La lettera
Mendicanti di Infinito
Carissimo,
credere è conoscere, certamente, ma conoscere per amare. L’idea è la dignità dell’uomo, ma è anche la sua impotenza. Non è l’idea che ci salva, è l’amore che decide il mistero.
L’amore, il bisogno di Qualcuno, di una Persona, da ricercare, da interrogare, da volere, da condividere.
L’idea non basta. Coscienti o no, siamo mendicanti di Infinito, di risposte superiori alle nostre stesse domande. Risposte inesauste di trascendenza, di un "dopo", di una terra nuova, di cieli nuovi.
Mendicanti di Infinito, è il desiderio di Dio che ci strugge, la voglia di un Altro, la gioia di credere, che diventa, poi, l’entusiasmo di annunziare. Così Benedetto XVI: "Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo, non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui".
Precipitare in Dio, riappropriarci dello stupore, trasalire di sgomento, innamorarci, reinventare il sogno, volare, rifarci le ali, pretendere la speranza, lottare con i poveri, gli esclusi, i non amati, rendere il mondo più affettuoso, ecco il senso, il significato del nostro esserci.
Lasciarci sorprendere dall’Infinito, ritrovarci mendicanti di fede. Una fede paurosamente esposta al dolore, alla morte, ma sempre capace di risorgere nel giorno dei deboli.
E risorgere è chiudere gli occhi (verità nascosta ai sapienti...), è uscire dalle voci, dalle nostre stesse preghiere, per ascoltare il silenzio in cui Dio ci grida il suo amore.
Nino Barraco
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ultimo aggiornamento
13 novembre, 2013