Pastorale Familiare

Marina Berardi

"V" come VIAGGIO,

"V" come VITA!

In questi mesi sono stati numerosissimi i pellegrini giunti al Santuario da diverse parti d’Italia e dall’estero, persone messesi in viaggio per incontrarsi con l’Amore Misericordioso, per "immergersi" nel Suo Cuore, alla ricerca di qualcosa, di Qualcuno.

Scegliere per meta un Santuario è come partire per un "viaggio senza ritorno", così ha definito il pellegrinaggio Mons. Arturo Aiello, spiegando che nel tornare a casa non saremo gli stessi di quando siamo partiti. Vi assicuro che questo può diventare vero anche per chi quel viaggio lo fa… a "km zero".

Porto nel cuore ogni volto, sento il calore di tante mani, l’eco di tante richieste di preghiere, di ascolto… e tutto questo mi spinge ad "uscire" per condividere qualcosa dell’imprevedibilità di un incontro, per condividere le "sorprese di Dio". Spesso ci si alza al mattino credendo che sarà una giornata come tutte e magari il Signore sta già pensando di renderla "speciale", di trasformarla in una giornata che non dimenticheremo più. Pochi minuti, qualche parola, un gesto, un silenzio, una domanda, uno sguardo del cuore… è ciò che basta per vivere il miracolo di un incontro.

È accaduto a me nell’avvicinare Nicola e Nunzia che hanno un Angelo sulla terra (loro secondogenito) e un altro "angelo" nel Cielo, Valentino, tornato al Padre lo scorso anno a causa di una improvvisa e inesorabile malattia. Nella Cappella del Crocifisso c’era il loro gruppo dell’A.M.A.S.I.T. provenienti dalla "valle Telesina". Mentre iniziavo a parlare, ho visto un bambino venire verso l’ambone, "facendo strada" ad un adulto, che si appoggiava leggermente a lui e portava degli occhiali scuri. Dall’altra parte, sull’ala destra dell’aereo pronto al decollo, una donna visibilmente commossa ma pacata, serena. Dopo una tappa alla tomba di M. Speranza, ci siamo incamminati verso le piscine e il pozzo: il luogo dell’incon­tro! Qui Nunzia, con le lacrime agli occhi, mi ha avvicinato per donarmi un piccolissimo libretto che racchiudeva il prezioso ricordo di Valentino. Al pozzo, lei e la sua magnifica famiglia, mi hanno dissetato con la forza della speranza, con la dignità del dolore, con la gratuità del dono.

Avrei saputo la loro storia solo dopo, attraverso il racconto di Nicola, nel suo libro La mia seconda vita1, lasciatomi al centro informazioni. Un’infanzia serena, dei genitori verso i quali nutrire una profonda gratitudine per la luminosità del loro esempio, per l’educazione ricevuta, ferma ed amorevole. Con il fratello Valentino la condivisione di avventure, alla scoperta della natura, ad esplorare posti nuovi, fino a quando "arrivò ‘quel giorno’…". Fu quando ritrovarono un ordigno di guerra inesploso e, senza riconoscerlo, lo presero per un gioco. In un attimo cambiò il loro destino: nella deflagrazione Valentino perse la vita e Nicola, a 11 anni, dovette affrontare un doloroso calvario. Sono rimasti dei segni fisici, tra cui la menomazione degli arti superiori e la cecità, ma c’è anche il ricordo della sofferenza morale per la perdita di un compagno di viaggio… che, proprio nel "buio", immaginerà comunque sempre vicino. La lunga degenza trasformerà l’ospedale in una casa, attorniato dall’affetto di tante persone che gli sono accanto, oltre ai suoi familiari.

Nell’adolescenza Nicola cominciò ad amare dentro se stesso "Qualcuno", a cercarlo, a parlargli. Grazie all’UNITALSI, fu invitato a partecipare a un pellegrinaggio a Lourdes, dove pensò di poter chiedere di vedere di nuovo. Avvenne il vero miracolo: per la mediazione di Maria, il Signore ha potenziato i suoi occhi…, quelli del cuore. Nell’ascoltare tante sofferenze, Nicola decise di chiedere di "accettare… la malattia" e "la realizzazione di una serenità di vita personale e familiare".

Come lui stesso racconta, di lì a poco, avrebbe "inciampato" nel suo destino e conosciuto Nunzia con la quale si andava facendo spazio il progetto per la vita: il matrimonio, i figli, la dedizione agli altri anche attraverso la nuova Associazione diocesana A.M.A.S.I.T., i momenti di festa e di vita ecclesiale.

Con questa necessità di sintesi, mi sembra quasi di sciupare, di tradire la passione, la bellezza e la vivacità del racconto di una vita vissuta per amore, per questo invito ad andare alla fonte attraverso la lettura del libro, che Nicola sta ampliando per partecipare l’esperienza del dolore che li ha colpiti con la morte di Valentino, letto alla luce di un progetto di vita e di risurrezione, di un progetto d’amore che viene da lontano...

Vorrei concludere con uno stralcio del libro, dando voce a Nunzia attraverso ciò che scrisse a Nicola in occasione di un compleanno speciale:

"Da tempo mi chiedevo quale regalo farti per i tuoi 50 anni. Cercavo qualcosa di speciale, come speciale è quello che tu fai ogni giorno per me, per la nostra famiglia e per chiunque incontri sul tuo cammino. Ho cercato, ma invano. Allora ho deciso di scriverti queste parole, dettate dal profondo del mio cuore.

Tue che mi conosci, anche forse meglio di me stessa, sai quanto è difficile per me parlare in presenza di altri soprattutto di cose che riguardano noi due. Questa sera voglio provarci. Vado un po’ indietro nel tempo, quando la nostra storia era solo all’inizio. Sai benissimo le paure che c’erano e così, in occasione di un pellegrinaggio che feci a San Giovanni Rotondo, lasciai sulla tomba dell’amato Padre Pio, una preghiera che, ancora oggi, conservo in copia con molto affetto. Tu non l’hai mai saputo ma, a quell’epoca, scrivevo così:

‘Caro Padre Pio ti ho sempre chiesto la grazia di incontrare nella mia vita una persona da amare con sincerità e da cui ricevere quell’amore pulito, spontaneo, senza egoismi o doppi fini. Una persona che avesse un amore grande non solo per ma anche per gli altri, quindi anche verso Dio. Penso che tu abbia esaudito la mia preghiera perché sento di aver conosciuto una persona che sta entrando, poco a poco, nella mia vita ed io non voglio farla andare via. Ora chiedo a te anche la forza per lottare e per vivere insieme nonostante tutte le difficoltà che si presenteranno sul nostro cammino di vita.

Caro Padre Pio, è vero che questa persona non ha occhi per vedere ma riesce a guardare dentro il cuore degli altri, è vero che non ha più le mani ma riesce a "toccare" gli altri con la bontà del suo cuore, con il suo immenso amore verso il prossimo. Dammi la forza di fare di tutto ciò qualcosa anche di mio cosicché io possa essere più che la sua guida, la sua compagna di vita; più che la sua vista, la luce dei suoi occhi; più le che le sue mani, la sua fonte di gioia e di speranza per sempre ’.

Da allora sono passati quasi 18 anni, ci siamo sposati e, ringraziando Dio, abbiamo anche avuto due splendidi bambini. Non è stato sempre tutto facile, abbiamo dovuto lottare tanto e quando io mi scoraggiavo tu riuscivi, e ancora oggi riesci, a lottare per entrambi.

Spesso ti osservo in silenzio e vedo davanti a me una roccia, senza la quale io sarei solo polvere. Molti non riescono a vedere aldilà del tuo handicap ma io so che tu, con la tua forza e la tua tenacia, riesci a scalare anche le montagne.

Un giorno mi hai chiesto: ‘Cosa ho fatto io di utile in questi miei 50 anni di vita?’. Oggi conosco la risposta e ti dico che hai fatto tantissimo, per me e per quanti hanno avuto bisogno di te anche solo per una parola di serenità o di conforto. Non riesco nemmeno ad immaginare un futuro senza di te, senza la tua tenacia, solo il pensiero mi fa mancare la terra sotto i piedi.

Spero che i nostri figli abbiano sempre impresso nel loro cammino il tuo esempio di vita e di grande fede.

Grazie per quanto fino ad oggi con il tuo amore mi ha regalato e spero di ricevere il tuo affetto incondizionato per moltissimo tempo ancora, per tutto il tempo che il Signore, per sua Grazia, ci vorrà concedere".

Per Nicola e Nunzia, per i loro figli, i vari pellegrinaggi sono state delle tappe miliari. Anche quello nel Santuario dell’Amore Misericordioso è stato un viaggio senza ritorno, durante il quale hanno sperimentato l’abbraccio di un Padre buono e una tenera Madre, che li aspettava per far "gustare [loro] più ampiamente le dolcezze del Suo amore" (M. Speranza); è stato un viaggio in cui vivere e sentire la comunione dei santi, con quella "V" che hanno già in Cielo…, una "V" come Valentino.

La vita è un dono, da apprezzare anche nel dolore e nella sofferenza. Il viaggio, per ognuno di noi, è verso… l’Eterno!


1 FERRARA N., La mia seconda vita, Gutengerg Edizioni, 2010.

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ultimo aggiornamento 16 ottobre, 2015