arissimi fratelli nell’episcopato, carissimi sacerdoti e fedeli laici convenuti al Santuario dell’Amore Misericordioso per la tradizionale Giornata Sacerdotale, che ormai da molti anni richiama i presbiteri di tutta la regione per un tempo di riflessione e di preghiera.C
Quest’anno il nostro incontro è intriso di gioia a motivo della recente beatificazione della Serva di Dio Madre Speranza di Gesù, fondatrice della Congregazione delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso, che ringrazio anche a nome dei confratelli Vescovi per l’accoglienza che sempre ci offrono in questa circostanza e per l’aiuto che porgono a molti sacerdoti che qui vengono per motivi di riposo e di salute.
Nel nostro animo vibrano ancora sentimenti di profonda commozione, che ci hanno accompagnato lo scorso 31 maggio in occasione della solenne cerimonia. Ringraziamo Dio per averci donato Madre Speranza, che ha speso l’intera sua vita per far conoscere al mondo la vera immagine del Signore: il volto misericordioso del Padre, il volto sereno di Gesù crocifisso che non smette di invocare perdono per tutti gli uomini.
Anche se non siamo più numerosi come alcuni anni fa, quando questo Santuario non riusciva a contenere tutti i sacerdoti che arrivavano anche da fuori regione, ci ritroviamo oggi, ancora una volta, con immutata fiducia, per riflettere sulla nostra vocazione e celebrare la misericordia del Signore, che è per tutti noi fonte di sicura speranza, anzi certezza dell’amore concreto di Dio.
Le letture bibliche proclamate pocanzi, sono quelle della liturgia propria della Beata Speranza di Gesù. Esse richiamano alla nostra mente le origini comuni di molti di noi, di molti cristiani. Radici umili, certo non esaltanti. "Non ci sono infatti fra noi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti". Nelle scelte operate da Dio non valgono i criteri umani. Egli non dà valore a quello che invece affascina gli uomini: la ricchezza, la potenza, il carisma. I criteri con cui il Signore valuta le persone e chiama a seguirlo sono altri. Egli guarda soprattutto al cuore, alla disponibilità di ciascuno di noi ad abbandonarsi con fiducia e docilità, nella piena libertà.
Conosciamo tutti la biografia della beata Speranza di Gesù. Un’umile donna, proveniente da una piccola cittadina della Spagna. Povera di mezzi, ma dal cuore grande. Il Signore ne fatto una figura straordinaria per la storia del suo paese, della nostra Umbria e della Chiesa intera. I disegni del Signore sono imperscrutabili e "sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti" (Benedetto XVI).
In definitiva la scelta del Signore è sempre una scelta di misericordia, di amore straordinario per ogni creatura. Il Signore sa di cosa siamo fatti, conosce i nostri limiti, ma non si arrende. Con il suo Spirito chiede a tutti di divenire persone nuove. Sta a noi accogliere o meno la forza liberante del suo amore. La misericordia, infatti, non è tanto un gesto di clemenza che ci verrà usato nel momento del giudizio, ma è l’atteggiamento ordinario del Signore verso di noi, la sua "vera essenza, il suo quotidiano operare". Egli "è clemente e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore. Il Signore è buono verso tutti, e le sue misericordie sono su tutte le sue opere" (Sl 145:8, 9). Questo atteggiamento di Dio verso le creature è davvero consolante; ci è di aiuto nel nostro vivere quotidiano; ci invita a non contare soltanto sulle nostre forze per andare avanti nel cammino della vita e ad essere consapevoli che abbiamo sempre un Padre pronto a chinarsi su di noi e ad aver compassione.
Che ruolo ha, allora, il sacerdote, in questo magnifico scenario di salvezza e di provvidenza di Dio? Il sacerdote, possiamo dire con termini molto semplici, è il conduttore e il primo fruitore della misericordia. Noi sappiamo infatti che, se, da una parte, è sempre lo Spirito Santo a suscitare la conversione del cuore e a riversare la misericordia di Dio sulle anime, è altrettanto vero che, ordinariamente, la misericordia, cioè l’abbraccio amorevole del Signore con l’uomo peccatore, avviene attraverso i sacramenti della Chiesa, di cui i sacerdoti sono gli unici dispensatori. Questo, ministero, gravoso di responsabilità, ci è stato più volte ricordato dalla Chiesa, in modo tutto speciale da san Giovanni Paolo II, nella sua testimonianza di vita, e sottolineato nell’esortazione Pastores dabo vobis, quando si proclama che l’opera del sacerdote è veramente necessaria e insostituibile. I presbiteri, è detto, sono "i ministri dell’Eucaristia, i dispensatori della misericordia divina nel sacramento della penitenza, i consolatori delle anime, le guide dei fedeli nelle tempestose difficoltà della vita" (N. 4). Come non scorgere in questa affermazione il paradigma di una vita sacerdotale totalmente donata agli altri. Un’esistenza macerata dal servizio instancabile al popolo di Dio che ci è affidato, senza vivere più per noi stessi, ammoniti dalla parola del Signore: "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".
La grazia del Signore, carissimi fratelli sacerdoti, passa attraverso le nostre mani e le nostre parole, passa dal nostro cuore, quanto più esso è conformato a quello di Gesù: "mite e umile"! L’immagine del cuore, oltre a quella della croce, è l’emblema caratteristico di ogni discorso sulla misericordia. Sul petto del Crocifisso venerato in questo santuario è dipinto un cuore. Esso è di color rosso ad indicare la passione; ha una fiamma in cima ad indicare il fuoco bruciante; reca la scritta "charitas", ad indicare la pulsione d’amore! È certamente un’immagine didascalica, che vuole renderci consapevoli di quanto siamo amati realmente: da un cuore vero, come quello che abbiamo in petto noi, ma un cuore infinitamente più sensibile del nostro, perché è un cuore anche divino!
Madre Speranza si è sforzata sopra ogni cosa di far comprendere quanto sia grande l’amore di Dio per gli uomini, fino all’assurdo della croce. Perché, paradossalmente amore e sofferenza nell’ottica redentiva di Dio sono strettamente uniti. Un principio di sofferenza è connaturato all’amare umano, ma anche nell’amare di Gesù, uomo-Dio. Noi ci sentiamo feriti quando il nostro amore non è corrisposto, maggiormente il Signore si sente ferito quando gli dimostriamo che non sappiamo che farcene del suo amore. Il dramma del peccato non sta tanto nella violazione di una legge divina, quanto nel rifiuto dell’amore di Gesù. Il dramma si fa più intenso se questo rifiuto viene proprio da noi sacerdoti, che siamo stati da lui scelti e chiamati per una vita di comunione con lui, per cadere in terra, macerati, con lui e, con lui, portare molto frutto.
La vita della beata Speranza di Gesù è un continuo offrirsi al Signore come vittima di espiazione per i peccati dei sacerdoti, non certo perché sono più peccatori degli altri, ma perché il peccato di un sacerdote strazia davvero il cuore di Gesù. Il diario della Madre è pieno di racconti di dolorose pratiche penitenziali per rimediare al peccato dei ministri di Dio. Anche di questo siamo grati a Madre Speranza per l’amore infinito che ha portato a tanti sacerdoti in difficoltà materiale e spirituale. Il suo sacrificio, gradito davanti a Dio, ci aiuti ancora a vivere da veri testimoni del Vangelo, sempre più conformati a Cristo, sommo ed eterno sacerdote, dal cui cuore umano e divino viene a noi l’abbondanza della sua misericordia, senza la quale non potremmo mai raggiungere quella perfezione che ci chiede: "Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste!" (Mt 5,48).
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ultimo aggiornamento
11 luglio, 2014