Come diventare Misericordiosi Studi
P. Aurelio Pérez fam
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Perdonate
I
l terzo atteggiamento che Gesù ci propone per imparare a diventare misericordiosi come il Padre, è il perdono. Mentre i primi due atteggiamenti, "non giudicate, non condannate!" esprimono ciò che bisogna evitare, i secondi due dicono ciò che occorre fare: "perdonate, date!". L’astenerci dal giudicare e condannare "non è ancora sufficiente per esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità." (MV 14).Perdonare non è facile, e non lo è perché spesso lo confondiamo con il sentimento. Come si fa a "sentire" positivamente chi sentiamo come nemico, come uno che ci fa del male? È naturale provare rabbia, fastidio, persino rancore verso chi è stato per noi causa di sofferenza. Il problema è come reagiamo di fronte a questi sentimenti.
Consideriamo, anzitutto, che Gesù ci ha mostrato con l’esempio più alto che cos’è il perdono: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno", dice mentre lo crocifiggono, si dividono le sue vesti, lo deridono e lo insultano (Lc 23, 33ss). Il crocifisso dell’Amore misericordioso rappresenta Gesù nell’atto di rivolgere queste parole al Padre. Il perdono di Gesù non è un sentimento, ma una preghiera, in mezzo alla sofferenza più atroce, per chi non solo gli fa del male ma si prende beffe di lui, perché non ha capito il mistero di Dio nascosto nella sua persona.
Che cos’è il perdono che Gesù ha testimoniato e che ci invita a mettere in pratica?
È così importante l’atteggiamento del perdono che Gesù pone un’enfasi particolare su di esso proprio nel capitolo 6 di Luca. Il brano che si conclude con l’esortazione "diventate misericordiosi come il Padre", inizia così:
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. 29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.27
31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Vediamo che Gesù non fa consistere l’amore verso il nemico nel provare dei sentimenti positivi nei suoi confronti, ma nel mettere in atto degli atteggiamenti precisi: "fate del bene, benedite, pregate, prestate senza sperare nulla... offri l’altra guancia, non rifiutare la tunica, dà a chiunque ti chiede...". Sembra un discorso paradossale e fuori della realtà, ma a pensarci bene è il criterio rivoluzionario dell’amore vero, cioè dell’amore gratuito. La misericordia per molti versi è "scandalosa", ma è l’unica che può trasformare verso il bene la logica autocentrata dell’egoismo umano, o quella più sottile dell’apparente giustizia distributiva, o quella della reciprocità interessata che ci porta a ricambiare semplicemente ciò che riceviamo.
Padre, perdonaci come noi perdoniamo!
Gesù, con estrema chiarezza, ci dice che solo imparando a perdonare saremo "figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi". Questo insegnamento viene ribadito a più riprese. Ne sottolineo due particolarmente significative: la postilla finale al Padre nostro e la parabola del servo spietato. Quando Gesù insegna il modo vero di rivolgersi a Dio nel Padre nostro, conclude in questo modo: "
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe." (Mt 6, 14-15). Sembra strano questo "infatti", con cui Gesù tira una conclusione secca. Come a dire che, se viene a mancare questo atteggiamento del perdono reciproco, ci illudiamo di poter chiamare Dio Padre nella preghiera, e tutto quello che gli chiediamo non si tiene in piedi, perché di fatto non riconosciamo gli altri come fratelli. Ecco perché Gesù ribadisce lo stesso concetto con altre parole: "Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono." (Mt 5, 23).La parabola del servo spietato (è chiamato così il servo che non sa perdonare quando a lui è stato perdonato tanto) è spiegata con semplice incisività da papa Francesco nella Bolla d’Indizione per il Giubileo della misericordia:
"Provocato dalla domanda di Pietro su quante volte fosse necessario perdonare, Gesù rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» e raccontò la parabola del "servo spietato" [cf Mt 18,21-35] ...
La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici. Accogliamo quindi l’esortazione dell’apostolo: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» (Ef 4,26). E soprattutto ascoltiamo la parola di Gesù che ha posto la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7) è la beatitudine a cui ispirarsi con particolare impegno in questo Anno Santo." (MV 9).
Madre Speranza, discepola e maestra del perdono
Madre Speranza imparò il perdono alla scuola della misericordia divina e delle prove sofferte. Abbondano nei suoi scritti le testimonianze in proposito. Ne cito solo alcune, prese da ciò che ha scritto in alcuni dei momenti più critici della sua vita:
«Molte volte vi ho detto che dobbiamo perdonare coloro che sono divenuti nemici della nostra amata congregazione e di questa vostra madre, e vi dico che non solo dobbiamo perdonarli, ma amarli e scusarli, perché i poveretti non si rendono conto di ciò che dicono o fanno. Sono ciechi, e tenete presente, figlie mie, che per comportarci in questo modo verso i nostri nemici è necessario che i nostri cuori siano dominati dall’amore, dalla presenza di Gesù e dal desiderio di piacergli in tutto» 1.
Sappiamo, per la testimonianza diretta delle persone vissute con lei fin dai primi tempi, che lei faceva di tutto per nascondere la sofferenza causata da queste prove; e ciò che maggiormente la preoccupava era che si venisse meno alla carità. In mezzo a queste vicende è commovente anche una sua preghiera, dove fa suoi gli stessi sentimenti che ha contemplato nel cuore dell’Amore misericordioso:
«Io ti prego, Padre di Amore e misericordia: dimentica, non tenere in conto, perdona e tieni presente che questi poveretti agiscono così perché sono ciechi. Dimentica, Gesù mio, il male che vogliono farmi e pensa al bene che hanno fatto alla mia povera anima;... ti prego, Gesù mio, che li perdoni e abbia compassione di tutti, me lo concederai, Gesù mio?... Io non desidero altro che il perdono per tutti quelli che ti hanno offeso con questa persecuzione» 2.
1 M. ESPERANZA DE JESÚS, Circulares, Collevalenza 1971, p.111.
2 M. ESPERANZA DE JESÚS, Diario, 16.9.1941.
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ultimo aggiornamento
18 luglio, 2016