tra i tanti titoli dei giornali, qualcuno ha
scritto: "Cinquant’anni fa il Big Bang
della Chiesa". Per la verità, il Concilio
Vaticano II fu evento del secolo, il primo
Concilio veramente universale della storia. Un
sogno, carico di futuro, vissuto nel fuoco, nel
vento dello Spirito.
Nonostante difficoltà, lacerazioni, travagli,
nonostante il peso di peccati infamanti, penso
che possa essere considerato, ormai, un dato
condiviso da molti.
Si è trattato di un passaggio decisivo: da
meccaniche di condanna a ricerche di dialogo; da
dicotomie ecclesiali a vocazioni unitarie e
vitali; dalla paura dell’assedio all’apertura,
al confronto con la modernità; dalle
contaminazioni del potere alla libertà dei
fedeli laici di mediare le soluzioni politiche;
dagli schemi organizzativi all’irrompere di
movimenti di condivisioni con la povertà, di
compresenze religiose in ascolto di Dio, di
stima dei non credenti, di ricerca, di
frequentazione del Cortile dei gentili.
Un Concilio che è avvenuto, e che deve ancora
avvenire, storia concreta del territorio, di
tutta la comunità, di tutta una Chiesa che si
lasci convertire dal Vangelo.
Un Concilio che si svolga sulla strada, tra gli
scenari, le vicende, che incroci il dolore
dell’uomo, le lotte, le questioni (la famiglia,
la scuola, l’ospedale, il lavoro, la politica,
l’informazione…).
Sì, un Concilio come sogno. Voglio dire, sogno
come vertenza. Come capacità di vivere nella
ferita di questo mondo, di lottare, di credere
nell’impossibile che accade ogni giorno.