Festa del santuario |
Mons. Domenico Cancian fam |
i mettiamo ancora alla Scuola della Parola appena ascoltata per comprendere sempre più il mistero dell’Amore misericordioso.Il Padre misericordioso "prodigo nella misericordia"
(Lc 15)Omelia di Padre Domenico Cancian fam, vescovo di Città di Castello
Santuario dell’Amore Misericordioso,
27 settembre 2014
C
La prima lettura (Is. 49,8-15) propone il
secondo canto del Servo del Signore. Il profeta Isaia predice il
Messia e la sua opera. Verrà a "far risorgere", a dire ai
prigionieri: "Uscite! Venite fuori", a guidare il popolo in una
terra libera e fertile. Il Messia porterà gioia e consolazione a
gente triste e disperata. Immersi nella sofferenza, gli esiliati
dicevano: "Il Signore ci ha dimenticato e abbandonato".
Ed ecco la risposta: "Si dimentica forse una donna del
suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue
viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti
dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani io ti ho
disegnato, le tue mura sono sempre davanti a me" (Is
49,14-16).
Come dire che l’Amore del Signore è più grande dell’amore
materno, l’amore viscerale di una mamma che si muove a
compassione sempre per il figlio gestato in seno, allevato e
accudito con mille attenzioni. Il Signore ci ha tatuato nel
palmo delle sue mani.
Questo si è verificato puntualmente con la prodigiosa
liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù d’Egitto prima
e di Babilonia al tempo d’Isaia. Si è verificato in modo
insuperabile nella vita e nella missione di Gesù in mezzo a noi:
i Vangeli ci descrivono il suo amore materno sempre attento
disponibile verso i discepoli, la gente, i poveri, i malati. Si
è verificata sulla nostra vita e ognuno può testimoniarlo. Si
verifica nei confronti della Chiesa e dell’umanità alla quale
apparteniamo: la pazienza e la misericordia sono evidenti. Si
verificherà per le generazioni che verranno sino a quando nella
casa del Padre, dove Gesù ci ha preparato un posto, canteremo
tutti insieme per sempre: "Eterna è la sua misericordia! Il
Signore è stato buono e grande nell’amore, la sua tenerezza è
arrivata a tutti noi e ci ha portato come su ali di aquila, come
una mamma porta in braccio il suo figlio incapace di camminare".
Come una mamma, ci fa pensare alla Madre Chiesa, alla
Madonna, ma anche alla beata Madre Speranza. Il Signore si è
servito anche di lei per rivelarci il Suo Amore Materno.
Il
capitolo 15 del Vangelo di Luca raccoglie le tre parabole
della misericordia. Possiamo considerarle un’unica parabola
con tre scene.
Il contesto che le introduce recita: "Si avvicinavano a lui
tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli
scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e
mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola" (Lc
15, 1-3). Gesù ha davanti a sé due categorie di persone: da una
parte i pubblici peccatori con i quali sviluppa simpatia e
amicizia, dall’altra i farisei e gli scribi che si credono
giusti e lo criticano. Gesù risponde con le parabole che
chiariscono il motivo del suo comportamento strano.
La terza parabola mette al centro il Padre misericordioso
("prodigo della misericordia"). Nei confronti dei due
figli che in modo diverso lo maltrattano, risponde con un amore
paterno che non ha confronti.
Nei confronti del figlio ribelle: lo lascia libero di
partire, gli dà l’eredità, soffre in silenzio e con fiducia e
quando torna, dopo aver tutto sperperato, lo vede ancora
lontano, si commuove (si sente muovere le viscere… paterne),
gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia
(ripetutamente). Preso da una profonda commozione subito fa
preparare una grande festa per il figlio tornato in vita e
ritrovato. Vestito nuovo, calzari, anello (uno spreco!) sono
donati come segni della dignità filiale ancora più bella di
prima.
Nei confronti del figlio maggiore che si arrabbia e non
vuole entrare in casa perché si sente defraudato (di che?) e
comunque non si sente fratello (dice: il tuo figlio), il padre
gli va incontro, gli spiega il senso della festa invitandolo ad
entrare nella gioia della paternità e della fraternità.
La parabola finisce col padre che ha organizzato la festa alla
quale invita il figlio perduto e il figlio cosiddetto bravo.
Cosa risponderanno questi figli? Par di capire che il primo
rimane sbalordito e si converte, il secondo non si sa se rimane
con la rabbia o se entra anche lui.
Ma io, ora, come decido di reagire? Invitato al banchetto
preparato da Gesù, come vi partecipo? Sono come il figlio
ribelle, pronto a cambiare vita o come il figlio che si ritiene
nel giusto e sta sulle sue, prendendo le distanze dal padre e
dal fratello?
San
Paolo ci offre due indicazioni che ritroviamo anche nel
pensiero e nella vita di Madre Speranza.
Se il
Signore è padre misericordioso e tenera madre di che abbiamo
paura? Il cristiano vive nella fiducia dell’abbandono
filiale e della gioia fraterna.
Se il Signore è buono e perdona, accoglie e fa festa ai
peccatori in modo generoso e gratuito, perché noi facciamo
fatica a chiedere e dare perdono, a far festa col Padre e con i
fratelli bisognosi di amore e misericordia come noi?
L’Amore misericordioso ci apre alla speranza e alla gioia.
Questo è il cuore del Vangelo, l’Evangelii giudium ed
anche l’esperienza della beata Madre Speranza. La quale pregava:
"Annegami tutta nell’abisso del tuo Amore e della tua
Misericordia".
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ultimo aggiornamento
16 ottobre, 2014