anno della fede  

Anno della Fede, "tempo di grazia e di misericordia"

P. Ireneo Martín

 

"L’anno della fede", voluto dal Santo Padre con il Motu Proprio " Porta Fidei" ha inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e terminerà con la solennità di Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. È un invito a una rinnovata conversione al Signore: "Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo" (Porta Fidei, n.2).

Finalità ed eventi dell’Anno sono stati presentati da Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della Nuova evangelizzazione e da Mons. Graham Bell, sotto-segretario del medesimo dicastero.

Sono previste giornate dedicate a religiosi, seminaristi, catechisti, giovani, confraternite, movimenti, associazioni mariane e ancora alla canonizzazione di martiri e testimoni della fede, una adorazione eucaristica contemporanea in tutte le chiese del mondo, convegni, manifestazioni culturali, una mostra dedicata a san Pietro, pellegrinaggi a Roma, in Terra Santa e ai Santuari maggiori del mondo.

"L’Anno della fede - ha spiegato Mons. Fisichella - anzitutto, intende sostenere la fede di tanti credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione e coraggio la propria esistenza al Signore Gesù. La loro preziosa testimonianza, che non fa notizia davanti agli uomini, ma è preziosa agli occhi dell’Altissimo, è ciò che permette alla Chiesa di presentarsi nel mondo di oggi, come lo fu nel passato, con la forza della fede e con l’entusiasmo dei semplici. Questo Anno, comunque, si inserisce all’interno di un contesto più ampio segnato da una crisi generalizzata che investe anche la fede".

Il Papa ha indicato in Porta Fidei gli obiettivi verso cui indirizzare l’impegno della Chiesa. Ha scritto: "Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia… Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio" (Pf 9).

Un programma arduo che si immette, anzitutto, all’interno della vita quotidiana di ogni credente, nella pastorale della comunità cristiana, nei nostri santuari perché si ritrovi il genuino spirito del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, necessari per dare impulso alla nuova evangelizzazione.

 

Dove e come vivere l’Anno della Fede?

"Avremo l’opportunità, dice il Papa, di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie, perché ognuno senta forte l’esigenza di conoscere meglio e di trasmettere alle generazioni future la fede di sempre. Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo" ( PF n.8).

Anche la nostra Famiglia religiosa e il Santuario dell’Amore Misericordioso, spronati dalle parole del Santo Padre, si sentono direttamente coinvolti.

In che cosa dovrà consistere e come possiamo viverlo come Famiglia dell’Amore Misericordioso nel Santuario? Cosa possiamo offrire ai tanti pellegrini che giungono assetati e a volte sconcertati a questo luogo voluto da Dio, con una precisa missione consegnata alla Venerabile Madre Speranza?

Il Santuario dell’Amore Misericordioso, con il proprio carisma è luogo singolare che ha come riferimento fondamentale il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, icona della fede.

La Chiesa quando parla dei santuari, "antenne permanenti della Buona Notizia", insiste nel proporli come fari di fede e di carità, incessantemente dedicati ai più sfavoriti mediante opere concrete di solidarietà e di misericordia con una costante disponibilità all’ascolto. Essi devono inoltre facilitare ai fedeli l’accesso al sacramento della Riconciliazione e consentire loro di partecipare degnamente alla Celebrazione Eucaristica, che deve essere sempre il centro e il culmine di tutta l’azione pastorale.

Così si manifesterà chiaramente che l’Eucarestia è senza alcun dubbio l’alimento del pellegrino, il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione.

Nel Santuario dell’Amore Misericordioso, dove la misericordia e l’abbraccio di Dio Padre al figlio prodigo diventano perdono sacramentale, la Venerabile Madre Speranza dice: "Qui verranno le anime che forse vivono lontano dal loro Dio…che camminano senza sapere dove vanno, con gli occhi chiusi….e se avranno la fortuna di incontrare Figli e Ancelle pieni di amore, carità e sacrificio, cadranno nelle reti di questo roccolo di misericordia".

Il comandamento di Gesù "amatevi gli uni gli altri" è scritto ai piedi del Crocifisso quasi a ricordare che l’amore dato e donato sulla croce da Dio non può che portarci ad amare anche gli altri senza condizioni e compromessi: è la legge dell’amore. "Basta uno sguardo alla Croce e subito si intende il linguaggio con cui ci parla Gesù: lo comprendiamo tutti immediatamente, perché è il linguaggio dell’amore…" (M. Speranza). La Croce è per noi la forza dell’amore di Dio.

Quindi il Santuario dell’Amore Misericordioso:

* È il luogo dove il pellegrino si apre all’incontro, alla celebrazione, all’amore, a Dio che chiama. Non si cammina da soli. La nostra fede cristiana, come la nostra vita umana, non è mai un fatto esclusivamente individuale". Qui nascono legami di fraternità e di comunione. Non ci si deve ostacolare, ma sorreggere vicendevolmente nel cammino alla ricerca di Dio. Il Santuario oasi della nostra fede.

* Al Santuario dell’Amore Misericordioso giunge tanta gente. Ci sono pellegrini, "cercatori" di Dio, a volte non-praticanti ma affascinati, molte famiglie desiderose di pace e di concordia, i giovani in cerca di uno spazio di libertà domandandosi:" Maestro, dove abiti?".

Molti anelano a fare un’esperienza nuova da toccare, da vedere, da sentire. Ci sono tanti segni o gesti, in qualche modo questo è il luogo dove si "fa il pieno" fisico e spirituale: è il luogo della ri-nascita, della ri-creazione, della ri-progettazione della vita. Qui si può riaccendere la speranza.

* È il luogo della Celebrazione, canto essenziale della nostra fede: "Cristo è risorto!". Qui si celebra la vita nuova in Lui, attraverso parole e rito, Cristo è presente, nell’assemblea radunata nel suo nome, nella Parola proclamata, nel ministro che presiede, nel pane e nel vino consacrati nell’Eucaristia!

* È il luogo della Parola dove "è annunziata la buona novella" (Lc. 7, 22). Il Santuario può diventare per eccellenza luogo di approfondimento della fede per una nuova evangelizzazione; altresì luogo privilegiato delle azioni sacramentali specialmente della Riconciliazione e dell’Eucaristia in cui la Parola trova la sua più densa ed efficace attuazione.

La Parola quindi occupa un posto di rilievo nella liturgia dell’acqua in cui esercita un suo potere quasi medicinale. Il pellegrino giunge al Santuario particolarmente disposto a chiedere la grazia del perdono e va aiutato ad aprirsi al Padre, "ricco di misericordia" (Ef. 2,4) in modo che dall’incontro di grazia scaturisca una vita di fede gioiosa.

*È il luogo della Carità. Il Santuario dell’Amore Misericordioso è il luogo della permanente attualizzazione dell’amore di Dio che ha messo la sua tenda in mezzo a noi(Gv. 1,14).

Tutto parte da Dio, dal suo nome: "Dio è amore" (1 Gv. 4, 8). Egli ci ama non solo perché noi lo riamiamo, ma perché impariamo da lui ad amarci gli uni gli altri. "Amiamoci gli uni gli altri, dice Giovanni, perché l’amore è da Dio" (1 Gv. 4, 7). In altre parole, l’amore misericordioso che si riceve da Dio è contagioso, si trasmette al nostro prossimo.

Quanta tenerezza e premurosa attenzione si possono trovare allora in Dio che è per l’uomo "un Padre e una tenera Madre", che si fa inconto alla misria e alla debolezza umana, per risanare la nostra "coscienza" pervasa dal male e dal peccato.

Dio quindi aspetta gli uomini dice M. Speranza "…non come un giudice per condannarli e infliggere loro un castigo, ma come un Padre che li ama, che li perdona, che dimentica le offese ricevute e non le tiene in conto…".

*È il luogo di un’Acqua voluta da Dio come segno e strumento della sua misericordia. "A quest’acqua e alle piscine, dice Madre Speranza nel Decreto dettato dal Signore, va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest’acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica".

Da qui, appunto, trae ispirazione una delle frasi scolpite sulla facciata delle Piscine: "Usa quest’acqua con fede e amore, sicuro che ti servirà di refrigerio al corpo e di salute all’anima".

Nella preghiera per il Santuario", prosegue Madre Speranza "... Benedici, Gesù mio, il tuo Santuario e fa che vengano a questo tuo Santuario le persone del mondo intero, non solo col desiderio di curare i corpi dalle malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale".

Prepariamoci a vivere l’Anno della Fede in un clima di gioia per la bellezza di essere cristiani, pellegrini assetati di fede e di misericordia!

Come ha ben scritto Benedetto XVI: "Solo credendo la fede cresce e si rafforza" (PF. 7). Questo evento a carattere universale intende essere un segno per ripercorrere insieme un tratto di storia che ci accomuna e ci rende responsabili per il momento che siamo chiamati a vivere nella Chiesa e nel nostro Santuario. Il cammino da percorrere è sempre frutto di una vita di relazioni e di esperienza di comunità che permette di cogliere la Chiesa come primo soggetto che crede e che trasmette la fede di sempre. E’ una tappa di quella storia bimillenaria che "per fede" anche noi "ora e qui" siamo chiamati a percorrere.

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ultimo aggiornamento 26 ottobre, 2012