Gesù mio, lavami con l’acqua del tuo santissimo costato
Vedersi alla luce dell’amore che Dio ha per noi, spinge a ricambiare tale amore e a fare il proposito di non tornare più a offendere con il peccato un Padre così buono. Ma a questa interiore decisione di conversione, deve anche corrispondere un’azione esterna che dimostri concretamente l’acquisito odio al peccato: è l’accusa volontaria e distinta dei propri peccati.
Scrive Madre Speranza: "Per essere giustificati è necessario alzarsi, pentirsi, fare il proposito di correggersi, andare dal sacerdote e confessarsi per ricevere l’assoluzione; tenendo presente che col sacramento della penitenza ci vengono perdonati tutti i peccati commessi dopo il battesimo, per quanto numerosi e grandi essi siano". (El pan 8, 835).
Elencare i propri peccati accusandosene, è la prova che, con libera volontà, si vuole davvero corrispondere alla grazia di Dio e cominciare a detestare il peccato.
"La confusione e la vergogna costituiscono la parte principale della penitenza dello spirito, con la quale il peccatore ripara sufficientemente il suo peccato, così che superando la difficoltà, si rimette sul giusto cammino. Non basta infatti che si riconosca colpevole nel segreto della propria coscienza e neppure che si confessi davanti a Dio e a tutti i santi del cielo, se nello stesso tempo cerca di apparire innocente e giusto agli occhi del mondo e di godere di una stima e di un onore che non gli appartengono.
È buona cosa umiliarsi profondamente davanti a Dio, ma è necessario umiliarsi anche davanti agli uomini, mostrandosi secondo le proprie opere, senza ostentazione ma anche senza ipocrisia e finzione." (El pan 8, 463).
Elencare i propri peccati accusandosene, è segno del proprio palesarsi peccatore davanti a Dio e alla chiesa nella persona del ministro e dell’affidamento di sé alla misericordia.
"Non si creda sufficiente umiliazione dire solo per abitudine o per apparire bene: "Gesù sa che sono un grande peccatore". Quello che umilia e fa arrossire è la sincera manifestazione personale dei propri disordini; questa è la sola espiazione equa che si può rendere a Dio e alla propria coscienza". (El pan 8,464).
Maria Antonietta Sansone
Annegami nell'abisso della tua misericordia
Seguendo la processione che dopo la liturgia delle acque si recava alle piscine, pensavo che il male che io avevo alla nuca non era nulla in confronto ai mali esistenti nel mondo. Il mio male consisteva in una piaga che in continuazione sanguinava e si infettava producendomi da diversi anni un forte prurito. Non ero mai andato per questo problema dal medico e mia moglie mi rimproverava in quanto sporcavo fazzoletti e federe del letto. Ritenevo una pretesa da parte mia chiedere la guarigione ma quel pomeriggio, quasi senza rendermene conto, con una mano presi dell’acqua dalla fontana e me la portai sulla nuca. Poi rientrai a casa.
Dopo circa dieci giorni mi resi conto di essere completamente guarito quando, passandomi una mano sulla nuca, sentii al posto della piaga una specie di durone che si staccò facilmente. Ad oggi il problema non si è più presentato.
|
[Home page | Sommario Rivista]
realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento
13 marzo, 2014