Festa del Santuario

I vescovi Cancian e Tuzia nelle loro omelie:

"La beata Madre Speranza splende come strumento della Misericordia di Dio"

L’annuale festa del Santuario dell’Amore Misericordioso quest’anno ha messo a tema il 50esimo della dedicazione della Basilica di Collevalenza.

In verità, come è stato osservato, si è trattato per il concorso di pellegrini, venuti da ogni dove, di un’anteprima del prossimo Giubileo della Misericordia, una straordinaria opportunità che Papa Francesco ha donato alla Chiesa e al mondo. Infatti per disposizione di Mons. Tuzia, Vescovo di Orvieto-Todi, la Porta Santa giubilare sarà aperta presso il Santuario dell’Amore Misericordioso, primo nel mondo, edificato per opera della beata Madre Speranza che ha speso l’intera vita nella diffusione dell’Amore Misericordioso del Signore.

Madre Speranza nella sua ricerca ha incontrato un Dio che cerca con tutti i mezzi di confortare, di aiutare, di rendere felici tutti gli uomini e che li cerca e li insegue con amore come se lui non potesse essere felice senza di loro e che vuole essere conosciuto da tutti come un Padre pieno di bontà.

Qui, di seguito, riporteremo il pensiero di mons. Domenico Cancian,Vescovo di Città di Castello e di mons. Benedetto Tuzia, Vescovo di Orvieto-Todi che hanno concelebrato e svolto le omelie, tra sabato 26 e domenica 27 settembre, sottolineando la grazia del prossimo Giubileo della Misericordia e la straordinaria figura della beata Madre Speranza che per la sua vita, il messaggio, le opere di misericordia realizzate e i suoi scritti, splende come strumento della Misericordia di Dio.

 

Dall’omelia di mons. Cancian:

"Misericordiosi come il Padre" ci chiede Gesù. Significa – ha detto mons. Cancian – che Dio è misericordia e che noi siamo chiamati a diventare misericordiosi. Umanamente impossibile, se intendia­mo­ la misericordia non come un semplice sentimento degli uomini pii, un’emozione, una sorta di elemosina, un optional che lascia le cose come sono. È venuto Gesù a insegnarcela, invitandoci ad "imparare cosa vuol dire". Ce l’ha insegnata accogliendo i peccatori e perdonandoli, avendo compassione dei malati e guarendoli, offrendo la sua vita per tutti.
"Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi...Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio" (MV, n 1).

Papa Francesco giustamente insiste molto su questo tema. Parla della "rivoluzione della tenerezza", della misericordia  come via che la Chiesa deve percorrere perché è la via percorsa da Gesù, la via tracciata dal Vangelo.

La prima lettura (cf Os 11) ci descrive l’Amore misericordioso del Padre nei confronti d’Israele e quindi di ogni uomo. "L’ho trattato come mio figlio, gli ho insegnato a cam­minare tenendolo per mano, l’ho preso in braccio, gli ho dato da mangiare, il mio cuore si commuoveva dentro di me". L’amore di Dio per noi è amore paterno e materno, offre innumerevoli cure e attenzioni gratuite, semplicemente perché ci vuol bene.

Gesù, nel brano evangelico appena ascoltato (cf Gv 13), si presenta ai suoi come colui che si mette a lavare i loro piedi e dice loro: "Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri, amarvi come vi ho amato io". E poi si offre a noi come pane di vita.

Ma è possibile si è domandato mons. Cancian - amare come il Padre e come Gesù? L’uomo non conosce e non è capace di tale misericordia.
È possibile come dono del Signore che ci regala il Suo Spirito, ossia il Suo Amore divino. A noi – ha sottolineato – è chiesto di riceverlo con fede  e umiltà, di accoglierlo e di renderci disponibili a compiere le opere di misericordia corporale e spirituale con animo generoso e gratuito, con gioia. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".
Questo è il cuore della vita cristiana.
La nostra conversione evangelica consiste nel passare dall’egoismo, dall’indifferenza e dal cinismo all’attenzione, alla com-passione, all’aiuto concreto . Ci vuole un vero e proprio cambiamento della testa, del cuore e delle azioni. La misericordia misura la nostra reale conversione evangelica, la nostra somiglianza a Gesù. "La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’Amore misericordioso" (MV n 10). 

La regalità di Gesù Amore misericordioso, secondo Madre Speranza, è proprio qui: comunicandoci il suo Spirito "fa ardere i nostri cuori nel fuoco del Suo Amore  e ci dà la grazia di avere un cuore simile al Suo".

 

Dall’omelia di mons. Tuzia:

In ogni domenica giorno santo del Signore dal cuore della Chiesa diffusa nell’intero orbe, si canta l’inno al Dio Misericordioso che rinnova nella celebrazione il suo dono di Amore, offerta di vita divina. In questa domenica inoltre celebriamo l’eco, la risonanza di questo mistero di amore Misericordioso nella vita e – ha detto mons. Tuzia – nella testimonianza della beata Madre Speranza, una esistenza umile, nascosta, ignota a tutti, ma che in virtù del suo carisma, del dono particolare concessole da Dio, ora, particolarmente in questo anno giubilare che inaugureremo il 13 dicembre, splende messaggera e strumento della Misericordia di Dio.
L’intera sua vita - ha detto Mons. Tuzia - ogni sua parola è evento di misericordia.

Occorre osservare ancora che nonostante l’insegnamento biblico, per lungo tempo la categoria della Misericordia è sembrata dimenticata anche nella vita della Chiesa.

Della Misericordia – ha poi osservato mons. Tuzia – paghiamo lo scotto di una percezione direi quasi inquinata di debolezza, una non virtù, non degna di una morale propria dell’uomo adulto.
La Misericordia in Friedrich Wilhelm Nietzsche è quasi ridicola, come lo sarebbero in un Ciclope le mani delicate.
Ciò che Nietzsche così intensamente disprezzava nel cristianesimo è proprio ciò che i credenti oggi sono chiamati a testimoniare a cominciare dalla passione per chi soffre,come espressione della loro passione per Dio.
Pensieri coraggiosi e nobili all’interno di una diffusa cultura dell’indifferenza che genera accalcati che sono isolati e vicini che sono estranei.
Occorre osservare ancora che nonostante l’insegnamento biblico, per lungo tempo la categoria della Misericordia è sembrata dimenticata anche nella vita della Chiesa. Il risveglio è iniziato con il Concilio Vat. II. In particolare Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura così si esprimeva: "La sposa di Cristo ora preferisce far uso della medicina della Misericordia piuttosto che della severità".
Da allora è iniziato un cammino fino alla Evangelii Gaudium ove l’espressione Misericordia appare come un motivo-guida, ricorrendo per ben 35 volte, e viene indicata come la più grande delle virtù, come il cuore del messaggio di Cristo, la colonna di sostegno, l’architrave di una autentica spiritualità cristiana.
E ora con il salmista noi preghiamo ed esclamiamo: "Eterna, Signore, è la tua Misericordia perché non di un giorno, eterna perché si estende su tutto, nulla le è estraneo."
Eppure – ha soggiunto mons. Tuzia – noi abbiamo un triste potere di vanificare, di bloccare, di limitare la forza della Misericordia di Dio. Nel Vangelo coloro che assolvono questo compito di offuscare, anzi di neutralizzare le forze della Misericordia sono personaggi a noi familiari, scribi, farisei, non solo perché ricorrono spesso nelle pagine che ci vengono offerte alla riflessione, ma perché soprattutto anche noi siamo portatori di questo virus che è il fariseismo.
Ecco il limite della Misericordia di Dio: quando l’uomo si proclama giusto.
Questo ai nostri giorni non è una iniziativa di pochi, ma è un tratto della nostra cultura: rimuovere il senso del peccato, la consapevolezza del limite, l’esperienza della fragilità.
È invece questa consapevolezza che ci fa gridare e invocare Misericordia. Ed allora chi è stato graziato diventi grazia per il fratello. A te è stato molto perdonato: dona a tua volta ciò che ti è stato donato.
È questo che fa di noi missionari della Misericordia.
Il prossimo anno giubilare sia un tempo in cui si eleva forte dalle nostre comunità e da ogni credente l’inno della Misericordia, invocata, accolta, testimoniata.
Mons. Tuzia ha concluso parafrasando una espressione della beata Madre Speranza. La beata così scrive: "Sulle porte delle nostre comunità parrocchiali, delle nostre Chiese, ci dovrebbe essere scritto: Bussate poveri, ammalati, sofferenti, disperati e troverete entrando padri e madri di misericordia.
Facciamo delle nostre Eucaristie, mense dell’Amore Misericordioso, mense che sfamano il bisogno di pane, mense che nutrono la nostra fame di tenerezza e di perdono":
Questa la Misericordia che noi attendiamo e invochiamo.

Antonio Colasanto

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ultimo aggiornamento 16 ottobre, 2015