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P. Gabriele Rossi fam

Madre Speranza di Gesù

 

Questa serie di articoli per evidenziare, in un modo assolutamente essenziale e schematico, quanto di più esemplare e di più importante Madre Speranza ha vissuto e ha realizzato. Vengono offerti brevi spunti di riflessione, tratti soprattutto dai suoi insegnamenti scritti e orali e dalle diverse testimonianze del processo di canonizzazione.

 

 

 

1. L’umiltà e la docilità verso la Gerarchia

«Umiliatevi sotto la potente mano di Dio,
perché vi esalti al tempo opportuno,
gettando in lui ogni vostra preoccupazione,
perché egli ha cura di voi»
(1 Pt 5,6-7)

Pur essendo una Fondatrice religiosa e una Superiora generale, anche Madre Speranza ha praticato la virtù dell’obbedienza, come gli altri Religiosi ed anche di più. E l’obbedienza sempre si abbina con l’umiltà.

La esemplarità di questa sua virtù è determinata non solo dal fatto di aver incontrato vari Superiori ecclesiastici che furono ostili alla sua persona – ciò è quasi normale nella vita della Chiesa –, ma dal grado di opposizione che ha sperimentato e – soprattutto – dal modo con cui l’ha accettata.

Si pensi in particolare: alla sospensione dall’incarico di Superiora generale, che il Santo Uffizio le comminò per cinque anni e mezzo (dal marzo del 1941 al novembre del 1946); e alla rimozione dal medesimo incarico, che il Santo Uffizio le impose per altri sei anni (dal novembre del 1946 al dicembre del 1952). A queste due vicende più eclatanti poi si può anche aggiungere il divieto relativo all’apertura delle Piscine per i malati, che si protrasse per oltre 18 anni (dal novembre del 1960 al marzo del 1979).

A livello personale, Madre Speranza ha vissuto queste diverse situazioni con grande spirito di fede, accettandole come prove dolorose che erano permesse dal Signore in vista di un bene maggiore, tanto individuale come collettivo. E nei confronti delle sue Religiose e dei suoi Religiosi, ha vigilato attentamente perché si evitasse ogni commento improprio che potesse essere contrario al senso di Chiesa e al ruolo della Sacra Gerarchia.

Ed anche se il tragitto è stato talvolta contorto, dobbiamo dire che un po’ alla volta la Santa Madre Chiesa ha saputo vagliare e confermare tutto ciò che lo Spirito del Signore andava operando per mezzo di questa sua umile Ancella. Il bacio devoto che Giovanni Paolo II le ha impresso sulla fronte – in occasione del suo storico pellegrinaggio al Santuario di Collevalenza nel novembre del 1981 – ne è il segno più bello e più eloquente.

 

1a. Il senso del proprio limite

«Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto e debole e ciò che è nulla,
perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a lui»
(cf. 1 Cor 1,27-29)

Madre Speranza era indubbiamente cosciente dei doni speciali che il Signore le aveva accordato a livello personale e del ruolo singolare che le aveva assegnato a livello ecclesiale. Ciò non di meno: lei ha conservato costantemente il senso del proprio limite, sia verso il Signore che nei confronti del prossimo; e ha detestato fortemente ogni forma di vana ostentazione e di sciocco fanatismo.

«Questa notte l’ho passata distratta e il Buon Gesù mi ha detto che Lui desidera avvalersi di me per grandi cose. Io gli ho risposto che con la sua grazia e il suo aiuto sono disposta a tutto quanto Egli disponga; ma che io mi sento molto inutile e incapace di fare alcunché di buono. E Lui mi ha risposto che è proprio così; ma che vuole servirsi della mia nullità affinché in tal modo si possa vedere che è Lui che realizza una cosa così grande e di tanto bene per la sua Chiesa e per le anime. Che vorrà il Buon Gesù da me, Padre mio?». 1

«Questa notte mi sono distratta e il Buon Gesù mi ha detto: "…Tu devi tenere molto presente che io sempre mi sono avvalso delle cose più nulle e inutili per fare le cose più grandi e magnifiche; e che a Balaam gli parlai per mezzo di un asino, quando avrei potuto farlo per mezzo di un angelo"». 2

«Figlie mie, io altro non ho fatto che servire da intralcio al Signore. Così sempre mi ricorderò di quella scena alla quale ho assistito quando ancora appartenevo all’altra Congregazione. Un giorno venne una signora con una bambina di 5 o 6 anni per iscriverla alla scuola. Questa signora portava un cesto pieno di prodotti comprati al mercato. La bambina si aggrappava al cesto e dondolandosi diceva: "Mamma, io ti aiuto!". E così quella mamma doveva sostenere il cesto con le due mani, perché il dondolio della bambina le aumentava il peso... Questo è precisamente ciò che io ho fatto in questi cinquanta anni (con il Signore)». 3

«La Madre era schiva degli elogi; si rifiutava di uscire a lasciarsi intervistare dai giornalisti; non voleva parlare con chi indagava sulla sua vita privata o sulle sue opere; trattava duramente i curiosi o li piantava andandosene». 4

«Ricordo che un giorno, mentre stavamo nel Santuario partecipando alla Messa del mattino, ad un certo punto durante la consacrazione sentimmo che la Madre parlava forte. Avendo capito che era andata in estasi, gran parte di noi Suore corremmo intorno a lei per sentire quello che diceva. Come la Madre tornò in sé, noi non facemmo in tempo a tornare ai nostri posti; e ci vide lì. Appena finita la Messa, ci riunì in sala. Io non avevo mai sentito la Madre così energica e dispiaciuta. Ci rimproverò assai perché, invece di pendere dalle labbra del Signore che era sceso sull’altare, eravamo andate a sentire quello straccio, quell’asino che parlava. E per penitenza non venne più a Messa con noi per alcuni mesi». 5

«Aiutami, Gesù mio, ad acquistare l’umiltà sincera, fondata – come Tu mi dici – nella tua grandezza e santità e nella mia povertà e miseria; e che questa disposizione spogli l’anima mia dall’egoismo, dalla superbia e dalla presunzione». 6

 

1b. La conformità con la volontà di Dio

«Padre mio, se è possibile passi da me questo calice!
Però, non come voglio io, ma come vuoi tu!»
(Mt 26,39)

Madre Speranza è vissuta nella costante adorazione della volontà di Dio: una volontà per nulla comoda e lineare, anzi spesso impervia e misteriosa. Per questo si è dedicata con tutte le sue forze a ricercarla e scoprirla, per poi abbracciarla e realizzarla. Il Signore infatti – nonostante la inevitabilità della croce – può volere solamente cose buone e può permettere solamente cose utili.

«Questa notte l’ho passata distratta e senza andare a letto, dato che non ne ho avuto il tempo. Il Buon Gesù mi diceva che la conformità più vera, intima e profonda è quella che si produce tra due volontà; e che per mezzo di una simile conformità, io sottometterò la mia volontà per unirla a quella di Lui, il cui cibo è stato sempre di compiere la volontà del Padre suo. La sua volontà, cioè, è stata la fusione di due volontà in una sola: e questo è precisamente ciò che Lui desidera da me. Come arriverò a tanto? Io già lo voglio, ma ancora non posso dire con verità: "Io vivo; però non vivo io, ma è il mio Dio che vive in me!"». 7

«Padre mio, io debbo dirle con pena che – nonostante il mio desiderio di dare gusto al Buon Gesù – nel momento della prova mi dimentico che è proprio nel dolore dove debbo unirmi ancor più al mio Dio. E mi dimentico che conformare la mia volontà con la sua significa – come dice Lui – realizzare uno scambio di cuori: accettare cioè i suoi giudizi come norma per i miei criteri; e le sue prove come regola per i miei voleri. Come lo potrò conseguire, Gesù mio?». 8

«Care figlie, credo che la cosa più doverosa per me oggi è parlarvi della volontà del nostro Dio, dato che la consegna della nostra volontà a quella del nostro Dio produce nella nostra anima una pace profonda, al punto che non si desidera altro che quello che piace a Lui. Oggi più che mai mi rendo conto che l’amore di benevolenza si manifesta nell’amore di conformità; e così credo che non deve esserci per noi aspirazione più grande che il compiere la divina volontà». 9

«Figlie mie, dobbiamo vedere sempre in tutte le cose la volontà di Dio e il mezzo per identificarci con il suo divino beneplacito. Ciò significa che ci dobbiamo sforzare affinché tutta la nostra vita sia fondata sulla volontà e sulla gloria di Dio, sicure che in questo modo mai ci faranno soffrire le cose di quaggiù, dato che tutti gli avvenimenti della vita, prosperi o avversi, si presenteranno davanti ai nostri occhi come impregnati della gloria divina. Così in tutto vedremo la volontà infinitamente buona e benefattrice del Signore, il quale vuole la nostra felicità e la va realizzando in tutte le sue disposizioni e le sue permissioni. Se riusciremo a conseguire questo, possono anche venire contrarietà, calunnie e persecuzioni e possiamo persino vederci private di ogni consolazione e di ogni appoggio umano: ma io vi assicuro che non solo non ci sentiremo tristi, ma ci sentiremo contente e godremo di una pace e di una tranquillità invidiabili». 10

«Si compia, Dio mio, la tua divina volontà, per molto che mi faccia soffrire. Si compia la tua volontà, per quanto io non la comprenda. Si compia la tua volontà, anche nel caso che io non la veda». 11

 

1c. La docilità alle mediazioni ecclesiali

«Cristo Gesù, pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì;
e divenne causa di salvezza eterna per coloro che gli obbediscono»
(Eb 5,8-9)

La volontà del Signore – anche se manifestata direttamente per rivelazione privata – deve sempre sottostare alle diverse mediazioni ecclesiali, tanto per gli aspetti più interni come per quelli più esterni. Per questa ragione, anche Madre Speranza si è appoggiata docilmente alle indicazioni dei suoi Direttori spirituali; e si è sottomessa umilmente alle disposizioni dei suoi Superiori ecclesiastici.

«Figlie mie, per camminare nella santità è molto importante confessarci sempre con il Confessore designato per la Comunità ed essere con lui molto semplici, cercando di non occultargli nulla dei movimenti della nostra anima. È un grave errore confessarsi oggi con uno e domani con un altro. Ciò equivale a perdere miseramente il tempo e a fermarsi nel cammino della perfezione... Che speranza può avere un malato di guarire se si fa controllare oggi da un medico e domani da un altro, se non denuncia con sincerità i propri malanni e se non si sottomette mai alle cure e alle premure di uno di loro? Io posso dirvi che per me la cosa più importante è che il mio Confessore mi conosca con tutti i miei difetti, in modo che – poco a poco e con il suo aiuto – io li possa allontanare da me». 12

«Camminare per la salita della perfezione è certamente difficile, come risultava difficile per quelle tre categorie di anime che un giorno vidi in un sogno. Tutte avevano la stessa croce. Però alcune correvano, senza incontrare ostacoli; altre invece si andavano trascinando con fatica; ed altre ancora si sedevano, perché non riuscivano a continuare. Erano anime religiose... E perché (alle prime) non pesava la croce? Perché erano fervorose, amavano il Signore ed erano sincere con il proprio Padre spirituale. E questi le aiutava a portare la croce». 13

«La fede mi insegna ad obbedire al mio Superiore (religioso o ecclesiastico) non per la sua persona o le sue capacità o le sue qualità, ma perché mi rappresenta la persona di Gesù stesso. Un Superiore si potrà anche sbagliare nel dare un ordine, ma la fede mi insegna che io non mi sbaglierò mai nel compiere tale ordine». 14

«Quanto più assurdo vi sembri quello che l’obbedienza vi impone, quanto più vi ferisca nel vostro amor proprio, quanto più profondo sia l’atto di umiltà richiesto nel sottomettervi, tanto maggiore sarà la ricompensa e più abbondanti i frutti di gloria che raccoglierete. Ripetete spesso queste parole: "La volontà di colui che ha autorità sopra di me, per quanto ingiusta possa essere, è per me pura volontà di Gesù. Il mio Superiore comanda male, ma io obbedisco bene"». 15

«La Madre ebbe sempre il massimo rispetto delle Autorità ecclesiastiche. Obbediva ai loro ordini anche se in contrasto con quelli del Signore. Mi diceva: "La volontà di Dio passa sempre attraverso la volontà dei Superiori"». 16

«In un certo senso si potrebbe dire che, se Giovanna d’Arco fu grande per aver affrontato il rogo pur di rimanere fedele alle voci che sentiva, Madre Speranza è stata grande per essersi sottomessa all’obbedienza (ecclesiastica) nonostante le voci che sentiva; e forse anche più che non solo voci». 17


1 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 2 gennaio 1928 (n. 5-6).

2 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 14 maggio 1949 (n. 998).

3 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 15 ottobre 1965 (n. 725-726).

4 MADRE PACE LARRION, Testimonianza processuale.

5 MADRE MEDIATRICE BERDINI, Testimonianza processuale.

6 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 29 maggio 1942 (n. 780).

7 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 23 marzo 1952 (n. 1243-1244).

8 MADRE SPERANZA ALHAMA, Diario, 23 marzo 1952 (n. 1245).

9 MADRE SPERANZA ALHAMA, Circolari, 12 marzo 1954 (n. 528-529).

10 MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1933 (n. 110-111).

11 MADRE SPERANZA ALHAMA, Invocazione autografa.

12 MADRE SPERANZA ALHAMA, Circolari, 3 giugno 1953 (n. 470-471).

13 MADRE SPERANZA ALHAMA, Esortazioni, 12 giugno 1965 (n. 396).

14 MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1941, (n. 127).

15 MADRE SPERANZA ALHAMA, Consigli pratici, anno 1939 (n. 166-167).

16 PADRE ALFREDO DI PENTA, Testimonianza processuale.

17 INGEGNER CALOGERO BENEDETTI, Testimonianza processuale.

 

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ultimo aggiornamento 26 ottobre, 2012