studi Cardinale Angelo Amato
Beata Speranza di Gesù Alhama Valera (1893-1983)*
Omelia del Cardinale Angelo Amato
tenuta a Collevalenza il 31 maggio 2014
"Madre Speranza contagiava di speranza tutti quelli che l’avvicinavano"
1. Campane a festa oggi a Collevalenza per la beatificazione di Madre Speranza. Il Signore non finisce mai di stupirci con i suoi santi, che fanno più bella la creazione e più santa la Chiesa. L’odierna celebrazione è un inno alla santità vissuta da una donna eccezionale, infaticabile artigiana del bene.
L’esistenza della Beata Madre Speranza di Gesù fu una corsa verso la santità. Ella corrispose all’evangelico «siate perfetti come il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), vivendo con eroica passione la sua comunione con Gesù: «La santità – diceva – consiste nel vivere in Gesù ed Egli in noi, prima con il desiderio e poi con il possesso». La sua ansia era la santificazione «costi quel che costi», come dice nel suo diario il 20 novembre 1941.
Per questo dal suo cuore uscivano spessissimo le esortazioni: «Figlia, fatti santa». Un giorno la Madre accolse a Roma alcune postulanti e aspiranti spagnole. A una chiese: «E tu piccolina, perché sei venuta?». La ragazza prontamente rispose: «Desideravo conoscerla ed essere missionaria come voi». «No, figlia, tu sei venuta per essere santa e niente più; tutte siete venute per essere sante».
E non esortava solo i religiosi, ma anche i laici, gli sposi, i bambini e tutti quelli che avvicinava: «Santificatevi, figli miei; io pregherò perché vi santifichiate». La signora Agnese Riscino, da piccola, aveva manifestato a Madre Speranza il suo desiderio di farsi santa. La Madre le rispose: «Ti costerà molto». E la bambina rispose: «Mi farò dare i soldi da mamma e li metto nel salvadanaio».
Fare la volontà di Dio, affidarsi alla sua Provvidenza, amare il Crocifisso, simbolo dell’Amore Misericordioso di Dio era il programma di Madre Speranza. Imitava così il divino Redentore, figlio obbediente del Padre celeste. Con questa fede sconfinata ella attraversò le oscure gallerie del male, dell’incomprensione e dell’umiliazione, uscendo purificata e rafforzata nei suoi propositi di santità.
2. Se la fede illuminava la sua esistenza, era la speranza la virtù che maggiormente la identificava. Per lei Dio è un padre che perdona, compatisce, attende. Dio sa solo amare e ama anche i peccatori più incalliti. La nostra Beata era una donna di speranza e incarnava meravigliosamente il suo nome profetico. La speranza era l’energia segreta che la guidava ad amare, a soccorrere, a perdonare. La speranza era per lei la misericordia divina vissuta e donata a piene mani.
Come si fa a fondare due congregazioni di consacrate e di consacrati senza avere un cuore confidente e pieno di speranza? In lei la speranza diventava certezza di essere ascoltata ed esaudita da Dio. Il Signore le richiedeva grandi imprese, e lei rispondeva con una illimitata fiducia nella divina Provvidenza, consapevole che non era lei ma Dio a operare le sue meraviglie. Contava su Dio a occhi chiusi e la sua speranza era sofferta, fiduciosa. Da donna di buon senso amava ripetere un proverbio spagnolo, che dice: «Chi ordina paga». Se Dio ordina di fare qualcosa, è lui che deve provvedere. E quando riceveva delusioni da coloro che avevano promesso aiuti, reagiva ripromettendosi di sperare solo in Dio e non negli uomini.
Spesso la si udiva pregare ad alta voce, parlando a tu per tu col Signore. Diceva: «Gesù se tu fossi Speranza ed io fossi Gesù la grazia che ti sto chiedendo te l’avrei concessa subito».
3. Madre Speranza contagiava di speranza tutti quelli che l’avvicinavano. Era una messaggera di speranza soprattutto per i poveri. Il suo desiderio era raggiungere i più abbandonati ed emarginati. Era protagonista di una carità gratuita come quella dell’amore misericordioso di Dio, che ama con immensa tenerezza anche l’uomo più perverso. Lavorava molto per poter venire incontro ai bisognosi, ai quali donava soldi, cibo, vestiti, tempo e persino la sua biancheria. Soccorreva tutti con aiuti di ogni genere.
I testimoni raccontano fatti strepitosi. Ad esempio, a Natale del 1944, la Madre offrì un pranzo ai poveri, facendo distribuire 150 biglietti. Verso le ore undici c’era già una fila interminabile di persone. Tutta gente lacera, infreddolita e affamata. Mentre le suore erano preoccupate per quell’affluenza inaspettata, Madre Speranza tranquilla iniziò a riempire con abbondanza i piatti, attingendo a una grande pentola di pasta, a un’altra di sugo, a un recipiente di formaggio grattugiato e a un tegame con la pietanza. La distribuzione iniziò a mezzogiorno e finì verso le tre del pomeriggio, quando tutti erano andati via, dal momento che non mangiavano sul posto ma portavano il pranzo a casa per tutta la famiglia. Il parroco che assisteva alla scena, rimase sbalordito nell’osservare che i vari recipienti rimanessero sempre allo stesso livello, nonostante che la Madre attingesse continuamente ad essi.
La sua carità si esprimeva nelle opere di misericordia corporale, ma anche in quelle di misericordia spirituale. Anche in questo la Madre eccelleva, accogliendo, consolando, ammonendo, perdonando, insegnando, sopportando, pregando. Fu oltremodo generosa nel perdono. Rispondeva con il silenzio e la preghiera a coloro che la contrariavano e la calunniavano. Anzi, spesso difendeva i suoi denigratori di fronte all’autorità perfino giustificandoli: «Loro – diceva – erano accecati dalla passione e dal demonio e Dio si è servito di loro per la mia più grande santificazione». Li chiamava persino benefattori della congregazione. Per lei le persecuzioni erano una scuola di amore.
4. Aveva poi una carità preferenziale per i ministri di Dio. Pregava e faceva penitenza per la loro santificazione. Era pronta ad accoglierli, a scusarli, ad aiutarli. Talvolta li ammoniva. Per loro fondò i Figli dell’Amore Misericordioso, perché accompagnassero i sacerdoti in difficoltà materiale e spirituale. Aveva un’attenzione particolare per i sacerdoti diocesani, soprattutto anziani, che accudiva con generosità.
La Beata Speranza di Gesù era profondamente madre, con una predilezione particolare per chi soffriva nella salute e per chi attraversava un momento di difficoltà.
Era oltremodo premurosa verso le sue figlie spirituali. Le aiutava con piccoli gesti di carità. Suor Nieves Inchaúrraga racconta che quando era addetta a lavorare nell’orto o ad imbiancare le stanze, Madre Speranza le portava per la merenda un panino e dell’acqua fresca13. Alle suore ammalate portava ella stessa il cibo e qualcosa di speciale, che nascondeva nel piatto.
A ragione, quindi, nella sua Lettera Apostolica, Papa Francesco esalta Madre Speranza per tre precisi meriti apostolici, come fondatrice di due congregazioni di vita consacrata, le Ancelle e i Figli dell’Amore Misericordioso; come testimone della mansuetudine di Dio soprattutto verso i poveri e come promotrice della santità presso il clero diocesano.
5. Cosa dice al nostro cuore oggi Madre Speranza? Io credo che ci esorterebbe con le parole stesse di san Paolo Apostolo:
«Fratelli, chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno,
gareggiate nello stimarvi a vicenda.
Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore.
Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.
Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri;
non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili.
Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male.
Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini.
Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.
Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.
Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male» (Rm 12,8-21).
Madre Speranza, che nella sua vita testimoniò fino all’eroismo questa carità senza frontiere, ci invita oggi a innalzare insieme a lei il gioioso canto mariano del Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore […]. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia» (Lc 1,46-50).
Riscopriamo la nostra vocazione alla santità. La vita sia una corsa verso la santità, perché il mondo ha sempre più bisogno di persone sante, che sappiano vincere il male con il bene.
Beata Madre Speranza di Gesù, prega per noi!
Amen.
* Madre Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera, nacque a Santomera, provincia di Murcia, in Spagna, il 30 settembre 1893, in una famiglia povera. Era la primogenita di nove fratelli. A 12 anni ricevete l’ispirazione di diffondere la devozione all’Amore Misericordioso di Gesù. Dopo un’esperienza di consacrata tra le Missionarie Claretiane, fondò a Madrid, la notte di Natale del 1930, la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, che si dedicarono all’accoglienza e all’educazione dei bambini poveri e degli orfani. Nel 1936 la troviamo a Roma, dove rimase per quindici anni. Nel 1951 si trasferì definitivamente a Collevalenza di Todi, in provincia di Perugia. Qui fonda la congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e costruisce il grandioso Santuario dell’Amore Misericordioso. Si spense a novant’anni l’8 febbraio 1983.
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ultimo aggiornamento
28 giugno, 2014