta Osea (11,1.3-4.8-9); un grande profeta, anche se non tanto noto, vissuto quasi 800 anni prima di Cristo, vissuto prima che nascesse la città di Roma. Ebbene, Osea ci parla dell’amore paterno di Dio per ciascuno di noi, ma anche della tenerezza di questo amore, delle viscere di misericordia di Dio verso di noi; perciò si può dire che è un amore paterno ma allo stesso tempo materno, un amore pieno.
In un altro testo, il profeta Osea ci parla dello stesso amore usando un’altra immagine, non l’amore del padre per il figlio, ma l’amore dello sposo per la sposa, per sottolineare la fedeltà e la profondità di questo amore; vorrei dire, l’intimità di questo amore, il suo carattere personale e la sua ricerca del nostro amore, come lo sposo cerca l’amore della sposa, come lo sposo fedele cerca la fedeltà a lui della sposa.
Perché Dio cerca il nostro amore? Non perché ne abbia bisogno ma perché, solo se rispondiamo a nostra volta amando Dio e amando il nostro prossimo, vuol dire che abbiamo accolto davvero in noi l’amore di Dio, che ci siamo lasciati cambiare, trasformare, rinnovare da questo amore. Ricordiamo il primo comandamento: non avrai altro Dio all’infuori di me. Commentando questo primo comandamento, la Bibbia ci dice che il Dio di Israele - che poi è lo stesso Dio di Gesù Cristo, il nostro Dio - è un Dio geloso, parola che esprime, appunto, il carattere dell’amore di Dio che non tollera concorrenti, che non tollera altri dei o idoli nel nostro cuore. Vuole regnare Lui nel nostro cuore, non vuole che regnino gli dei del denaro, della sessualità disordinata, dell’ambizione, ecc. Vuole regnare Lui e, vorrei dire, unire e raccogliere in Sé il nostro cuore.

Passiamo alla seconda lettura che è il famoso inno alla carità che Paolo scrive nella prima sua lettera ai cristiani di Corinto (1Cor 12,31-13,13). In questo inno, ci dice che la carità, l’amore è il più grande dei doni che Dio ha fatto all’uomo e al cristiano, è la prima delle virtù, è la massima perfezione dell’uomo e del cristiano. Così, appunto, con il nostro amore verso Dio e il prossimo, che è la carità, rispondiamo all’amore di Dio per noi e realizziamo la verità della nostra vita. Si può dire che questa è l’autentica realizzazione di noi stessi: amare Dio e il prossimo. Realizziamo noi stessi come persone, come famiglie e come più grande famiglia umana, nella misura in cui siamo capaci di volerci bene, di aiutarci reciprocamente, di essere insieme. Questa è la legge profonda che permette all’umanità di crescere attraverso i secoli e, vorrei dire, è anche una legge della natura, perché anche nella natura i maggiori risultati si ottengono non tramite la lotta e la competizione ma attraverso la solidarietà e la cooperazione, come in questi anni stanno scoprendo gli scienziati che studiano questi problemi.
San Paolo ci mostra come la carità, l’amore di Dio e del prossimo, si esercita in concreto, nella vita quotidiana, anzitutto attraverso la pazienza, quell’atteggiamento semplice, ma tanto produttivo che è la pazienza; la pazienza che sopporta, che sa perdonare e, insieme alla pazienza, l’umiltà. L’umiltà che riconosce la nostra piccolezza davanti a Dio, l’umiltà che lascia spazio ai nostri fratelli, che non vuole occupare tutta la scena della vita. Ed ancora la generosità. La generosità che è capace di donare e che si rallegra del bene sia proprio sia degli altri, che gioisce del bene degli altri come fosse il proprio, sapendo che in realtà è bene anche nostro. Così, nei santi della carità e in tanti donne e uomini capaci di amore vero, intravvediamo le primizie della nuova creazione, cioè quel mondo nuovo che è stato inaugurato con la Risurrezione di Gesù Cristo e che attende anche noi, il mondo della vita Eterna, della pienezza della vita, in cui non vi sarà più il peccato, il male, la sofferenza e il lutto ma vi sarà la gioia piena che è data dal conoscere e amare Dio nostro Padre e dal poter essere veramente una unica Famiglia umana.
Questa è la meta comune alla quale siamo tutti chiamati e che è stata inaugurata dalla Risurrezione di Cristo, che è come il pegno, l’anticipo che Dio ci ha dato del destino che attende ciascuno di noi.

Finalmente, una parola sul Vangelo (Gv 13,1-5.31-33.34-35). Il Vangelo ci presenta l’Amore Misericordioso di Dio attraverso quel gesto straordinario di Gesù per il quale, prima della Passione, ha voluto lavare i piedi ai discepoli. In questo gesto Gesù ha dato forma concreta al suo amore per noi. In Gesù, che è il Figlio di Dio ma che è anche nostro fratello in umanità, uomo come noi, in Gesù c’è la sintesi perfetta dell’amore di Dio per noi e della nostra risposta d’amore che ama Dio e che ama il prossimo. Qui, il comandamento ama il prossimo tuo come te stesso prende la sua forma più impegnativa, che dice: amatevi come Io, Gesù, vi ho amato. Questo comandato si può dire è il culmine, è il vertice della santità cristiana; a questo siamo chiamati, nonostante le nostre piccolezze, la nostra debolezza, i nostri peccati. Qui dobbiamo puntare, avendo sempre fiducia che il Signore in questo cammino è con noi, è dentro di noi, ci sostiene e ci accompagna.

Cari fratelli e sorelle, prendiamo sul serio il messaggio di Madre Speranza, il messaggio dell’Amore Misericordioso, non riteniamolo troppo alto per noi o troppo al di fuori della realtà quotidiana della vita; non è così. Non è così perché il Signore vuol bene anche a noi, non solo ai grandi santi, ma a ciascuno di noi, perché anche noi sentiamo e possiamo capire che questa è la strada giusta, questa è la strada che ci porta veramente ad essere buoni e che ci rende sereni di dentro e che può farci felici. Anzi, ciascuno di noi, se guarda con attenzione dentro alla sua vita vede che il Signore già molte volte è stato buono e generoso con ciascuno di noi e che noi stessi, almeno in qualche occasione, siamo stati capaci di amare e di perdonare; quello che abbiamo potuto fare qualche volta, possiamo farlo di nuovo, può diventare sempre più la caratteristica, l’orientamento della nostra vita. Perciò, terminando, vorrei dirvi: guardiamo in avanti con fiducia, preghiamo al Signore che dia forza ai nostri propositi di bene, anche le difficoltà sociali, economiche presenti e sosteniamoci a vicenda, aiutiamoci a vicenda sulla strada della fede e sulla strada di quell’amore che il Signore ci ha donato, che il Signore ha messo in noi.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 26 ottobre, 2012