Gesù mio, lavami con l’acqua del tuo santissimo costato

"Non appena la persona ha realizzato le condizioni necessarie per riparare il peccato, interviene Dio concedendole il più ampio e generoso perdono mediante l’assoluzione sacramentale e pone il suo sigillo alla rinascita ... Quando il ministro di Dio pronuncia la sentenza di assoluzione, Dio la riconosce e la convalida in cielo. Com’è solenne il momento dell’assoluzione sacramentale! ... in tale felice momento si realizza il grande cambiamento dell’uomo: da peccatore a giusto". (El pan 8,465-467)

Come afferma la beata Speranza Alhama, nella formula dell’assoluzione e nei segni visibili che il sacerdote traccia sul penitente - l’imposizione della mano e il segno della croce - Dio stesso si fa presente, perché soltanto da Lui può venire il perdono dei peccati.

Avviene così la riconciliazione dell’uomo peccatore con Dio e si sperimenta pace, serenità e consolazione dello spirito, perché "La pace è frutto dell’innocenza, un bene che non possiamo conseguire se non con l’amore e con l’osservanza della legge di Dio…che ristabiliscono l’ordine nel nostro cuore e donano la pace e la gioia che sono inseparabili da quest’ordine". (El Pan 8, 1170)

Da ogni confessione, insomma, scaturisce una vera e propria rinascita e avviene la restituzione della dignità filiale e dei beni della casa del Padre, che avevamo perduto allontanandoci volontariamente da Lui come il figlio prodigo. (cfr Lc 15, 11-24)

"Il figlio prodigo nell’oltrepassare di nuovo la soglia della casa paterna, si accontenta di poter occupare anche solo l’ultimo posto tra i servi, ma il padre, benevolo oltre misura, gli restituisce tutte le prerogative della condizione di figlio. Dio, prodigo di saggezza e di bontà, fa altrettanto. In seguito al dolore soprannaturale e alla confessione orale dei peccati, concede subito la sentenza del perdono e le grazie proprie del sacramento della Confessione". (El Pan 8,454)

Per poter compiere tali gesti di accoglienza e restituire ai figli le loro prerogative, un Padre sta aspettando, ogni giorno, il ritorno di quanti sono ancora lontani. Sta aspettando dall’alto di una Croce con le braccia aperte e, nell’attesa, rivolge al cielo occhi imploranti. (cfr.Lc 23, 34)

Maria Antonietta Sansone

Annegami nell'abisso della tua misericordia

Sono affetta da una forma grave di celiachia con allergia a ben cinque cereali, tra cui il frumento, ma per festeggiare il compleanno sono andata con mia mamma in una pizzeria dove fanno le pizze anche per noi celiaci. Per un errore del cameriere nel portare a tavola le pizze, mangiai una grande pizza di farina di frumento e al rendermene conto, decisi di correre la notte stessa in ospedale. Prima però presi con me l’ultimo litro che avevo di Acqua del Santuario di Collevalenza, bevendolo tutto mentre mi portavano in ospedale. Subito dopo ho cominciato a vomitare pizza e acqua per tutta la notte senza nessun’altra conseguenza, né dolori addominali, né diarrea, né lo shock anafilattico tipico dell’allergia in altre occasioni. L’Acqua ha portato fuori con sé tutta la pizza.

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ultimo aggiornamento 12 novembre, 2014