Festa del santuario Card. José Saraiva Martins
L’attesa, l’accoglienza, l’abbraccio e la rinascita sono proprie della misericordia di Dio
Nella contemplazione di Dio si coglie non solo il carattere mistico della Beata Speranza di Gesù ma la vera novità di questa speciale santità. Nella contemplazione di Dio, ella trovava soluzioni ai tanti problemi umani e sociali. … La novità, che si coglie nella vita contemplativa di Madre Speranza, è dettata dalla sua concreta radicalità nella storia umana, così intrecciata dalle lacrime e dalle tante ferite umane, dal grido dei bisogni dei poveri che venivano prontamente sfamati e con amorevole carità. … L’amore contemplativo della Beata non era individuale ma aveva un respiro sociale, comunitario, ecclesiale grazie alla preghiera che riduce la distanza tra cielo e terra, in cui la misericordia di Dio si riversa nel cuore di chi lo invoca, perché lo sguardo paterno e amorevole di Dio non si allontani mai dalle sue creature.
Omelia del Card. José Saraiva Martins
Collevalenza, 28 Settembre 2014 - Santuario dell’Amore MisericordiosoC
ara Famiglia dell’Amore Misericordioso cui la Beata Speranza di Gesù, al secolo Maria Josefa Alhama Valera, con il suo amore materno vi appartiene in modo speciale e con il suo carisma è stata nella Chiesa la vostra Fondatrice. In quanto "BEATA"…, da oggi e per sempre appartiene a pieno titolo a quanti vivono nella Chiesa universale!Ella è stata interprete con generosa, indefettibile e amorevole fedeltà alla santità di Cristo, unico e vero Santo, da cui germoglia la santità che scaturisce dal sacramento battesimale e si sviluppa nella risposta personale, libera e perseverante.
Essere santi non può equivalere solo ad essere buoni ma essere santi deve significare essere per sempre di Dio! La santità ha origine da Dio, come Colui dal quale discende e riconduce a Sé ogni cosa. La santità è una scala speciale e sicura che ci conduce verso il cielo. E’ un patto che Dio stipula con l’uomo!
Nel Vangelo della parabola del Padre Buono, che ci viene presentata in questa santa liturgia, è posto in evidenza un tratto che custodisce la bellezza dell’amore di Dio. Questo tratto è la sua misericordia, quale forza che genera e custodisce l’amore che sana ogni forma di frattura e di lacerazione con Dio. Nella parabola si coglie la natura pedagogica della misericordia che diviene dinamica, da cui scaturisce:
L’ATTESA paziente di chi antepone alla logica sempre il cuore,
L’ACCOGLIENZA che sconfigge il rancore con l’amore,
L’ABBRACCIO espressione sublime della carità che vede nella croce l’emblema dell’accoglienza universale di Gesù, in cui visibilmente le sue braccia sono aperte, spalancate, perchè inchiodate sulla croce, unica e vera fonte dell’amore supremo.
Il fulcro dell’intero racconto evangelico, sino ad imprimere il carattere profondo al valore della misericordia, è La RINASCITA; la quale costituisce per la fede cristiana il grande miracolo generato dalla misericordia che infonde con speranza la vita nuova, sino a dimenticare le nostre colpe.
L’attesa, l’accoglienza, l’abbraccio, la rinascita sono dinamiche spirituali proprie della misericordia di Dio, presenti nella parabola di Gesù: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta"… (Lc 15, 1-3)
Dall’atteggiamento del figlio minore traspare l’incapacità a non riconoscersi in ciò che si è, sino alla sfida che si fa pretesa orgogliosa: peccato di sempre che sin dalle origini è presente con la disobbedienza e la ribellione nel cuore dell’uomo … ( Gn. 3,6-8)
Il racconto della parabola evangelica si conclude con la stessa determinazione che il figlio impone a se stesso nel ribellarsi al Padre ingiustamente; cancella la ferita inferta precedentemente al cuore del PADRE in virtù del suo coraggio e della piena consapevolezza di sentirsi sempre amato nonostante le sue inique ed inquietanti aberrazioni. "Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato"… (Lc 15, 1-3). Ciò che muove il giovane a cambiare vita fino a respingere quanto prima aveva prediletto, non è la sola ragione in cui era venuto a trovarsi.
Su tutto invece prevale lo sgomento generato dall’ assenza dell’amore che lo lega al PADRE e che nel padrone, presso cui prestava servizio, non aveva incontrato; esperienza drammatica che racconta la nostra cronaca quotidiana. Quanti figli sbattono la porta di casa uscendo con il sogno di un mondo migliore, illudendosi di scoprire l’amore vero, ma purtroppo con scelte che poi si rivelano incaute e affrettate.
Ciò che dà significato al nostro essere persona e al nostro agire, è ciò che decidiamo nel nostro cuore di amare per primo su tutti e prima di tutto! Questa è la vera dinamica umana che muove la scelta di diventare santi,
"Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia"… (Papa Francesco)
Guglielmo di Saint Thierry, nel trattato – amor naturae est gratia – rammenta: L’AMORE trasforma in uno stato spirituale simile a quello divino, sino a creare con la ragione due occhi che con la carità giungono alla vista perfetta per vedere e contemplare Dio. Da questo stato di grazia nasce nel cuore dell’uomo il germoglio che genera la santità. Senza la carità e senza l’amore, nessun animo potrà mai aprirsi a Dio sino a contemplarlo nella Sua bellezza, da cui splende la sua paterna misericordia. In questo senso, mi sia consentito osservare che la Beata Speranza di Gesù non aveva problema alcuno di vista, per cui splendidamente riusciva a vedere Dio e fare ogni cosa sempre e per amore di Dio!
Amor Ipse intellectus est: l’amore vissuto per Dio, che nasce dalla fede santa, è sempre forza che scaturisce dall’intelligenza. I santi non sono infatuati ma vivono nel mondo la realtà con sapienza che non le toglie nulla ma la riempie sino ad elevarla a Dio - perchè santamente vissuta! La pienezza della santità è vivere dopo aver conosciuto l’amore di Dio; lo stesso che ha mosso in ogni azione la Beata Speranza di Gesù fedele al suo motto: "Todo por amor" …
All’amore, nella vita della cara "BEATA"…, si aggiunge un’arma potente che infonde forza a superare la prigionia di se stessi: l’OBBEDIENZA, virtù che rese "Madre Speranza di Gesù", donna dal cuore ardente sino ad operare con fedeltà pura e santa. Sono innumerevoli gli episodi che si citano nella sua vita e che hanno provocato dolore umano al cuore di "Madre Speranza"; con l’obbedienza, è riuscita a comprendere che questo era l’unico modo per non essere di ostacolo all’agire di DIO.
Nella contemplazione di Dio – de contemplando Deo - si coglie non solo il carattere mistico della Beata Speranza di Gesù ma la vera novità di questa speciale santità. Nella contemplazione di Dio, ella trovava soluzioni ai tanti problemi umani e sociali. La novità, che si coglie nella vita contemplativa di Madre Speranza, è dettata dalla sua concreta radicalità nella storia umana, così intrecciata dalle lacrime e dalle tante ferite umane, dal grido dei bisogni dei poveri che venivano prontamente sfamati e con amorevole carità.
L’amore contemplativo della Beata non era individuale ma aveva un respiro sociale, comunitario, ecclesiale grazie alla preghiera che riduce la distanza tra cielo e terra, in cui la misericordia di Dio si riversa nel cuore di chi lo invoca, perché lo sguardo paterno e amorevole di Dio non si allontani mai dalle sue creature.
La bellezza della vita contemplativa, vissuta nella spiritualità della Beata Speranza di Gesù, è il vero segreto di un’anima straordinaria consapevole che la storia umana è segnata dalla grandezza dell’amore misericordioso di Dio. "Il Signore consola il suo popolo e ha misericordia dei suoi poveri " …, ci viene ricordato nella prima lettura dal profeta Isaia (Is. 49,8-15).
Cari Fedeli, a quanti si rivolgono al Signore per chiedergli la sua misericordia, non vi è alcun dubbio che la ottengano. "Al di fuori della misericordia di Dio non c’è altra fonte di speranza per gli uomini"… (S. Giovanni Paolo II)
A te Beata Speranza di Gesù, che tanto trionfasti di gloria nell’amore per Dio, tienici aggrappati alla tua tenerezza materna, sino ad intercedere per noi. Continua ad implorare, instancabilmente, come sempre facesti su questa terra, la soave misericordia di Dio per i tuoi figli. Quel Dio che ora contempli con il tuo sguardo di santità, eternamente nel cielo e che fai risplendere come dono nel cuore di chi si affida con fiduciosa ed incessante intercessione alle tue amorevoli e materne preghiere. Amen!
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ultimo aggiornamento
16 ottobre, 2014