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Sr. Erika di Gesù, eam |
Un cammino di Speranza
Veste di Madre
Tutto per Amore
Il lembo d’argento
Spesso, quando guidiamo, siamo distratti dal panorama che ci viene incontro. Soprattutto il cielo, le nubi: compagne di viaggio timide, invadenti.
Leggere o pesanti, come i sentimenti.
Grandi come i grandi, o piccole come i bambini.
Ho visto un film, ultimamente: Il lato positivo. I protagonisti sono vittime della malattia mentale, della nevrosi che oscura l’orizzonte della vita, come nube minacciosa che copre tutto e tutti. Eppure, anche la nube più nera, se illuminata dal sole, ha un lembo d’argento: la sofferenza contempla un risvolto positivo, produce un beneficio.
Lembo d’argento: che cosa significa?
Questione di look?
Non è solo questione di look. Di vestito.
Ci vestiamo per far piacere agli altri e piacere un po’ a noi stessi.
Copriamo gli occhi gonfi per la stanchezza con gli occhiali… da sole, anche se è nuvoloso.
Eppure il lembo non è "coprire" qualcosa di brutto, di cui ci vergogniamo, per incontrare l’approvazione degli altri, e nemmeno negare l’immagine meno bella di noi, che teniamo così segreta.
Il lembo argenteo delle nubi è la Luce di Dio, che ci tocca e ci fa guardare il lato meno bello di noi, senza che questo ci schiacci.
Se il lembo è il tocco di Dio, il vestito che il Padre ci dona per dissimulare la nostra nudità e renderla tollerabile, perché non lo vediamo sempre? Perché a volte ci fermiamo alla nube oscura che incombe sulla nostra vita? Perché tanta depressione in giro, soprattutto fra i giovani?
Madre, di prove ne hai avute tante… Perché non sei mai caduta vittima della depressione?
Molto inutile e incapace di fare qualcosa di buono
Così la Madre si sentiva. Gesù non le ha risposto: Che cosa dici mai? Anzi, sembra quasi rincarare la dose. Senza zucchero per indorare la pillola, le conferma che "è vero".
Dov’è finito il suo lembo d’argento?
Lo psichiatra che nel film Il lato positivo ascolta e consiglia il protagonista, non gli dice mai: "Non sei malato. Non ti preoccupare". Anzi, lo aiuta a ricordare il male che la sua malattia ha procurato a sé e agli altri. Gli suggerisce di trovare una strategia per prevedere e arginare gli effetti devastanti del disturbo bipolare.
La verità fa male, quasi sempre. Ma libera.
Di solito, i giovani (ma anche i grandi), tendono ad anestetizzare il dolore.
Fumano, ad esempio. Frequentano amici vissuti. Si scrivono in chat quello che pensano, ma non hanno il coraggio di guardarsi negli occhi. Fa troppo male.
Immagino che la Madre guardi Gesù negli occhi, anche quando le conferma che davvero è "inutile e incapace". Questa è stata la sua strategia: abbandonarsi alla volontà di Dio, nella certezza che il Padre, Gesù, lo Spirito Santo amano di più i figli malati, "i più perversi". E gli incapaci che sanno essere umili.
Mi sento spesso così: inutile e incapace. Ma non sono umile. Questa Verità mi sembra quasi sempre un macigno troppo grande per spalle troppo piccole. Comincia la mia lotta con Dio: mi lamento perché non vedo la sua mano agire con potenza nella mia vita. A me non porge nessuna veste. Mi sento spogliata di tutto. Una nullità.
Nullità benedetta
Gesù dice alla Madre che "vuole servirsi della sua nullità perché meglio risalti che è Lui a realizzare" imprese tanto utili per la Chiesa, per il mondo intero!
Lei è una nullità… che diventa piattaforma di lancio per il Tutto!
Se Dio non sloga l’articolazione del femore, non ci può benedire! Non può darci un Nome nuovo. Invece muore… dalla voglia di benedirci, di darci il Nome che da sempre ha pronunciato: Figlio mio! Figlia mia!
Credo sia questo il motivo per cui anche la Madre chiamasse tutti "Figlio, figlia".
Il nostro nome resta anonimo, se pretendiamo di fare qualcosa per Dio.
Il nostro nome diventa nuovo, se ascoltiamo la sua Voce… che benedice la nostra nullità.
La Madre non ha preteso nulla, è stata obbediente in tutto.
Si è fidata di Dio anche anche quando Egli sembrava nascondere la sua Provvidenza, anche quando è rimasta completamente sola, anche quando, con pretesti che Lei stessa ritiene "spropositi", è stata spodestata dalla guida della Congregazione, anche quando la sua nullità, o l’invidia degli altri non lasciava trasparire nessuna luce…
"Una delle figlie", scrive la Madre, "convince Don Doroteo che sarebbe stata più capace di me nel guidare la Congregazione" (Diario, 20 aprile 1933)!
Che impressione vedere la Madre che accetta senza replicare, che chiede di assolvere il compito più umile, che va a lavorare nell’orto anche se malata, che si trasferisce con tutte le sue figlie nelle Scuole dell’Ave Maria, dirette proprio da Don Doroteo!
Nessuna sorpresa. La Madre è coerente. Lei si sente davvero incapace. O meglio, sa che è proprio la sua nullità che permette a Dio di fare tutto, dato che Lei non può fare nulla da sé.
Proprio come Gesù che, sulla Croce, non fa più nulla.
Il Padre può lavare tutto il peccato del mondo, perché Gesù indossa la veste contaminata del mio peccato fino alle sue estreme conseguenze.
Il male, infatti, è un bene assente.
Spogliamo Gesù della sua veste senza cuciture, senza difetti, la veste della sua divinità, perché Lui ce la vuole donare intatta!
Gesù muore nudo. Nessuna veste lo ricopre ormai. Solo la veste del nostro Amore, della nostra Pietà.
La Madre era contenta quando poteva rivestire di compassione il male che le veniva arrecato, quando poteva evitare lo scandalo che sempre procura l’assenza di bene.
"Chiesi a Don Doroteo che le figlie non si accorgessero che ero stata tolta per suo volere e su richiesta di M. Pilar, perché non si mancasse di carità e qualcuna si ribellasse".
La veste di Gesù è stata tirata a sorte… Non sappiamo a chi sia toccata!
O meglio lo sappiamo: a tutti noi.
La veste di compassione che la Madre ha ricevuto dal suo Sposo Crocifisso, gratuitamente, a chi toccherà?
A tutti noi se, come Lei, sappiamo gioire della nostra nullità, che si trasforma nella forza invincibile di tutto un Dio!
La mia anima magnifica il Signore, perché ha benedetto la nullità della sua Serva!
Sr. Erika di Gesù
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ultimo aggiornamento
10 dicembre, 2013