La lettera

 

Varcare la Porta

Carissimo,

alla fine, è solo l’amore che vale, l’amore che sopravvive. L’amore di cui siamo stati amati, l’amore che abbiamo dato, l’amore che vive già, sulla terra, di eternità.

Ebbe a scrivere, meravigliosamente, nella «Redemptor hominis» Giovanni Paolo II riflettendo sulla situazione dell’uomo: «L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non si incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente».

Quante situazioni di dolore! Lavoro, malattia, disperazione, solitudine, morte. Non si capirà mai abbastanza. Rabbia di bisogni, rancore di rapporti. Angoscia, ancora più profonda, di esperienza religiosa.

Scomunicati, infelici, disperati per mille conflitti morali, per mille problemi personali, familiari, economici, sociali.

Affamati di speranza, di gioia, di conclusione, di arrivo.

Essere aiuto dell’uomo, di ogni uomo che soffre, per la propria situazione di crisi, di malattia, di disordine, di peccato. Essere comprensione, ascolto, pazienza, soccorso, misericordia.

Essere amore accanto, nella concretezza, nel sangue.

Sono tante le sfide della storia oggi, e tutte chiedono amore, il segno privilegiato della possibilità, l’attualità della speranza, in un mondo che è senza rifugio, senza ragione.

L’amore, il futuro del mondo, l’unica prova di Dio, alla quale l’uomo di oggi riesce ancora ad arrendersi.
Non è questo il Giubileo?

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 16 febbraio, 2016