La lettera
Una lettera dalla terra
Carissimi,
da questa terra, fatta da Dio, da questo mondo, dove Egli abita, vivo e presente tra di noi:
– vorrei darvi tutta la gioia possibile: "Gerusalemme, Gerusalemme, svestiti della tua tristezza, canta e danza al tuo Signor";
– vorrei darvi tutto lo stupore possibile: "Io ero per loro come chi si porta un bambino alla guancia... io mi chinavo su di lui per dargli da mangiare";
– vorrei darvi tutta la speranza possibile: "Non si addormenta, non prende sonno il custode d’Israele";
– vorrei darvi tutta la bellezza possibile, Maria, la canzone più bella di Dio: "Mi ha rivestito di vesti di salvezza... come di gioielli si adorna la sposa";
– vorrei darvi tutto il sogno possibile, sognare, volare alto: "Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari... come aquila che veglia la sua nidiata, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali";
– vorrei darvi tutto il cielo possibile, quando, tremando di paura ma anche di felicità, potremo dirti, o Signore, con le parole di Giobbe: "Io ti conoscevo per sentito dire, ma adesso i miei occhi ti vedono".
Vorrei darvi tutta la gioia possibile, la fede possibile, la passione possibile... che non ho e che prego.
Nino Barraco
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ultimo aggiornamento
12 novembre, 2014