La lettera

 

Reinventare il concilio

Carissimo,

tra i tanti titoli dei giornali, qualcuno ha scritto: "Cinquant’anni fa il Big Bang della Chiesa". Per la verità, il Concilio Vaticano II fu evento del secolo, il primo Concilio veramente universale della storia. Un sogno, carico di futuro, vissuto nel fuoco, nel vento dello Spirito.

Nonostante difficoltà, lacerazioni, travagli, nonostante il peso di peccati infamanti, penso che possa essere considerato, ormai, un dato condiviso da molti.

Si è trattato di un passaggio decisivo: da meccaniche di condanna a ricerche di dialogo; da dicotomie ecclesiali a vocazioni unitarie e vitali; dalla paura dell’assedio all’apertura, al confronto con la modernità; dalle contaminazioni del potere alla libertà dei fedeli laici di mediare le soluzioni politiche; dagli schemi organizzativi all’irrompere di movimenti di condivisioni con la povertà, di compresenze religiose in ascolto di Dio, di stima dei non credenti, di ricerca, di frequentazione del Cortile dei gentili.

Un Concilio che è avvenuto, e che deve ancora avvenire, storia concreta del territorio, di tutta la comunità, di tutta una Chiesa che si lasci convertire dal Vangelo.

Un Concilio che si svolga sulla strada, tra gli scenari, le vicende, che incroci il dolore dell’uomo, le lotte, le questioni (la famiglia, la scuola, l’ospedale, il lavoro, la politica, l’informa­zione…).

Sì, un Concilio come sogno. Voglio dire, sogno come vertenza. Come capacità di vivere nella ferita di questo mondo, di lottare, di credere nell’impossibile che accade ogni giorno.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 17 dicembre, 2012