Anno Santo della Misericordia 2015-2016

"Un incontro con Dio che ci aspetta a braccia aperte, come fa il padre con il figlio prodigo" (Papa Francesco)

(seguito)

LETTURE BIBLICHE INTRODUTTIVE

 

LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE

 

1. Dar da mangiare agli affamati

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • Gesù nel Vangelo ha condannato il comportamento del ricco Epulone che banchettava lautamente ogni giorno, trascurando per completo il povero Lazzaro che bussava alla sua porta (cf. Lc 16,19-31).

  • Gesù stesso ha sfamato la folla che lo seguiva da alcuni giorni, operando diverse moltiplicazioni di cibo; e ha detto espressamente ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (cf. Mc 6,30-44).

  • E nel provvedere questo cibo alla folla, Gesù ha inteso richiamare tutti sulla necessità di procurarsi un altro cibo, il quale non perisce, ci alimenta per la vita eterna, ed è donato soltanto da lui (cf. Gv 6,26-40).

  • Un insegnamento simile Gesù l’aveva dato fin dagli inizi del ministero, quando digiunando nel deserto aveva detto: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cf. Mt 4,1-4).

2. Dar da bere agli assetati

«Ho avuto sete e mi avete dato da bere»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • Per quanto insignificante possa apparire il gesto, Gesù ci assicura che: «Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli... non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42).

  • Gesù in persona ha sperimentato la necessità di una cortesia di questo genere, quando ha chiesto da bere alla donna Samaritana che era andata ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe (cf. Gv 4,1-8).

  • E alla stessa donna Gesù ha annunciato il dono di "un’acqua viva" che sgorga direttamente dal cuore e che zampilla per la vita eterna: è il dono del suo Spirito che lava, disseta e feconda (cf. Gv 4,9-15; 7,37-39).

3. Vestire gli ignudi 

«Ero nudo e mi avete vestito»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • Nella sua predicazione, Gesù ha legato strettamente le necessità primarie del "mangiare, bere e vestirsi"; e ha chiesto di non affannarsi per esse, ma di abbandonarsi alla Divina Provvidenza (cf. Mt 6,25-34).

  • È evidente però che il Padre celeste opera non solo attraverso le risorse della natura che è posta al servizio di tutti, ma anche attraverso l’opera di giustizia e di carità di quanti si riconoscono come figli suoi.

  • Per questo, l’apostolo San Giacomo dichiara che non bisogna fare nessuna discriminazione tra «qualcuno con un anello d’oro al dito [e] vestito lussuosamente» e «un povero con un vestito logoro» (cf. Gc 2,1-4).

  • E ancora: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano» e non li si aiuta, la fede che si professa è del tutto inutile, perché «la fede senza le opere [di carità] è morta» (cf. Gc 2,14-26).

Dal punto di vista pratico, le prime tre opere di misericordia corporale ci ricordano: 1) di essere sobri nell’uso di cibo, bevande e vestiti, per evitare inutili sprechi; 2) di sostenere con il proprio apporto o la propria azione quelle istituzioni – tipo Caritas – che già operano nella distribuzione di alimenti e vestiario a gente bisognosa; 3) di ringraziare e incoraggiare quei datori di lavoro che, nonostante la crisi economica, offrono ad altri la possibilità di guadagnarsi dignitosamente il necessario per vivere.

4. Alloggiare i pellegrini (o accogliere i forestieri)

«Ero straniero e mi avete accolto»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • L’esperienza dell’esilio ha segnato profondamente la storia del popolo di Israele: a volte si è trattato di migrazioni volontarie (come in Egitto); a volte, invece, di deportazioni forzate (come a Babilonia).

  • Per questo, il libro del Levitico dichiara: «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto» (Lv 19,34).

  • Anche Gesù ha sperimentato più volte il sospetto e il rifiuto sociale: come nella sua nascita (cf. Lc 2,6-7), nella fuga in Egitto (cf. Mt 2,13-15), nella ostilità di alcuni villaggi al suo passaggio (cf. Lc 9,51-55)...

  • Ma durante il suo continuo pellegrinare per le strade della Palestina, Gesù ha anche sperimentato l’accoglienza cordiale e devota di tante persone che l’hanno invitato e ospitato nelle loro case (cf. Lc 10,38-42).

Dal punto di vista pratico, la quarta opera di misericordia corporale ci ricorda: 1) la grande emergenza umanitaria che stiamo vivendo, con profughi e rifugiati che fuggono in massa dalla miseria o dalla guerra; 2) il forte appello di Papa Francesco per una accoglienza generosa e ordinata di questa gente; 3) il dovere per tutti di rispondere a tale appello o direttamente, o sostenendo le istituzioni civili e religiose che già operano nel settore.

5. Visitare (e assistere) gli infermi

«Ero malato e mi avete visitato»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • I malati – insieme con i poveri e i peccatori – sono una delle categorie più importanti per Gesù: durante il suo ministero, ne ha incontrati molti, ha dialogato con loro e spesso li ha anche guariti (cf. Mc 10,46-52).

  • E nell’inviare in missione i Dodici – anticipo della missione di tutta la Chiesa –, ha chiesto loro non solo l’annuncio verbale e la liberazione spirituale, ma anche una premura speciale per i malati (cf. Mc 6,7-13).

  • E nella parabola del buon Samaritano – parabola cristologica e anche ecclesiologica –, ci ha indicato i sentimenti e le modalità con cui soccorrere e curare ogni fratello, per la sua completa guarigione (Lc 10,29-37).

  • Ma oltre a ciò, con la sua passione e morte, Gesù ha preso su di sé i più acuti patimenti corporali e morali: così ha fatto della sofferenza propria – e di quella altrui – uno strumento di redenzione (Is 53,4-5; Col 1,24).

Dal punto di vista pratico, la quinta opera di misericordia corporale ci ricorda: 1) di valorizzare in ogni caso l’esperienza della malattia nella nostra vita; 2) di accompagnare con premura gli anziani e i malati che sono presenti nelle nostre famiglie; 3) di apprezzare la grande missione sociale che svolgono gli operatori sanitari (medici, infermieri e volontari).

6. Visitare i carcerati

«Ero in carcere e siete venuti a trovarmi»... «Quando, Signore?»... «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (cf. Mt 25,31-46).

  • I carcerati, specie se colpevoli di reati gravi, fanno indubbiamente parte di quella categoria più ampia che sono i peccatori, verso i quali Gesù ha manifestato il massimo della sua benevolenza (cf. Mc 2,13-17).

  • Pur essendo esente da ogni colpa, Gesù si è identificato con i malfattori, fino a sperimentarne la condizione penosa: anche lui infatti è stato accusato, arrestato, processato, condannato e giustiziato... (cf. Is 53,7-8).

  • E lungo questo percorso, Gesù: ha procurato la libertà a Barabba, messo in carcere per rivolta e omicidio (cf. Lc 23,13-25); e ha procurato il paradiso al buon ladrone, crocifisso insieme con lui (cf. Lc 23,39-43).

Dal punto di vista pratico, la sesta opera di misericordia corporale ci ricorda: 1) che spesso i comportamenti antisociali sono preceduti da situazioni di grave disagio morale e materiale; 2) che i carcerati, nonostante tutto, continuano ad essere persone umane e figli di Dio; 3) che la pena non è mai fine a se stessa, ma ha sempre un carattere riabilitativo; 4) che tutti, pertanto, possono e debbono fare qualcosa per alleviare le angosce di queste persone ed evitare che cadano nel vortice della disperazione.

7. Seppellire i morti

Questa opera di pietà non è stata elencata da Gesù nel brano del giudizio finale, ma è stata evidenziata dalla Chiesa, per completare il quadro dei possibili interventi di carità a favore di ogni fratello bisognoso.

  • • Gesù stesso ha sperimentato l’agonia e la morte; e con la vicinanza di sua Madre, ha sperimentato anche la pietà di altre persone: le pie donne, Giovanni, Nicodemo, Giuseppe d’Arimatea... (cf. Gv 19,25-27.38-42).

  • • Queste persone: hanno raccolto il suo ultimo respiro; hanno pianto su di lui; hanno composto il suo corpo martoriato; hanno offerto gli aromi per la sepoltura; e lo hanno deposto nella tomba con infinita devozione.

Dal punto di vista pratico, la settima opera di misericordia corporale ci ricorda: 1) di usare tanta pietà cristiana quando si assistono i moribondi, si celebrano le esequie o i diversi anniversari, e si visitano i cimiteri; 2) di fare tutto questo senza nessuna parzialità, perché davanti alla morte siamo tutti uguali: piccoli e grandi, ricchi e poveri, buoni e cattivi...

P. Gabriele Rossi

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ultimo aggiornamento 15 gennaio, 2016